Un'infornata di delinquenti, pregiudicati e inquisiti
Nel nuovo parlamento eletti 44 impresentabili
Coinvolti boss politici di tutte le cosche parlamentari da FdI ai Cinquestelle

Se il buon giorno si vede dal mattino, la XVIII legislatura appena avviata non promette bene: tra i nuovi parlamentari eletti a Montecitorio e Palazzo Madama, fra pregiudicati, inquisiti e imputati sotto processo, si contano almeno 44 parlamentari che vantano una fedina penale non proprio immacolata.
A farla da padrone in questa speciale classifica sono FI, Lega e PD ma anche il M5S si “difende” bene.
 
Pregiudicati
Tra i condannati in via definitiva spicca su tutti il senatore forzista Paolo Romani , ex candidato di Berlusconi alla presidenza del Senato, sul cui groppone pesa una condanna definitiva a un anno e 4 mesi per peculato. Nel 2011, quando era assessore al comune di Monza, Romani faceva utilizzare alla figlia la sim del cellulare fornito dal Comune per un costo di oltre 9mila euro.
A Palazzo Madama siede anche il berlusconiano doc Salvatore Sciascia , ex capo dei servizi fiscali sporchi di Fininvest, condannato a 2 anni e mezzo per le tangenti alle Fiamme Gialle.
A Montecitorio invece la pattuglia dei forzisti condannati è guidata dal provocatore anticomunista Vittorio Sgarbi condannato in via definitiva per truffa ai danni dello Stato; e da Antonio Minardo condannato a otto mesi per abuso d'ufficio.
 
Alla sbarra
Tra i tanti parlamentari sotto processo e/o in attesa dei vari gradi giudizio spicca invece l'ex caporione della Lega Umberto Bossi già condannato in primo grado a due anni e tre mesi per lo scandalo dei falsi rimborsi. Ma la lista dei condannati per Rimborsopoli è lunga e prosegue con Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia) condannata a quattro mesi per finanziamento illecito ai partiti nel processo per la Rimborsopoli piemontese; stessa sorte, con condanna patteggiata a un anno, è toccata alla leghista Elena Maccanti ; mentre i suoi colleghi Paolo Tiramani e Riccardo Molinari per gli stessi reati sono stati assolti in primo grado ma sono tutt'ora sotto processo in corte d'Appello per il secondo grado di giudizio.
Segue la pattuglia degli ex consiglieri leghisti liguri coinvolti a vario titolo nelle ruberie e nello spreco del denaro pubblico alla Regione e forse proprio per questo premiati dai loro rispettivi con un posto in parlamento. In testa ci sono gli imputati Edoardo Rixi e Francesco Bruzzone mentre Vito Vattuone e Sandro Biasotti risultano tutt'ora inquisiti.
Per lo scandalo delle “spese pazze” alla Regione Lombardia dovrà andare alla sbarra Jari Colla eletto in parlamento con Lega Lombarda Salvini. Colla fra l'altro è stato messo sotto inchiesta anche dalla Corte dei Conti ed è stato già condannato a restituire circa 37 mila euro alla Regione Lombardia. Stessa sorte è toccata a Fabrizio Cecchetti che ha già restituito 25 mila euro e ora è in attesa di giudizio. Imputato per i rimborsi regionali è anche Francesco Acquaroli , deputato di Fratelli d'Italia.
Le "spese pazze" coinvolgono anche il neodeputato laziale e ex consigliere regionale Bruno Astorre (Pd) che figura fra i 14 rinviati a giudizio nell'inchiesta sui rimborsi e le spese di rappresentanza del gruppo dem in consiglio regionale.
In Emilia Romagna spicca invece Galeazzo Bigami , neodeputato di Forza Italia, imputato anche lui nel processo sui rimborsi regionali assieme all'amico di partito Enrico Aimi .
Non era in Regione, ma ora da neosenatrice leghista Lucia Borgonzoni dovrà rispondere alla Procura che le contesta circa 700 euro di appropriazione indebita di soldi del partito.
Su questioni simili in Campania si è già espressa la Corte dei Conti, che ha condannato Antonio Pentangelo (Fi) per l'assunzione di alcuni collaboratori e Raffaele Topo (Pd) per lo scandalo dei rimborsi regionali.
Aspetta la sentenza in appello Ugo Cappellacci (Forza italia), ex governatore sardo eletto alla Camera, condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi per il crac di Sept Italia. Guai anche per un altro forzista: Antonio Angelucci , recordman di assenze al Senato nella scorsa legislatura, ritrova il suo scranno in parlamento, ma si deve preparare a difendersi in vari processi. Indagato per traffico di influenza per alcuni appalti della sanità del Lazio, è stato anche condannato in primo grado a un anno e 4 mesi per truffa e falso per i contributi pubblici ai suoi giornali, Libero e Il Riformista.
La lista degli impresentabili eletti in parlamento continua con Cinzia Bonfrisco (Lega) imputata per corruzione e associazione a delinquere nell'inchiesta sul Consorzio Energia Veneto; Massimo Garavaglia (Lega) è a giudizio per turbativa d'asta, Vito De Filippo (Pd) deve rispondere di truffa e peculato e Maria Cristina Cretta imputata per falso e indebito utilizzo di dati personali.
A Napoli Luigi Vitali (Fi) è imputato per falso, mentre Piero De Luca (Pd) figlio del governatore Vincenzo, deve rispondere in processo di bancarotta.
Tra i neodeputati forzisti c'è anche chi, come Giancarlo Serafini , ha patteggiato una pena per corruzione. Stessa strada scelta dal suo collega di partito Giovanni Battista Tombolato (sempre di Fi), che ha concordato 11 mesi per falso in atto pubblico e per Armando Siri (Lega), accusato di bancarotta fraudolenta.
In Parlamento siedono anche due prescritti: Francesco Scoma , eletto con Forza Italia, salvato da un processo per violazione delle norme del finanziamento ai partiti, e Antonio Tasso (M5S), salvo dopo una condanna in primo grado per alcuni cd taroccati.
Alla prescrizione ha invece rinunciato Luciano D'Alfonso (Pd), imputato per truffa e falso e indagato per corruzione in concorso per atti contrari ai doveri d'ufficio, istigazione alla corruzione e abuso d'ufficio in varie altre inchieste.
 
