Livorno
Spazzini con i braccialetti
Il sindaco M5S Nogarin avalla il controllo a distanza dei lavoratori

Di fronte al clamore suscitato alcune settimane fa dall'annuncio da parte del colosso mondiale del commercio on line, Amazon, che voleva introdurre in tutti i centri di spedizione italiani i famigerati braccialetti elettronici per spiare i lavoratori, lo stesso boss dei Cinquestelle e candidato premier Luigi Di Maio aveva criticato l'iniziativa e accusato il governo Renzi-Gentiloni di aver spianato la strada all'uso del braccialetto elettronico attraverso le normative collegate al Jobs Act che il M5S a parole dice di voler abolire.
Evidentemente si trattava solo dell'ennesima uscita demagogica escogitata da Di Maio per mascherare la loro politica antioperaia e filopadronale visto che, poche settimane dopo, a partire dagli inizi di aprile, proprio a Livorno, città fiore all'occhiello del governo Cinquestelle, il neopodestà pentastellato e plurinquisito, Filippo Nogarin, alla chetichella, senza un confronto né coi lavoratori né con le loro rappresentanze sindacali, ha imposto ai dipendenti dell'Aamps, l'azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti partecipata al 100% dal comune, l'odioso braccialetto elettronico per controllare i lavoratori.
Il braccialetto, ha cercato di giustificarsi Nogarin, ha il GPS disattivato ed è destinato non ai dipendenti diretti di Aamps bensì agli addetti della società che ha in appalto i servizi di pulizia stradale e che ha come capofila l'Avr, il colosso romano della famiglia Nardecchia (10 milioni di capitale sociale, servizi in mezza Italia) in alleanza con Manutencoop Pontedera.
Parole che non spostano di un millimetro l'idea di fondo che è e rimane quella di schiavizzare ulteriormente i propri dipendenti attraverso un controllo asfissiante e militaristico dei lavoratori.
Non a caso i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil insieme agli autonomi del Fiadel sono già in agitazione contro “Questa scelta sconsiderata”. Basti pensare che, aggiungono i vari dirigenti sindacali di categoria: “Hanno tentato di metterci di fronte al fatto compiuto. I lavoratori devono essere liberati da uno strumento di controllo così odioso: noi sindacati siamo stati in trincea contro una multinazionale quale è Amazon, non esitiamo a farlo adesso sul fronte di un servizio pubblico, sulla base del diktat di una azienda pubblica quale è l'Aamps... Non ce l'ha fatta Amazon, figuriamoci se accettiamo che la spunti Avr... L'azienda ha deciso di punto in bianco di dotare i lavoratori di questo apparecchio: niente confronto con il sindacato, nessuno sa se sono state chieste autorizzazioni, se è provvisto di Gps o no. Dicono che non serve per il controllo, ma chi ci crede?... Se era qualcosa di messo in campo con le migliori intenzioni, perché hanno dribblato il dialogo con il sindacato?... Nessuno ci ha dato garanzia che non esistano problemi di interferenza con apparecchiature elettromedicali... qui non si parla solo di addetti Avr o Aamps: se all'uso improprio delle tecnologie non riesce a resistere una realtà sindacalizzata, è difficile impedire che quest'onda devastante travolga gli addetti delle micro-ditte, dove il padrone ti dice: o ti metti il braccialetto o te ne vai”.
E non è nemmeno vero – concludono CGIL-CiSL e UIL che il braccialetto “serve per migliorare un servizio a favore della collettività” prima di tutto perché: “la città negli ultimi anni appare più pulita e non c'è stato bisogno di nessun braccialetto. Secondo: il controllo lo fa la gente, i netturbini lavorano sotto gli occhi di tutti. Terzo: il controllo dev'essere umano, con la tecnologia digitale può essere talmente devastante da risultare disumano. Quarto: quando apri le porte a tecnologie così invasive, sai che in futuro potranno dirti anche che fra un cestino e l'altro devi muoverti a tot chilometri orari, e allora non c'è lavoratore migliore di un robot: fa tutto come programmato e non si sogna di protestare. È questo il domani?”.
Verrebbe da dire che questo avviene già oggi, dal momento che in Italia, a seguito delle modifiche introdotte dal Jobs Act allo Statuto dei Lavoratori, sono ormai numerose le aziende, per lo più medie e piccole, che dal 2014 hanno introdotto nuove tecnologie come Rfid e Gps montati su badge, microchip e smartwatch allo scopo di identificare i singoli lavoratori e di controllarne e monitorarne costantemente le prestazioni: ad esempio, il braccialetto al polso dei dipendenti della storica pasticceria Bertelli di Trento, così come quello del locale Bici Grill che si trova nella stessa città, calcola le ore trascorse nel posto di lavoro, il tempo della pausa pranzo e monitora l'uso della cassa.
La Asl di Salerno, dal canto suo, ha recentemente inserito nelle nuove divise un microchip che potenzialmente è in grado di tracciare ogni movimento, e che rischia di invadere pesantemente anche la vita privata dei lavoratori, mentre la MOM, l'azienda provinciale di trasporto di Treviso, si sta accingendo a installare sui mezzi 450 strumenti elettronici di controllo, gestiti da un computer centrale e rivolti al guidatore, con lo scopo di identificare la posizione degli autobus, di controllare lo stile di guida, di quantificare il consumo di carburante e di dare notizia all'azienda in tempo reale di eventuali infrazioni.
All'estero accade anche di peggio, in quanto in alcune aziende svedesi e americane ai lavoratori è stato impiantato, con il loro consenso, un microchip sotto la pelle, e a questo punto si può dire che quei lavoratori possono essere permanentemente spiati dalla propria azienda anche nella loro vita privata.
Anche importanti giuristi esperti in diritto del lavoro hanno criticato il ricorso a braccialetti, monitor e microchip: "Con la vecchia formulazione dello Statuto dei lavoratori - afferma il giurista Vincenzo Martino, vicepresidente degli Avvocati giuslavoristi italiani, in un'intervista al 'Fatto' dello scorso 2 febbraio - una cosa del genere sarebbe stata fuori discussione. Il Jobs Act, con un intervento mirato, ha depotenziato le tutele e spianato la strada a questi comportamenti da anni bui“ , e non si può non essere d'accordo con Martino sul fatto che le norme del Jobs Act hanno fortemente ridotto le garanzie imposte dalla legge n. 300 del 1970 che limitavano la facoltà di controllare a distanza i dipendenti.
Questa è l’ennesima prova che l’innovazione teconologica, nel sistema capitalista, non attenua - come pure potrebbe - le fatiche dei lavoratori, ma al contrario rinnova e inasprisce lo sfruttamento.
Ciò conferma che l'opposizione dei Cinquestelle al PD e alle leggi liberticide e antioperaie varate dal governo Renzi-Gentiloni è solo di facciata mentre la sostanza è esattamente la stessa: antioperaia.
 

25 aprile 2018