Rapporto Bankitalia
Aumentate disuguaglianze e povertà
Il Sud maggiormente penalizzato
Il 30% dei giovani rischia di diventare povero

Il 12 marzo scorso la Banca d'Italia ha pubblicato un rapporto di 13 pagine, l'Indagine sui bilanci delle famiglie italiane relativo al 2016, il quale, nonostante la sua estrema sinteticità, offre un panorama chiaro degli impatti economici della crisi sulla società italiana nell'anno 2016.
Il primo dato rilevante è quello relativo alla crescita del reddito medio delle famiglie italiane che è aumentato del 3,5 per cento rispetto a quello rilevato dal precedente rapporto relativo al 2014, ed è la prima volta a partire dal 2006 che si registra un incremento, pur essendo rimasto inferiore dell'11 per cento rispetto al picco raggiunto in quell'anno.
Ma le notizie buone per la società italiana si fermano qui, perchè le altre sono tutte disastrose.
È infatti aumentata la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, tornata in prossimità dei livelli rilevati alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, ed è altresì fortemente cresciuta la quota di persone a rischio di povertà, cioè di coloro che dispongono di un reddito inferiore al 60% cento di quello medo, che nel 2016 era pari, secondo lo studio di Bankitalia, a circa 830 euro mensili.
L'incidenza di questa condizione, che interessa soprattutto le famiglie giovani, del Mezzogiorno o dei nati all'estero, è salita al 23 per cento (dal 19,6% del 2006), un livello mai raggiunto dalla fine degli anni Ottanta.
Nel caso degli immigrati l'incidenza di questa condizione è salita dal 34% al 55%, e una crescita notevole del rischio povertà si è avuta anche al Nord (dall'8,3% al 15%), mentre è rimasta stabile invece al Sud (da 39,5% a 39,4%) che continua ad essere estremamente penalizzato sotto tale punto di vista, dove il problema della povertà continua a incidere pesantemente sulla vita delle famiglie.
Un altro dato impressionante è quello relativo al rischio della povertà, che si è spostato decisamente verso i giovani e le giovani famiglie: nel 2006 solo il 23% delle persone al di sotto dei 35 anni era a rischio di povertà, mentre nel 2016 tale percentuale è arrivata al 29,7%, il che significa che quasi un giovane su tre è a rischio di povertà.
Anche la fascia di età immediatamente successiva, quella compresa tra i 35 e i 45 anni, non può certo dirsi soddisfatta, perchè dal 2006 al 2016 il rischio di povertà è aumentato dal 19% al 30%.
L'altra faccia della medaglia dell'impoverimento è l'arricchimento, infatti sono fortemente aumentate le diseguaglianze tra l'alta borghesia e tutto il resto della popolazione: nel 2016 il 5% dela popolazione deteneva il 30% della ricchezza complessiva, mentre il 30% più ricco delle famiglie ha circa il 75% del patrimonio netto rilevato nel complesso, con una ricchezza netta media di 510.000 euro.
È quindi chiaro che la crisi economica del sistema capitalista ha ulteriormente esasperato le contraddizioni economiche di classe, e mai la ripresa economica appena iniziata riuscirà a colmare tali contraddizioni di classe.

21 marzo 2018