L'avvelenamento della ex spia russa Skripal giudicato un “atto di guerra”
Inghilterra, Usa e Ue uniti contro la Russia
Anche la Nato contro Putin. Mosca chiede all'Onu di accertare le responsabilità dell'accaduto e si prepara a un eventuale attacco militare
Cresce il pericolo di guerra fra le potenze imperialiste

 
L'avvelenamento dell'ex spia russa Serghei Skripal e di sua figlia Yulia lo scorso 4 marzo in un centro di commerciale di Salisbury, in Inghilterra, ha dato l'avvio a uno scontro diplomatico mai visto in tempi recenti tra Mosca e Londra; la premier inglese Theresa May ha chiamato in causa direttamente il presidente russo Vladimir Putin, ha giudicato l'episodio un atto di guerra e chiamato a raccolta gli alleati imperialisti occidentali Usa e Ue.
Skripal è un ex agente del Cremlino condannato per aver passato informazioni segrete al governo della Gran Bretagna e che aveva ottenuto asilo a Londra in seguito a uno scambio di spie nel 2010. La polizia apriva un'indagine per terrorismo e cercava di scoprire la sostanza sconosciuta usata dagli attentatori, che risulterà essere l'agente chimico Novichok, un composto letale del tipo di quelli prodotti nei laboratori russi fra gli Anni 70 e gli Anni 80. Una sostanza successivamente eliminata, dichiaravano da Mosca, ma prodotta ancora in Gran Bretagna, Slovacchia, Repubblica Ceca, Svezia e forse Stati Uniti, affermava il 17 marzo, ribaltando le accuse, la rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
Nel frattempo la Russia finiva sul banco degli accusati: “molto probabilmente” è responsabile dell'avvelenamento di Serghei Skripal, sosteneva la May in parlamento il 12 marzo e intimava al Cremlino di rispondere entro 24 ore se la Russia abbia condotto l'attacco o “abbia perso il controllo” di sostanze pericolose dai suoi laboratori chimici. La premier sosteneva che il suo governo era pronto a denunciare l'attacco di Salisbury come un atto di guerra, un “uso della forza illegale contro il Regno Unito” in caso di spiegazioni convincenti alla richiesta di chiarimenti.
 
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov liquidava come “immondizia” le accuse senza prove lanciate da Londra.
Il 14 marzo la Gran Bretagna decideva di espellere 23 diplomatici russi e di cancellare i contatti ad alto livello con Mosca, tre giorni dopo la Russia per ritorsione cacciava 23 diplomatici britannici, ritirava il permesso all'apertura del consolato generale britannico a San Pietroburgo e interrompeva le attività del British Council, l'organizzazione culturale britannica, a causa del suo status definito "irregolare".
Londra chiedeva una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu definendo l'episodio “un attacco sul suolo inglese e una violazione dell'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite”. L'ambasciatore britannico a Palazzo di Vetro, Jonatan Allen, dichiarava che “c'erano due opzioni: o è stato un attacco diretto della Russia al mio paese, oppure Mosca ha perso il controllo dell'agente nervino. Ma non c'è stata una spiegazione credibile su questa seconda opzione e non c'è altra conclusione se non che la Russia è responsabile del tentato omicidio”. Anche Mosca si rivolgeva all'Onu affinché accerti le responsabilità dell'accaduto e davanti della mobilitazione del fronte imperialista occidentale e l'intervento della Nato a fianco di Londra si prepara a un eventuale attacco militare. Già dopo il recente vertice a Bruxelles dei ministri della Difesa della Nato che ha dato il via alla formazione di due nuovi comandi militari in chiave antirussa, Mosca denunciava il clima da guerra fredda, come se da quella parte non si fosse dato un altrettanto importante contributo, e l'offensiva Nato verso una guerra contro la Russia.
Siamo già oltre il livello delle sole parole, siamo al riarmo, alle esercitazioni, all'ammodernamento delle armi e alla mobilitazione dei centri di comando e non possiamo che registrare la crescita del pericolo di guerra fra le potenze imperialiste.
Non sono certo parole di pace quelle della premier Theresa May: “Noi riteniamo la Russia colpevole di questo spregevole atto e gli esecutori saranno chiamati a rispondere”. Cui ha fatto eco il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, che ha dichiarato che la Nato considera l'avvelenamento di Skripal “una minaccia alla sicurezza internazionale e alla pace”, rappresenta “il primo uso offensivo di un agente nervino sul territorio dell'Alleanza dalla sua fondazione” e “un'inaccettabile violazione delle norme e degli accordi internazionali”. E ha garantito che “la Nato difenderà tutti gli alleati contro ogni minaccia”. Se non fosse stato chiaro, Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania sottoscrivevano una dichiarazione che ripeteva le stesse argomentazioni e puntava il dito contro Mosca.
 
 
 

21 marzo 2018