Su iniziativa del movimento Non Una Di Meno
L'8 Marzo vive nelle piazze d'Italia e del mondo
Contro la violenza maschile e il razzismo, per l'uguaglianza sul lavoro. Il PMLI propaganda la parola d'ordine “L'emancipazione delle donne non passa dal parlamento ma dalla rivoluzione proletaria”
Le ragazze in prima fila

Per il secondo anno di fila lo sciopero globale dell'8 Marzo ha fatto centro, grazie all'iniziativa di “Non Una Di Meno” (NUDM) e alla partecipazione attiva ed entusiasta di migliaia di donne – e uomini – in tutta Italia, ed ha restituito di fatto alla Giornata internazionale delle donne il suo vero significato militante, politico e sociale, per l'emancipazione della donna dal patriarcato, dall'oppressione e dai ruoli di genere. Un vero e proprio “Lotto Marzo”!, anche se ancora su un piano riformista.
E anche quest'anno è stato non secondario l'apporto dei sindacati a sostenere la mobilitazione proclamando lo sciopero generale, strumento essenziale per garantire la partecipazione e la protezione delle donne intenzionate a parteciparvi, nonché per elevare il tiro politico della giornata.
Tuttavia questo contributo è giunto principalmente dai “sindacati di base”, mentre quelli confederali si sono limitati a partecipare alle manifestazioni locali. Persino la FLC-Cgil, che l'hanno scorso aveva aderito, ha fatto un passo indietro, mentre dalla Fiom sono giunte adesioni solo in certe realtà territoriali, per quanto significative, prima fra tutte la Electrolux su impulso delle Rsu. È stata una grave mancanza che conferma il sempre più marcato disimpegno dei vertici imborghesiti di queste grandi organizzazioni sindacali rispetto allo sciopero e alla lotta attiva nelle piazze.
Ad animare le piazze sono stati, oltre a NUDM, tanti collettivi femministi e studenteschi, consultori, centri antiviolenza, associazioni e gruppi LGBT+. In primissima fila dappertutto le ragazze di ogni colore della pelle, con una consistente e importante partecipazione di uomini, in certi casi superiore all'anno passato. Un lungo filo rosso univa la marea femminile dal Nord al Sud e alle Isole contro la violenza e le molestie maschili in famiglia, sul posto di lavoro e nella società, contro la divisione salariale e occupazionale e tutte le altre discriminazioni di genere, per la libertà di scelta sessuale e riproduttiva. A rimarcare il carattere militante della giornata c'era la scelta di riformulare l'hashtag #metoo (anche io), lanciato negli Usa per denunciare di avere subito molestie sessuali, nel più collettivo #wetoogether (anche noi insieme).
 

Le manifestazioni in Italia
Le donne sono scese in piazza in oltre 70 città, confermando il grande successo numerico e organizzativo, oltre che politico, dello sciopero globale.
Un fiume di migliaia di donne ha attraversato Roma, in un corteo rumoroso e colorato dove la presenza di uomini è stata maggiore rispetto all'anno scorso. Presente Asia Argento, l'attrice che ha contribuito a scoperchiare il vaso di Pandora delle molestie sessuali a Hollywood. A Venezia le donne hanno gridato “ci riprendiamo le calli e i campi per urlare che c'è bisogno di un cambiamento strutturale della società e della nostra cultura”. A Milano hanno bersagliato con uova e vernice rosa le banche. Al corteo di Torino era presente, benvenutissima, Lavinia Cassaro, la maestra sottoposta allo stillicidio mediatico per la sua protesta contro la polizia che caricava gli antifascisti. La manifestazione di Bologna è stata dedicata a Amina, vittima di violenze in Libia a cui i commissari “tutti maschi” della prefettura volevano negare l'asilo; cacciata la consigliera comunale leghista al grido “siamo tutte antifasciste”. “Le strade sicure le fanno le donne che le attraversano” era lo striscione di apertura a Firenze, dove le giovanissime erano le assolute protagoniste. Disoccupate e precarie in prima fila a Napoli, con lo striscione dei Precari Bros organizzati che recita: “Lavoro alle donne per l'emancipazione, rivoluzione per la loro liberazione”. Una fiumana nera e viola ha invaso le strade di Palermo al grido “Lo stupratore non è un malato ma il figlio sano del patriarcato”.
A diversi cortei ha partecipato anche il PMLI, propagandando la parola d'ordine “L'emancipazione delle donne non passa dal parlamento ma dalla rivoluzione proletaria”.
Particolarmente importante e apprezzata la partecipazione delle compagne e dei compagni del Partito, diretti dalla compagna Caterina Scartoni, alla manifestazione di Firenze. Dopo che è stato aperto il bellissimo cartello sull'8 Marzo, la piazza ha preso un altro tipo di vitalità e lotta. Il pugno alzato e combattivo della donna sul manifesto ha ispirato la grinta e lo spirito combattivo in molti, la falce e il martello è stato riconosciuto come un simbolo importante. A quel punto tutti i fotografi presenti, ed erano tanti, hanno rivolto i loro obiettivi verso il nostro Partito. Ma poi, come sempre, non c'è stata alcuna ricaduta sui media del regime capitalista e neofascista. Alcune ragazze hanno chiesto il manifesto ritenuto “bellissimo”, contente che lo possono scaricare da internet accedendo sul sito del PMLI. Richiestissima la mimosa anche da parte degli uomini.
Già da queste brevi instantanee è possibile capire come la giornata fosse animata da un vivo e pulsante spirito internazionalista, antifascista e antirazzista – specie contro le strumentalizzazioni fascio-leghiste del corpo delle donne per le loro campagne xenofobe –, dalla lotta per il lavoro e dalla denuncia che l'oppressione patriarcale è parte integrante del nostro sistema sociale. Cioè del capitalismo.
Mancava solo la mimosa, simbolo dell'8 Marzo delle masse femminili e italiane adottato nel dopoguerra. Dobbiamo rilanciarlo, diffondendo la mimosa durante le manifestazioni del prossimo anno per la ricorrenza.
 

