Fallimento della giunta De Magistris
Scaricabarile sul debito di Napoli
I sindacati confederali: “subito un intervento straordinario per la città”

Redazione di Napoli
Sabato 14 aprile alle 10 in Piazza Municipio la giunta borghese e capitalista guidata dal neopodestà De Magistris ha chiamato in piazza le masse popolari napoletane per manifestare “contro il debito illegale, ingiusto ed odioso”. Si tratta di due debiti dello Stato: i commissariamenti post-terremoto (100 milioni di euro, 1981) ed emergenza rifiuti (50 milioni di euro, 2008) che ancora gravano sulle spalle comunali e che né i governi Renzi-Gentiloni né l’amministrazione arancione sono riusciti a sanare, finendo ricorrere allo scaricabarile per nascondere le rispettive responsabilità. Sul suo blog l’ex pm ha parlato di “miracolo laico” salvando dal dissesto Napoli soltanto con “tagli da macelleria umana (dai salari alla scuola, dalle politiche sociali ai servizi), la privatizzazione di beni di rilevanza costituzionale (acqua, trasporti, ambiente), la svendita del patrimonio storico della Città” (parole sue!). Un clamoroso fallimento, quindi.
De Magistris ha convocato per la prima volta un'assemblea di piazza secondo le modalità della “democrazia partecipata”, che prevede solo un voto consultivo dei partecipanti che, preoccupati di altri brutali tagli che dovranno operare i “rivoluzionari arancioni”, hanno firmato una cambiale in bianco alla giunta con un appoggio acritico.
A far precipitare la situazione è stata la sentenza delle Sezioni Unite della Corte dei Conti che hanno bocciato definitivamente, a inizio marzo, il ricorso della giunta in ordine ai conti economici. I giudici contabili hanno puntato l’indice sull’amministrazione perché quest’ultima avrebbe eluso il Patto di stabilità omettendo che nel 2016 vi era un debito di 114 milioni di euro, contabilizzato solo nel 2017. Un errore volutamente fatto dall’amministrazione nella convinzione che quel debito doveva gravare sui conti economici del governo perché trattasi dei lavori effettuati dal consorzio statale CR8 che trattò all’epoca degli interventi post-terremoto e che nel 1996 ricompare, sotto la giunta del rinnegato Bassolino, nuovamente nel bilancio comunale. Un debito che i governi targati PD dovevano accollarsi al 77% e che invece hanno scaricato totalmente sulle masse popolari napoletane con aumenti sconsiderati di tasse, privatizzazioni e svendita del patrimonio comunale.
Sfruttando demagogicamente il malcontento sempre crescente delle masse popolari e soprattutto dei Comitati di lotta territoriali, De Magistris ha furbescamente chiamato la piazza non riuscendo a strappare un incontro con il governo Gentiloni, nonostante un presidio fuori dal parlamento nero il 21 febbraio scorso. A far rifluire il più possibile Comitati e popolo partenopeo verso l’amministrazione locale per il presidio del 14 aprile sono stati i vecchi volponi riformisti, neorevisionisti e trotzkisti, campioni indomabili di opportunismo come il PRC e la compagine del neopodestà, DemA, che hanno utilizzato la nuova formazione Potere al Popolo e i giovani dei Centri sociali napoletani, per sventolare il loro sostegno a De Magistris e compari. Nel tentativo di coprire le colpe del sindaco di Napoli e di scaricare tutte le responsabilità sul governo centrale avvertendo quello di nuova formazione sul trattare l’annoso problema del vecchio debito. Già De Magistris a febbraio ha strizzato l’occhio al nuovo presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, chiedendogli di aiutarlo a diminuire o cancellare il debito, “ci aiuti: se lo farà potrò dire che avremo cambiato insieme una stagione politica”.
Vergognoso l’atteggiamento del PD e, in particolar modo, della renziana Valeria Valente, che ha imbastito un contropresidio per criticare i bilanci dell’amministrazione De Magistris, fallito miseramente e lasciandolo ai nazifascisti di Forza Nuova e Casapound (“non scendiamo in piazza coi fascisti”, sic!) invece che provvedere alla loro immediata estromissione.
I sindacati confederali hanno preso una significativa iniziativa proprio in ordine al bilancio e alla pronuncia della Corte dei Conti. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Napoli, Walter Schiavella, Gianpiero Tipaldi e Giovanni Sgambati hanno espresso in un comunicato di mantenere “la nostra autonomia nel giudizio e nelle scelte delle azioni che metteremo in campo. Restano infatti tutte le nostre riserve sull’effettiva utilità dell’iniziativa promossa dal Sindaco per il 14 aprile e sulla ventilata e contrapposta iniziativa prevista da altri soggetti. Non è mettendo piazza contro piazza che i problemi strutturali che gravano sui cittadini napoletani potranno essere risolti, ma assumendo obiettivi precisi e percorsi unificanti. Per questo abbiamo condiviso e sostenuto in tutte le sedi prima la necessità di un intervento legislativo per favorire i piani di rientro dei Comuni in predissesto, poi la necessità di un intervento diretto del governo per accollarsi la sua quota del debito CR8 ed ora sosteniamo con forza e nettezza la necessità di interventi capaci di neutralizzare gli effetti della sentenza della Corte dei Conti che appaiono paradossali, ingiusti e forieri di effetti negativi per i cittadini napoletani”.
Cgil, Cisl e Uil continuano chiarendo che tutto ciò “non ci impedisce di evidenziare i limiti delle scelte compiute dall’amministrazione comunale nella redazione della delibera di bilancio. Limiti di metodo poiché, nonostante i ripetuti e apprezzabili incontri non si è mai andati oltre una informazione generale senza mai poter entrare nella discussione sulle diverse scelte possibili, né, tanto meno, sui contenuti di una delibera che a tutt’oggi non conosciamo; ma soprattutto limiti di contenuto in quanto, le rassicurazioni sulla tenuta complessiva dei livelli di erogazione dei servizi, debbono poi trovare riscontro negli effettivi stanziamenti che vanno evidenziati nella relativa parte di Bilancio, oltre che essere supportati da corrispondenti e sufficienti entrate”.
È chiaro che la lotta contro i vecchi debiti relativi ai commissariamenti di terremoto e rifiuti non possono assolutamente gravare sul popolo partenopeo con nuovi balzelli, privatizzazioni e svendita del prezioso patrimonio immobiliare, soprattutto del centro città. Serve un “intervento straordinario” per la città metropolitana di Napoli che affronti la complessità dei problemi in un'ottica propositiva e non assistenziale in grado di affrontare le tante emergenze economiche e sociali (pensiamo al lavoro, alle periferie urbane, alla camorra) e, soprattutto, di cogliere e sviluppare le altrettante opportunità in una logica di traino dello sviluppo dell’intero Mezzogiorno come giustamente hanno affermato i sindacati nella nota diretta a De Magistris e compari e sulla quale noi marxisti-leninisti concordiamo in pieno.
Non riteniamo proprio che il federalismo municipale in salsa arancione e il presidenzialismo di De Magistris siano in grado di risolvere queste questioni. Lo dimostra il bilancio di ben due mandati elettorali avuti dall'ambizioso e imbroglione De Magistris.

18 aprile 2018