Capitalismo assassino: Muore 19enne operaio in appalto
Ancora sangue e morti sul lavoro
Studente 16enne ferito grave durante lo stage. Colata d'acciaio ustiona gravemente quattro operai a Brescia. Una scia di sangue che non si ferma: altri due morti al molo di La Spezia e alle cave di Carrara

Ancora morti e gravi infortuni sul lavoro, in questo caso ragazzi, giovani operai neanche ventenni, che hanno versato il loro sangue sull'altare del profitto capitalista e vanno ad aggiungersi alla tragica lista di omicidi e infortuni sul lavoro che dall'inizio dell'anno ha già raggiunto, per i primi, oltre quota 259 vittime e continua mentre scriviamo.
Matteo Smoilis, così si chiamava questo giovane operaio, originario di Fiumicello (Udine) l'ennesima vittima della macchina da guerra economica capitalista.
Il ragazzo lavorava per una piccola ditta nell'area Fincantieri di Monfalcone dove il 9 maggio, nell'area del cantiere si stava varando una nave della MSC, un blocco di cemento da 700 chili si è sganciato da una gru e ha schiacciato il giovane operaio che non ha avuto scampo. Inutili i tentativi strazianti del padre di rianimarlo, anche lui lavoratore e titolare dell'azienda appaltata alla Fincantieri. Non c'è stato più nulla da fare. L’arrivo dei soccorsi e il trasporto in elicottero all’ospedale Cattinara di Trieste sono stati tempestivi ma poche ore dopo è arrivata la notizia del decesso.
La gravità dell'accaduto ha subito scatenato la reazione degli altri lavoratori che hanno bloccato le attività, indetto uno sciopero di protesta e un'assemblea per valutare il da farsi, intanto i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato 8 ore di sciopero, proposta che l'USB ha allargato anche a tutti i lavoratori delle aziende private del Friuli.
Le denunce maggiori che vengono mosse, e a cui si attribuisce questa nuova tragedia sul lavoro, sono rivolte dai lavoratori e dai sindacati principalmente sulle regole degli appalti esterni e sulla mancanza o carenza di controlli. Su circa 10.000 operai impiegati nei cantieri di Monfalcone più dell'80% provengono da ditte esterne preoccupate unicamente di abbattere i costi di produzione per essere maggiormente competitive e non perdere gli appalti. Questo si traduce nell'abbassamento degli standard qualitativi di sicurezza, risparmio sui tempi (tralasciando spesso le norme di sicurezza) per effettuare le operazioni di lavoro, risparmio sui materiali utilizzati sia per i lavori che per l'incolumità degli operai.
La mancanza di controlli è un'altra piaga che è all'origine delle morti sul lavoro, come denunciato dalla Fiom Cgil di Gorizia. Già in passato si è vista sempre più la diminuzione dei controlli per la sicurezza, oggi aggravati dal Jobs Act che ha portato all'accorpamento nell'Istituto nazionale del lavoro (INL) delle funzioni ispettive, prima suddivise tra Inail e Inps, con un relativo taglio di personale, strutture e mezzi che si aggira intorno ai 600 milioni di euro. E gli effetti si vedono tutti nella stessa realtà della Fincantieri di Monfalcone dove nel giro degli ultimi 10 anni i morti sono stati ben cinque, l'ultimo prima di quello di Matteo, un operaio edile morto nel marzo 2017.
Ma la morte di Matteo non è l'unica tragica notizia di questi giorni, al disonore della cronaca in Friuli ci sono entrati, malgrado loro, anche Andrea Diliberto, un operaio 32enne originario di Caltanissetta, che l'8 maggio è finito schiacciato da un muletto e un ragazzo di 16 anni, sfruttato come operaio, grazie alla famigerata alternanza scuola-lavoro, in una fabbrica di Pavia di Udine (Udine) la Emmebi, specializzata nella finitura e nell'imballaggio di profili in alluminio. Mentre il giovane svolgeva la sua attività con una fresa, sarebbe stato colpito da un macchinario che gli ha provocato la semi amputazione del polso e della mano destra e, a detta dei medici, con molta probabilità ne perderà l'uso.
La scia di sangue operaio si allunga mentre scriviamo: domenica 13 maggio è avvenuto un gravissimo incidente nelle Acciaierie Venete di Padova, fabbrica con ciclo continuo 24 ore su 24. Una colata di 90 tonnellate acciaio fuso ha investito quattro operai: Marian Bratu, Sergiu Todita, Simone Vivian e Davide Federic, che sono in condizioni gravissime. Intorno alle 7,50 del mattino, durante la fase di spostamento si è rotto il perno della siviera piena di acciaio fuso, da cui sono partiti schizzi di acciaio a circa 1.600 gradi che hanno investito i quattro operai. Il più grave, il 43enne di origine rumena dipendente delle Acciaierie, ha ustioni su quasi il 100% del corpo. L'operaio è stato elitrasportato all'ospedale Grandi Ustionati di Cesena. Ferito gravemente anche il 40enne di origine moldava e due dipendenti della ditta di manutenzione “Hayama Tech”, di 35 e 39 anni.
Fim, Fiom e Uilm del Veneto hanno annunciato uno sciopero ragionale di tutto il settore metalmeccanico denunciando in un comunicato: "Il gravissimo incidente di Padova è purtroppo l'ultimo di una interminabile sequenza di incidenti, spesso mortali, che in questi mesi hanno funestato il Veneto e il Paese, un tributo di sangue inaccettabile che occorre fermare al più presto per garantire a tutti i lavoratori e in tutti i luoghi di lavoro il diritto alla salute e alla sicurezza”.
Per l'azienda è un fatto “imponderabile”. Come “imprevedibile” è stata la morte del cavatore di 58 anni, Luciano Pampana, nella mattina di venerdì 11, schiacciato sotto una pala meccanica, nelle cave di Carrara per cause in corso di accertamento. Indetto immediatamente lo sciopero dalle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil per il 15 maggio. E la morte di Dragan Zekik, 56 anni, travolto da una lastra di metallo larga venti metri e alta cinque, che si è staccata dalla gru che la stava spostando 13 maggio a Muggiano vicino alla Spezia.
La classe operaia continua a sudare sangue e sudore e a morire sotto il tallone dello sfruttamento e della ricerca del massimo profitto capitalistico, per quanto ciancino gli economisti e i professoroni borghesi che gli operai non esistono più e che ci siamo tutti imborghesiti... il sangue non mente!
Il PMLI di fronte a questi morti e feriti china le sue bandiere in segno di lutto e rispetto, e giura davanti a loro di non dare tregua alla borghesia e ai loro lacchè, soffiando sul fuoco della lotta di classe e guidando il proletariato fino all'inevitabile sconfitta del capitalismo e alla conquista della società dei lavoratori, il Socialismo.

16 maggio 2018