A Milano
Licenziata gelataia che rifiuta di servire Salvini

A Milano, nella gelateria “Baci Sottozero” di piazzale Siena, una commessa non ha voluto servire un gelato al premier della Lega, Salvini. La ragazza, in prova per 10 giorni e assunta attraverso un’agenzia di lavoro interinale, avrebbe chiesto ad una sua collega di servirlo al posto suo e, quando i titolari della gelateria le hanno chiesto chiarimenti sull'accaduto, lei stessa ha esclamato “Io non servo i razzisti”. Da lì, sarebbe poi nata una discussione che ha portato alla fine del rapporto di lavoro.
L'episodio è salito alla ribalta dei social poiché la madre della ragazza, Cristina Villani, ex assessore alle Pari Opportunità del comune di Corsico in quota Forza Italia, ha scritto sulla bacheca facebook della gelateria accusando Salvini di aver telefonato ai gestori per far perdere il lavoro alla figlia. Una ricostruzione smentita dai titolari che invece affermano che la ragazza “si è rifiutata di servire un cliente per ideologie politiche, dunque è stata ripresa dalla direzione come giusto che sia. Il suo comportamento ci è stato riferito dai colleghi in turno con lei. Durante la discussione si è tolta la divisa e se n'è andata abbandonando il posto di lavoro a metà turno esclamando cose che poco hanno a che vedere con il nostro lavoro. Nessuna chiamata di Salvini, ma scherziamo”. La versione dei proprietari dunque di fatto esclude che si possa parlare di licenziamento poiché sarebbe stata la ragazza ad andarsene di sua spontanea volontà.
Stesso atteggiamento del leader del Carroccio che minimizza, rinnovando i complimenti per l'ottimo gelato e poco più. Nadia Mohammedi però, ha 20 anni, ed è nata in Italia da padre algerino e madre italiana, e al Corriere della Sera , intervistata, ha confermato senza pentimenti di non aver voluto davvero servire il gelato a Salvini poiché “è uno che semina odio, che gioca col razzismo per fini elettorali. È vero: mi sono rifiutata e mi sono messa a fare altro”.
Se la prima parte della vicenda quadra, un po' meno univoca è la seconda poiché la ragazza afferma che “aggredendomi la titolare mi ha urlato che aveva telefonato Salvini lamentandosi del mio comportamento. Mi ricordo addirittura che lo indicava come 'il prossimo premier'. Me ne sono andata per dignità”.
In sostanza, dopo un fatto del genere o dopo qualsiasi altro episodio disapprovato dal padrone - e poco importa che ci sia stata la telefonata di Salvini o se tale affermazione fosse millantata dal titolare o meno - ciò che conta è che una lavoratrice interinale in prova non avrebbe avuto una seconda possibilità e qualsiasi tipo di proroga del contratto o di assunzione sarebbe rimasta solo un miraggio.
Se poi il caporione leghista fosse davvero intervenuto di persona, non avrebbe altro che confermato con questo ennesimo atto fascista la sua carriera politica fatta di arroganza, omofobia, superbia e razzismo. Per la ragazza comunque rimaneva aperta comunque solo la porta del licenziamento.
Il precariato stesso ti porta alla ricattabilità, al silenzio delle tue opinioni sociali o politiche, a non avere alcun diritto tranne quello dell'essere servile e remissivo; la rinuncia di tutto te stesso dunque, in cambio della cronica incertezza di un lavoro dallo stipendio misero. Nadia ha concluso l'intervista al Corriere con queste parole: “Mio papà è un elettore proprio di Salvini, mia mamma è stata assessore di Forza Italia a Corsico. In famiglia l'unica di sinistra sono io”.
Un brutto caso che ci fa comunque ben sperare per il futuro; un episodio che conferma ancora l'importanza dei giovani e delle donne per trovare forza e coraggio per rivendicare una società nuova, senza razzismo e fascismo. Tutta la nostra solidarietà va dunque a Nadia, giovane antirazzista ed antifascista che trova nel suo pensiero e nelle sue convinzioni qualcosa da difendere coi denti; un valore grande ed irrinunciabile, non banchettabile col servilismo per un lavoro fortemente precario.
 

11 aprile 2018