Come viene provato anche dai documenti Usa desecretati
Gli Usa diressero il genocidio dei comunisti indonesiani compiuto da Suharto

Il Bolscevico sul n. 41 del 12 novembre 2015, aveva ricordato il genocidio dei comunisti indonesiani compiuto dal generale fascista Suharto nel 1965, e aveva allo stesso tempo commemorato i martiri comunisti indonesiani, peraltro criticando la linea parlamentarista seguita dal vertice del Partito.
Con 3 milioni di membri e oltre 17 milioni di sostenitori attivi, nel 1965 il PKI (Partito comunista d’Indonesia) era il terzo maggiore partito comunista al mondo, che godeva inoltre di un grandissimo prestigio per avere sostenuto in prima linea la lotta per l’indipendenza dell’arcipelago asiatico dall’Olanda
Sostenitori del presidente progressista e antimperialista Sukarno, i comunisti indonesiani riuscirono, con la loro linea politica di sostegno al controllo nazionale sulle immense risorse naturali del paese, ad assumere il controllo delle maggiori città del Paese nelle elezioni che si svolsero tra il giugno e l’agosto del 1957.
Poi nel marzo 1962 alcuni dirigenti comunisti entrarono, da sottosegretari e vice ministri, nel governo di Sukarno, una presenza che si fece ancora più massiccia a partire dall’agosto 1964, quando il PKI entrò in forza nell'esecutivo di Giacarta che prevedeva un ambizioso programma di riforme sociali e economiche progressiste e politiche antimperialiste e anticoloniali, insieme a settori della borghesia e della piccola borghesia.
Il prestigio internazionale dell'Indonesia alla metà degli anni Sessanta era peraltro assai elevato da almeno un decennio, certamente dalla Conferenza afro-asiatica che si tenne nel 1955 nella città indonesiana di Bandung che, fortemente ispirata dalla Cina di Mao, riunì 29 paesi asiatici e africani, quasi tutti di recente indipendenza, dove viveva la maggioranza della popolazione mondiale: alla Conferenza vennero approvati i principi del rispetto reciproco tra gli Stati, della sovranità e dell'integrità territoriali, di non aggressione, di non ingerenza nei rispettivi affari interni, di uguaglianza e di reciproco vantaggio.
Ovviamente l’imperialismo internazionale, capeggiato dagli Stati Uniti, vedeva come fumo negli occhi sia i principi sanciti dalla Conferenza di Bandung sia il nuovo corso politico indonesiano, tanto che la Cia aveva organizzato già nel 1958 un tentativo di colpo di Stato, fallito, per rovesciare Sukarno, e un memorandum della stessa Cia del 1962 indicava che il primo ministro britannico Macmillan e il presidente statunitense Kennedy si erano già accordati per “liquidare il presidente Sukarno, conformemente alla situazione e alle opportunità che si presentano”.
E la situazione si presentò nell'ottobre del 1965, quando un gruppo di ufficiali golpisti foraggiati dalla Cia e dall’imperialismo internazionale capitanati da Suharto, misero agli arresti Sukarno, assassinarono tutti i ministri comunisti e scatenarono quello che la stessa Cia, in un suo rapporto del 1968, classificò come “uno dei peggiori massacri di massa del XX secolo”, un vero e proprio genocidio che provocò nell’arco di alcuni mesi la morte di circa un milione di persone: le vittime furono militanti e simpatizzanti comunisti, sindacalisti, membri dei movimenti di massa, membri progressisti delle forze armate, cinesi residenti in Indonesia, simpatizzanti di sinistra o semplici familiari o parenti di comunisti.
Il coinvolgimento degli Stati Uniti, tramite la Cia, nel colpo di Stato e nei crimini contro l’umanità che ne conseguirono apparve chiaro sin dal primo momento, ma con il tempo iniziarono a parlare gli stessi aguzzini, come l'ex agente della Cia Robert J. Martins, che nel 1965 lavorava all'ambasciata USA in Indonesia e che contribuì a redigere gli elenchi della morte, il quale nel 1990 dichiarò in una intervista: “Possono aver ucciso molta gente e ho le mani molto sporche di sangue, ma questo non è poi così male. Ci sono momenti in cui bisogna colpire con durezza nel momento decisivo. Nessuno si preoccupava che dovessero essere trucidati, a condizione che fossero comunisti”.
