Nel 2017 aumentati del 25% gli interinali
Boom di lavoratori in affitto per qualche ora
+13,5% dei contratti a termine

Tre anni di Jobs act e di sgravi fiscali per oltre 20 miliardi di euro regalati ai padroni dal governo Renzi hanno inferto un colpo mortale ai diritti dei lavoratori e consegnato il “mercato del lavoro” in mano ai “caporali di Stato” delle “agenzie interinali di somministrazione”.
A confermarlo sono i dati sul “mercato del lavoro” pubblicati dall'Istat il 13 marzo e riferiti al IV trimestre 2017 da cui si evince che, a fronte di un tasso di disoccupazione fermo all'11% per un totale di 1,667 milioni di disoccupati di lungo periodo concentrati in massima parte nel Sud Italia dove i disoccupati sono il tripli rispetto alle regioni settentrionali (6,9 contro 19,3 per cento), ad aumentare sono soprattutto i lavoratori precari, a tempo determinato con contratti in affitto che in molti casi vengono addirittura attivati anche solo per qualche ora al giorno.
Pertanto l'aumento del numero di occupati sbandierato da Renzi e Gentiloni in campagna elettorale come “un risultato storico”, in realtà è un grande inganno perché si tratta in massima parte di lavoratori dipendenti assunti con contratto a termine. Non a caso dai dati Istat emerge che su base annua i cosiddetti lavoratori in affitto sono aumentati del 23,2% mentre nello stesso periodo il numero di occupati a tempo indeterminato è aumentato di appena il 3%.
In termini assoluti nell'anno appena concluso – spiegano gli esperti Istat - si registra un aumento di 279 mila occupati dovuto alla componente dipendente di cui però iI 90% è a termine, mentre continuano a diminuire i lavoratori indipendenti. Ad oggi, l'incidenza degli occupati con contratto a termine raggiunge il 12.4% dall'11% di fine 2016. E questo non soltanto per l'aumento del tempo determinato ma anche perché la politica antioperaia imposta da Renzi, Gentiloni e Poletti frena notevolmente il processo di stabilizzazione dei contratti a termine verso quelli stabili sebbene a tutele crescenti e senza articolo 18.
L'analisi dei flussi elaborata dall'Istat mostra infatti che a fine 2017, il tasso di transizione dall'occupazione dipendente a termine verso l'occupazione a tempo indeterminato, cioè quanti di coloro che a fine 2016 erano occupati a termine sono stati trasformati in occupati a tempo indeterminato si ferma al 16%, cinque punti percentuali in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (relativamente alla condizione di partenza a fine 2015, ultimo trimestre utile per assumere con gli sgravi fiscali a pieno regime).
Altro record annuale negativo è l'aumento dei lavoratori in somministrazione, che aumentano del 25,2%, raggiungendo il valore più elevato degli ultimi15 anni.
Questo tipo di contratti è stato introdotto nel 1997 dal Pacchetto Treu (governo Prodi) e successivamente portato alle estreme conseguenze dalle varie controriforme che si sono susseguite (Berlusconi-Maroni-Biagi del 2003, Monti-Fornero nel 2012 e infine Renzi-Poletti-Gentiloni).
Nell'ultimo rapporto sui lavoratori dipendenti dell'Inps quelli in somministrazione a fine 2016 erano 624.559, un dato in costante crescita (+28,5% dal 2012). Tra il primo trimestre 2016 e il secondo trimestre 2017, le posizioni in somministrazione sono aumentate del 50,7%.
Si tratta di lavoratori in affitto, precari e poveri che nel 91% dei casi hanno un contratto a tempo determinato con l'agenzia, ma I'utilizzo effettivo delle imprese passa per contratti brevissimi che neI 33,4% dei casi durano un solo giorno. Lavoratori che difficilmente superano la soglia di povertà, che lavorano mediamente 118 giorni l'anno per una retribuzione media annua di 8.364 euro (dati lstat) pari ad appena 8 euro lordi I'ora.
Non se la passano bene neanche i lavoratori in somministrazione con contratto a tempo indeterminato che lavorano mediamente 266 giorni l'anno per un salario annuo di 19.924 euro ma con zero diritti. Infatti sono inquadrati a un livello inferiore rispetto ai loro colleghi dipendenti diretti;non gli viene applicato il contratto collettivo nazionale di categoria e in media guadagnano circa 5.100 euro in meno a parità di mansione svolta che a cascata si ripercuote negativamente su tutti gli altri istituti differiti e indiretti (tredicesima, ferie, permessi e soprattutto Tfr).
Un trattamento schiavista largamente praticato da tutti i padroni di piccole e grandi aziende con alla testa la Sevel (gruppo Fca di Marchionne) dove, oltre alle condizioni economiche, vengono disattesi anche tutti gli altri diritti: dal riposo alla malattia, fino ai diritti sindacali, di assemblea e sciopero. Lavoratori costretti a svolgere molti straordinari con bassi salari di partenza. Cosi la chiamata può arrivare anche mezz'ora prima del turno di lavoro e i permessi da diritto si trasformano in mera concessione aziendale.
In questo modo, a parità di “costo del lavoro”, le imprese possono esternalizzare le mansioni sfruttando fino al midollo gli operai. E il fenomeno non riguarda solo i lavori stagionali (agricoltura, ristorazione, grande distribuzione) ma anche e soprattutto certi settori della grande e piccola industria dove l'incidenza dei lavoratori somministrati arriva, secondo i dati Inail del terzo trimestre 2017, a circa il 46% del totale dei lavoratori impiegati.
Insomma un mercato del lavoro totalmente privatizzato in mano alle agenzie di somministrazione che di fatto hanno sostituito i Centri per l'impiego realizzando profitti da capogiro. In tutto sono meno di un centinaio su tutto il territorio nazionale le agenzie interinali riconosciute dal ministero del Lavoro. Il loro fatturato nel 2016 ha raggiunto gli 8 miliardi e si avvia secondo le stime di Assosomm (l'associazione di categoria) a toccare il nuovo record di oltre 10 miliardi nel 2017.
Basti pensare che secondo lo studio curato da Francesco Iacovone (Cobas) e confermato dalla stessa Assosomm, il fatturato annuo delle sole agenzie che fanno capo a Formatemp, è aumentato del 49,6% in quattro anni ed è passato da 3,5 a 5,27 miliardi tra il 2012 e il 2016.

28 marzo 2018