Mercato delle sentenze al Consiglio di Stato
Magistrati e avvocati accusati di corruzione in atti giudiziari. Ai domiciliari il manager Bigotti, vicino a Verdini

Lo scorso 6 febbraio, su disposizione congiunta delle procure della Repubblica di Roma e di Messina, sono state arrestate quindici persone, tra le quali due noti avvocati, un magistrato e dodici imprenditori, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, a reati contro la pubblica amministrazione e alla corruzione in atti giudiziari, un vero e proprio sistema per le sentenze attraverso dossieraggi e falsi fascicoli.
Gli arrestati sono gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, l'ex pm della procura di Siracusa Giancarlo Longo e gli imprenditori Luciano Caruso, Alessandro Ferraro, Giuseppe Guastella, Davide Venezia, Mauro Verace, Salvatore Maria Pace, Gianluca De Micheli, Vincenzo Naso, Francesco Perricone e Sebastiano Miano Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti, quest'ultimo già coinvolto nel caso Consip.
Oltre ai quindici arrestati, altri soggetti risultano indagati a piede libero, tra i quali anche l'ex presidente del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, accusato di corruzione per avere letteralmente venduto alcune importanti sentenze: Virgilio, che non è stato arrestato solo a causa dell'età avanzata e per gravi motivi di salute, è accusato dai magistrati di Roma e di Siracusa di avere messo in piedi, quando dirigeva il Consiglio di Stato, un vero e proprio mercato delle sentenze dal quale lo stesso avrebbe guadagnato 751mila euro per avere aggiustato sentenze importanti relative a cause amministrative nelle quali avevano interessi patrimoniali gli avvocati Amara e Calafiore, come il contenzioso Ciclat, una società in rapporti di affari con i due avvocati, e il contenzioso Exitone spa, società anch'essa in rapporti di affari con i due legali siracusani. La Exitone spa è controllata dalla S.T.I. Spa, società riconducibile all'imprenditore torinese Ezio Bigotti (anche egli arrestato nell'ambito dell'inchiesta), uomo molto vicino a Denis Verdini.
I due avvocati siracusani avevano potuto tranquillamente avvicinare Riccardo Virgilio grazie alla loro amicizia con l'allora pm di Siracusa Giancarlo Longo, amico a sua volta dell'allora presidente del Consiglio di Stato.
Il pubblico ministero siracusano, dal canto suo, vendeva a caro prezzo i suoi servizi illeciti, in quanto per anni avrebbe insabbiato inchieste e fatto arbitrariamente cadere accuse, in cambio di soldi, per aiutare i clienti dei due avvocati siracusani, tra i quali pericolosi criminali.
Amara, Calafiore, Longo e Virgilio quindi, secondo i magistrati di Roma e Siracusa, avevano messo in piedi una vera e propria organizzazione criminale finalizzata al sistematico compimento di atti di corruzione dai quali i quattro giuristi, ognuno nel proprio ambito, traevano il massimo profitto, e nel contempo pericolosi criminali riuscivano a fare insabbiare le inchieste a loro carico a Siracusa, mentre aziende prive di scrupoli ricevevano vantaggi indebiti dal massimo organo giurisdizionale amministrativo a Roma.
 
 

4 aprile 2018