Il vero obiettivo dello sterminio dei comunisti da parte delle forze imperialiste internazionali capeggiate dagli USA era peraltro quello di asservire totalmente l’economia indonesiana agli interessi delle multinazionali capitaliste che presentarono il conto a Sukarno imponendogli di fatto di asservire agli interessi di queste l’intera economica del Paese. Infatti nel novembre del 1967 la Time-Life Corporation patrocinò una Conferenza straordinaria a Ginevra alla quale parteciparono i più potenti capitalisti del pianeta, come David Rockefeller, e le più potenti imprese, dalle principali compagnie petrolifere e banche, General Motors, Imperial Chemical Industries, British Leyland, British-American Tobacco, American Express, Siemens, Goodyear, International Paper Corporation, US Steel, le quali letteralmente si spartirono economicamente il grande paese asiatico.
I nuovi documenti recentemente desecretati e pubblicati dal Progetto Indonesia del National Security Archive della George Washington University dimostrano inequivocabilmente che gli Stati Uniti diressero la repressione che portò al massacro di un milione di comunisti. Si tratta di 39 documenti che provengono da una raccolta di quasi 30mila pagine che mettono in chiaro gran parte della corrispondenza dell’ambasciata statunitense a Giacarta dal 1964 al 1968.
Una lettera di Norman Hannah - consigliere politico dell’Ammiraglio Ulysses Simpson Grant Sharp Jr., Comandante in capo della flotta americana del Pacifico - diretta all’ambasciatore statunitense in Indonesia Marshall Green rende noto a quest’ultimo come il suo comando e gli Stati Uniti debbano rispondere alla “possibilità ragionevole che l’esercito indonesiano possa richiedere il nostro aiuto contro un’insurrezione del PKI”. La lettera, peraltro, fu spedita venti giorni dopo l’arresto dei dirigenti comunisti e l’inizio dei massacri ai danni dei comunisti, a dimostrazione del fatto che gli Stati Uniti temevano non una rivoluzione comunista, bensì la reazione delle masse popolari contro il colpo di Stato e la conseguente repressione. Continua poi nella stessa lettera Hannah, sostenendo che l’aiuto degli Stati Uniti al nuovo regime già impegnato nel massacro “potrebbe includere qualsiasi cosa, dalle operazioni segrete all’assistenza su vasta scala, compresi trasporti, denaro, attrezzature di comunicazione o armi”.
Una settimana più tardi - scrivono i ricercatori del National Security Archive - Green chiese al presidente Johnson di “esplorare la possibilità di un aiuto a breve termine segreto e non attribuibile”.
I materiali dimostrano inoltre che i diplomatici americani tenevano un’agenda aggiornata delle esecuzioni dei leader comunisti e sostennero attivamente gli sforzi dell’esercito indonesiano per distruggere il movimento sindacale di sinistra in Indonesia.
 
Il coinvolgimento degli Stati Uniti e del capitalismo internazionale nel massacro non deve stupire, perché i fatti del 1965 in Indonesia, come poi lo sarebbero stati quelli del 1973 in Cile, dimostrano inequivocabilmente come l’accettazione del parlamentarismo e della via pacifica non possono portare all’instaurazione di uno Stato socialista, che può essere creato soltanto per via rivoluzionaria e tramite l’abbattimento violento e la conseguente distruzione di tutte le istituzioni politiche, giudiziarie, militari e di polizia dello Stato borghese, come avvenne nel 1917 in Russia e nel 1949 in Cina.
 

28 marzo 2018