Disuguaglianze sociali in aumento
L'1% della popolazione detiene tutta la ricchezza del mondo
Nel globo esistono 40 milioni di schiavi tra cui 4 milioni di bambini
Il 20% degli italiani possiede il 66,41% della ricchezza nazionale

Non può non suscitare scalpore il rapporto - curato da Oxfam e pubblicato a metà gennaio, alla vigilia dell'Annual Meeting del World Economic Forum - intitolato “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, una pubblicazione di 77 pagine estremamente dettagliate, riferita allo scorso anno, che mette in evidenza le contraddizioni sociali sempre più laceranti nel contesto del sistema capitalista mondiale.
Secondo i dati pubblicati risulta che l'1% più ricco della popolazione mondiale possiede più ricchezza del restante 99%, mentre l'82% dell'incremento della ricchezza globale registrata nel 2017 è stata appannaggio dell'1% più ricco mentre il 50% più povero della popolazione mondiale non ha beneficiato nello stesso periodo di alcuna porzione di tale incremento.
Inoltre, emerge sempre dal rapporto, i due terzi della ricchezza posseduta dagli uomini più facoltosi del mondo non è frutto del loro lavoro ma è ereditato o deriva da una rendita monopolistica oppure è il risultato di rapporti clientelari.
Tutto questo si somma al fatto che nel 2016, stima sempre lo studio, erano 40 milioni le persone che si trovavano nel mondo in condizione di sostanziale schiavitù, delle quali 4 milioni erano bambini: non si tratta, ovviamente della schiavitù giuridica, bandita formalmente da ogni Stato tra il XVIII secolo e la prima metà del XX secolo in tutto il mondo, ma dell'emergere di una situazione del tutto nuova, una condizione di totale asservimento lavorativo, non retribuito, e di sfruttamento senza limiti che viene di fatto tollerata in molti Stati del mondo in nome della crescita economica.
Il rapporto inoltre evidenzia che le contraddizioni economiche stanno aumentando anno dopo anno negli ultimi decenni, tanto che 7 persone su 10 vivono in un Paese in cui la disuguaglianza è aumentata negli ultimi 30 anni: dal 1988 al 2013 il 10% dei percettori più poveri di reddito ha visto le proprie entrate aumentare in media di 217 dollari contro i ben 4.887 dollari del 10% più ricco.
Per ciò che riguarda l'Italia, anche nel nostro Paese la tendenza è quella di una più sempre accentuata polarizzazione della ricchezza in pochissime mani: a metà del 2017 il 20% più ricco degli italiani possedeva il 66,41% della ricchezza nazionale netta, il successivo 20% ne possedeva il 18,8%, mentre al restante 60% restava appena il 14,8% della ricchezza nazionale.
Se poi si considera la porzione di ricchezza detenuta dall'1% della popolazione più facoltosa in Italia, essa supera di ben 240 volte quella detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione.
E, come nel resto del mondo, anche in Italia la tendenza in atto negli ultimi decenni è quella dell'inesorabile aumento delle diseguaglianze: tra il 2006 e il 2016 la quota di reddito lordo nazionale a disposizione del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre oltre il 40% dell'incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è andato al 20% dei percettori di reddito più elevato.
Un esempio viene proposto nello studio dell'Oxfam per fare ben comprendere che tali diseguaglianze non sono un fatto accidentale, bensì un elemento strutturale del sistema capitalista: nel settore dell'abbigliamento gli azionisti dei cinque principali marchi hanno incassato nel 2016 dividendi per 2,2 miliardi di dollari, e sarebbe sufficiente un terzo di questa cifra per garantire un salario dignitoso a 2,5 milioni di vietnamiti.
Un altro esempio è altrettanto illuminante: basta un solo giorno da amministratore delegato in una multinazionale statunitense per guadagnare quanto un lavoratore della stessa compagnia in tutto un anno, e non si parla di un lavoratore che vive nel Bangladesh o in Cina, ma di un lavoratore che percepisce uno stipendio negli Stati Uniti.
Mai nella storia dell'umanità la forbice tra i più ricchi e i più poveri ha raggiunto nel mondo un divario simile e mai nella storia umana le contraddizioni sociali sono state più stridenti.
Anche se sembra paradossale, si può tranquillamente affermare che, rispetto alle attuali sperequazioni di ricchezza nel mondo attuale, c'era meno divario tra la ricchezza di re Luigi XVI e quella di un operaio di una manifattura parigina alla fine del XVIII secolo o tra quella dello zar Nicola II e quella di un contadino delle campagne russe all'inizio del XX, e questo la dice lunga sul tipo di progresso economico e sociale che il sistema produttivo capitalistico garantisce rispetto al sistema economico feudale.
 

18 aprile 2018