Indagati
Tra chi non sa ancora se finirà o meno sotto processo invece c'è Gianfranco Rotondi , deputato di centrodestra, indagato per finanziamento illecito e millantato credito.
In Umbria, al contrario di altre regioni e procure, lo scandalo dei rimborsi elettorali è ancora nella fase istruttoria e dunque i neoparlamentari eletti in questi collegi figurano al momento solo indagati per truffa e peculato a cominciare da Franco zaffini (FdI) e Fiammetta Modena (Fi). Guai giudiziari si ipotizzano anche per Umberto Del Basso De Caro, (Pd) sottosegretario al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti col governo Renzi, indagato per tentata concussione e voto di scambio. Accusa condivisa, quest'ultima, con Luigi Cesaro (FI), indagato per lo stesso reato in un'altra vicenda e accusato di minacce aggravate nell'inchiesta che ha già portato in carcere i suoi fratelli.
Tra i 5 Stelle rischia il processo anche Salvatore Caiata , indagato per riciclaggio. Mentre alla base delle indagini giudiziarie sulla deputata di Fi Michela Vittoria Brambilla , ex ministro del Turismo, c'è l'inchiesta sul crac finanziario della Trafileria del Lario: l'azienda di famiglia fallita nel 2013 in cui è accusata di essere coinvolta nel buco da 40 milioni. Un'altra parlamentare, berlusconiana doc, Licia Ronzulli , eletta al Senato, è indagata per falsa testimonianza nel terzo filone del processo Ruby.
Dulcis in fundo, troviamo il renziano, Luca Lotti, ministro dello Sport anche con Gentiloni indagato nell'inchiesta Consip per rilevazione di segreti d'ufficio.
Dunque, altro che “parlamento pulito” di cui cianciano i Cinquestelle!
Questa è la prova provata che se davvero la si vuole fare finita con la corruzione, il malaffare e le ruberie ai danni del popolo, bisogna abbattere il capitalismo e non essere complice delle sue istituzioni rappresentative borghesi che sono la fonte di tutti i mali che affliggono questa società.

11 aprile 2018