Inaccettabile ricatto dell'azienda tedesca in Sardegna
No al poligono in cambio di lavoro

In Sardegna, nel Sulcis, la tedesca RWM ha chiesto alla Regione l’autorizzazione a costruire un poligono nel quale testare, facendole esplodere, le bombe che il gruppo industriale produce nello stabilimento sardo di Domusnovas e vende all’Arabia Saudita. Lì si producono proprio quegli stessi ordigni che l’aviazione di Riad usa nei raid contro i civili nella guerra in Yemen. Il sito on line d’informazione Youtg.net ha dato in esclusiva la notizia affermando che “Dai documenti messi a disposizione della Regione Sardegna, la società tedesca con braccio armato nell’Iglesiente, vuole recintare un’ulteriore area di sua proprietà, attualmente esterna al muro perimetrale della fabbrica, per costruire un campo prove: sarà una sorta di grosso buco circondato da robusti terrapieni alti quattro metri, fatti di cemento e terra ”. A completare il progetto è previsto anche un piccolo edificio blindato che servirà come rifugio degli operai della Rwm durante le esplosioni. Circa un anno fa è nato a Domusnovas il “Comitato riconversione Rwm” che lotta per il disarmo e per il lavoro “sostenibile” e che si dice determinato a scongiurare l'ampliamento della fabbrica col poligono. Oltre a moltiplicare i problemi ambientali e l'inquinamento a seguito delle esplosioni che si verificherebbero se il progetto andasse in porto, tale progetto indirizza in qualche modo il futuro dell’economia del Sulcis verso il rafforzamento dell’industria bellica. La Sardegna stessa, è da 60 anni gravemente penalizzata a causa degli oneri eccessivi rappresentati dalle servitù militari, le quali occupano oltre 35 mila ettari di territorio sottratto alla disponibilità della popolazione, che fanno della Sardegna l’entità regionale maggiormente gravata con il 62 per cento del totale delle servitù militari italiane. Esistono molte criticità ambientali e negli anni sono stati scoperte vere e proprie discariche di rifiuti radioattivi di provenienza militare; all’Isola di Santo Stefano, tanto per fare un esempio, nell’arcipelago della Maddalena (parco nazionale marino), dal 1972 al 2008 ha imperversato una base nucleare dell’U.S. Navy e l’area non è stata mai bonificata. Per questo il “Comitato riconversione Rwm” ha chiesto alla Regione di rilanciare il progetto di una rimodulazione della produzione nello stabilimento di Domusnovas. Fabio Sgarzi, amministratore delegato della Rwm, in tutta risposta al Comitato ha dichiarato che non c’è alcuna possibilità di riconvertire la produzione. “Nessun cambio di attività è possibile; la prospettiva sarebbe soltanto la chiusura della fabbrica e il licenziamento dei dipendenti”. Ecco il vile ricatto capitalistico. Se Regione e Comune di Iglesias respingessero il piano di ampliamento, dunque, Rwm potrebbe chiudere la fabbrica e licenziare 270 dipendenti in un'area, il Sulcis, già provato dalle difficoltà del polo dell'alluminio di Portovesme e dove la disoccupazione ha tassi ben oltre la media nazionale. Questa preoccupazione e l'idea di essere stretti in un vicolo cieco, ha già indotto il sindaco di Domusnovas a chiedere l'ok della Regione; al contrario quello di Iglesias, comune che dovrebbe ospitare una parte del nuovo poligono, ha chiesto alla Regione una valutazione di impatto ambientale. I guerrafondai della RWM comunque non fanno una piega, anzi, la multinazionale tedesca ha recentemente inaugurato a sud di Riad uno stabilimento nel quale vengono prodotte e assemblate bombe da artiglieria e ordigni aerei del tipo attualmente commissionato allo stabilimento di Domusnovas. Ad oggi la fabbrica saudita impiega 130 lavoratori e necessita di un periodo di rodaggio che consente allo stabilimento di Domusnovas di rimanere ancora per qualche tempo il principale sito di produzione degli armamenti. Ecco così servita una seconda minaccia; se arriva il no della Sardegna all'ampliamento, Rwm potrebbe chiudere lo stabilimento sardo per trasferire la produzione in Arabia dove c'è già una fabbrica inesperta ma attiva. Anche in questa vicenda i destini di centinaia di famiglie sono nelle mani di spietati capitalisti che con la loro chiusura pongono in essere l'inaccettabile ricatto poligono (e quindi inquinamento ed armi) in cambio di lavoro. Lo stabilimento della RWM va riconvertito poiché esso fornisce armi ai sauditi infrangendo nei fatti anche l'articolo 11 della Costituzione del '48. Da anni una crescente fetta di antimperialisti e pacifisti sardi chiedono la chiusura dei poligoni militari, la bonifica delle aree inquinate e la restituzione delle aree alla comunità; noi siamo con loro e li sosterremo con tutte le nostre forze in questa importante battaglia per il lavoro, per la salute pubblica e per l'ambiente ed anche per l'indipendenza e la sovranità nazionale del nostro Paese.
 

11 aprile 2018