Sentenza antioperaia del giudice del lavoro di Milano
Confermato il licenziamento della lavoratrice Ikea
La donna aveva chiesto un orario più flessibile per potere accudire il figlio disabile

Il “licenziamento è legittimo e non è discriminatorio”.
È la brutale sentenza con cui il 3 aprile il giudice del lavoro di Milano ha confermato il licenziamento in tronco di Marica Ricutti, la 39enne dipendente della multinazionale svedese Ikea, mamma separata con due figli, di cui uno disabile, messa alla porta a fine 2017 nella sede di Corsico (in provincia di Milano).
L’azienda contestava il mancato rispetto dei turni di lavoro mentre la donna chiedeva il reintegro e il risarcimento del danno. Il giudice ha dato ragione all’Ikea perché i comportamenti della Ricutti sono stati “di gravità tali da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l’adozione del provvedimento disciplinare espulsivo”.
La donna aveva chiesto un orario più flessibile per potere accudire il figlio disabile. Dopo aver accettato di cambiare reparto, aveva chiesto comunque di non iniziare alle sette del mattino proprio per le sue particolari esigenze familiari. Ma le è stato contestato di non rispettare i turni: in due occasioni, in particolare, si sarebbe presentata al lavoro in orari diversi da quelli previsti.
La donna aveva ricevuto solidarietà da molti colleghi e da tutta Italia, diverse manifestazioni erano state organizzate per lei ma non è servito a nulla.
Del resto non è la prima volta: sempre a fine novembre scorso un altro lavoratore Ikea è stato licenziato a Bari. L’uomo, padre di due bimbi piccoli, è stato licenziato per essersi trattenuto in pausa 5 minuti più del tempo previsto.
Per la Cgil il provvedimento “appare ingiusto e non condivisibile, e per questo la lavoratrice, con il sostegno della Filcams Cgil Milano, ha già dato mandato ai suoi legali di presentare il ricorso in opposizione, che nei prossimi giorni verrà depositato”.
Altro che “codice etico e morale” e “umana solidarietà”.
Ai padroni come Ingvar Kamprad, il nazistoide fondatore del colosso dell’arredamento morto nel gennaio scorso, e ora ai suoi eredi, l'unica cosa che interessa è solo il massimo profitto; e per ottenerlo non si fanno certo scrupoli a schiavizzare i propri dipendenti.
È così che l'ex padrone di Ikea è diventato in pochi decenni “l'uomo più ricco d’Europa” e “il più grande uomo d'affari della storia svedese”.
Nell’ultimo anno fiscale, il gruppo ha totalizzato 36,3 miliardi di euro di ricavi, ed è in crescita da 10 esercizi consecutivi. Mentre i lavoratori fanno la fame, vengono spremuti come limoni e appena osano ribellarsi vengono brutalmente licenziati.

18 aprile 2018