La mobilitazione all'estero
Lo sciopero è stato davvero globale, con tante mobilitazioni un po' in tutto il mondo, a partire dall'America Latina dove è nato e si è sviluppato il movimento “Ni una de menos”, che ispira anche NUDM. Solo in Argentina sono scese in piazza decine di migliaia di donne, stessi numeri in Brasile e in altre parti del continente.
In Europa si sono svolte centinaia di manifestazioni ma il primato va alla Spagna, dove lo sciopero ha completamente paralizzato il Paese (grazie anche allo sciopero generale di 4 ore indetto dai principali sindacati) permettendo alle donne di gridare forte e chiaro la lotta contro la violenza di genere e i divari salariali. Secondo i sindacati, 5,3 milioni di donne hanno aderito allo sciopero e le bellissime immagini delle piazze di Madrid stipate di manifestanti lo attestano. E confermano che lo sciopero generale proclamato dai sindacati è la via giusta per dare forza anche a questa giornata che riguarda questioni centrali per le lavoratrici, le disoccupate e le precarie.
Strade piene anche in Turchia, dopo le violenze compiute dalla polizia di Erdogan contro le precedenti iniziative di piazza che anticipavano l'8 Marzo. In Tunisia le donne sono scese in piazza per rivendicare la parità di eredità, contro la legge religiosa che dà loro solo la metà.
 

Andare avanti sulla via giusta per l'emancipazione femminile
Il capitalismo italiano continua a produrre diseguaglianze di genere, circa metà delle donne non lavorano e il divario salariale è di oltre il 20%. Poco prima dell'8 Marzo, Amnesty ha denunciato come “la violenza contro le donne sia, nel nostro Paese, strutturale e abbia dimensioni preoccupanti”. Il 31,5 delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale in qualche forma, il 5,4% lo stupro o il tentato stupro. Il 13,6% delle donne ha subito violenza da ex partner, il 13% da persone conosciute.
Il grande successo dello sciopero globale dell'8 Marzo dimostra però che c'è la forza per mettere in campo una grande e continuativa mobilitazione che si batta per strappare conquiste che non si riducano all'assistenzialismo familista, propagandato peraltro da tutte le principali forze uscite dalle ultime elezioni. La vera lotta è per il lavoro a tutte e tutti e per la socializzazione del lavoro domestico. Purché il movimento mantenga la sua indipendenza e non si faccia inquinare da ambizioni elettorali o illusioni filo-istituzionali.
Sul piano della battaglia più generale contro l'oppressione di genere, la posizione di NUDM per una “trasformazione radicale della società” e i numerosi riferimenti alla “rivoluzione” e al “cambiamento strutturale” emersi dalle piazze dell'8 Marzo creano le condizioni favorevoli per aprire una discussione di massa sulla via giusta per conseguire la piena emancipazione femminile. Lo sforzo delle marxiste-leniniste e delle anticapitaliste coscienti dovrà essere teso soprattutto a dimostrare che il patriarcato è un prodotto del capitalismo e perciò non si può debellare l'uno senza abbattere l'altro. La subordinazione della donna serve a mantenere l'attuale ordine sociale e a scaricare gli oneri dei servizi pubblici dallo Stato alla famiglia. Come ha scritto Monica Martenghi, responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, nell'editoriale “L'emancipazione della donna non passa dal parlamento ma dalla rivoluzione proletaria”: “La pratica dimostra che non esiste un’altra via per l’emancipazione delle donne che abbattere radicalmente il capitalismo dalle sue fondamenta e costruire sulle sue ceneri una nuova società, con una nuova economia, un nuovo Stato, nuove istituzioni, una nuova politica sociale, culturale morale e politica, una nuova concezione dei rapporti sociali e fra i sessi. Questa nuova società non può essere altro che il socialismo.
“Il socialismo non passa attraverso il parlamento, come predicano da sempre i riformisti e i revisionisti per ingannare e fuorviare il proletariato, ma passa dalla rivoluzione proletaria.”
Siamo marea, diventiamo tempesta rivoluzionaria e travolgiamo il capitalismo e la sua cultura patriarcale, per un nuovo mondo senza sopraffazioni di genere. Le marxiste-leniniste e i marxisti-leninisti ci saranno.
 

14 marzo 2018