In visita di Stato a Washington
Macron si unisce a Trump per un “nuovo accordo con l'Iran” sul nucleare
I due guerrafondai imperialisti si propongono di fermare l'Iran in Siria e Yemen

 
“La Francia è un grande paese. E credo che la Francia sarà portata a nuove vette sotto questo presidente. Sarà un presidente eccezionale. Uno dei suoi grandi presidenti. Ed è un onore chiamarti amico mio. Grazie”, erano le apologetiche parole indirizzate all'ospite con le quali Donald Trump congedava i giornalisti alla conferenza stampa congiunta del 24 aprile tenuta alla Casa Bianca al termine dei tre giorni della visita ufficiale di Stato di Emmanuel Macron. L'intesa tra i due leader imperialisti, resa in maniera scenica nelle pose delle foto ufficiali o in siparietti di fronte ai giornalisti, era sostanziale sulle questioni cruciali e in particolare sulla necessità di intervenire fianco a fianco nelle situazioni di crisi. Non a caso l'elogio di Trump aveva seguito le ultime parole del presidente francese che aveva appena sottolineato che “non abbiamo mai assunto una posizione comune, una posizione comune sulla Siria nel modo in cui lo abbiamo fatto, e sull'Iran, a favore di un nuovo accordo”. “In passato, a volte la Francia sosteneva che era giunto il momento di agire contro le armi chimiche, e lo era ma la Francia non era seguita dai suoi alleati, compresi gli Stati Uniti all'epoca” ricordava Macron, quando Obama nel 2013 tirò il freno all'ultimo momento e non seguì le spinte interventiste di Sarkozy come aveva fatto nell'aggressione in Libia. Invece, sottolineava il presidente francese “non è quello che è successo questa volta. Abbiamo deciso insieme cosa era possibile e cosa no. Ciò che era legittimo all'interno di un quadro internazionale, come due membri del Consiglio di sicurezza, e abbiamo condotto un intervento militare senza precedenti a un livello senza precedenti di cooperazione”.
Spicciati velocemente i convenevoli, Trump aveva subito elencato nella conferenza stampa le questioni per lui centrali del rapporto con Macron e riguardano essenzialmente questioni militari, interventiste e belliciste,
“Due settimane fa, in seguito al barbaro uso del dittatore siriano Bashar al-Assad di armi chimiche contro il suo stesso popolo, gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito si sono uniti per colpire il cuore del programma di armi chimiche siriane” affermava il presidente americano ricordando la collaborazione della sua coalizione imperialista che ha marcato la sua posizione in Medio Oriente contro la coalizione concorrente guadata dalla Russia. E una volta che sta per essere disinnescata la questione delle armi nucleari nella penisola di Corea, “siamo grati per la partnership chiave della Francia nella nostra campagna di massima pressione sul regime nordcoreano. Come sapete, presto mi incontrerò con Kim Jong-un mentre cerchiamo un futuro di pace, armonia e sicurezza per l'intera penisola coreana e, di fatto, per il mondo intero”, pur mantenendo “la campagna di massima pressione” su Pyongyang, Trump metteva nel piatto come azione urgente quella verso Teheran. “La Francia e gli Stati Uniti concordano anche sul fatto che all'Iran non può essere permesso di sviluppare un'arma nucleare e che il regime deve porre fine al suo sostegno al terrorismo dappertutto. Ovunque in Medio Oriente, vedi le impronte digitali dell'Iran dietro problemi”, sosteneva Trump che ringraziato “il presidente Macron per il contributo essenziale della Francia alla nostra campagna di grande successo contro l'ISIS” in Siria, chiamava Parigi a collaborare contro il uovo bersaglio principale e sosteneva che è essenziale che “le nazioni responsabili del Medio Oriente aumentino i loro contributi per impedire all'Iran di trarre profitto dal successo del nostro sforzo anti-ISIS”.
L'mperialismo francese sarà in prima fila, assicurava subito Macron che riguardo alle “questioni fondamentali per la nostra relazione” sottolineava che “il primo argomento è l'Iran” sul quale“non è un mistero che non abbiamo avuto le stesse posizioni di partenza, e né tu né io abbiamo l'abitudine di cambiarle”. Il JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action) firmato a Ginevra nel 2015 dall'Iran, dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti più la Germania e l'Unione Europea che prevede l'eliminazione delle riserve di uranio e dei reattori della Repubblica islamica sotto il controllo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), ricorda Macron che Trump lo ritiene “un pessimo affare” e mentre lui “per un certo numero di mesi, ho affermato che non era un accordo sufficiente, ma che ci ha permesso, almeno fino al 2025, di avere un certo controllo sulle loro attività nucleari”. Il presidente francese assieme alla Ue difendeva finora senza problemi l'intesa, pur essendo stato il primo degli alleati imperialisti europei a appoggiare la richiesta di revisione dell'intesa di Trump; alla Casa Bianca davanti il collega imperialista ha sostenuto che “d'ora in poi occorre lavorare a un nuovo accordo con l'Iran”.
I quattro punti centrali del nuovo accordo con Teheran sono, secondo Macron, il blocco di qualsiasi attività nucleare dell'Iran fino al 2025, garantito dal JCPOA, assicurarsi che a lungo termine non ci sia alcuna attività nucleare iraniana, mettere fine alle attività balistiche dell'Iran nella regione e “generare le condizioni per una soluzione - una soluzione politica per contenere l'Iran nella regione - nello Yemen, in Siria, in Iraq e in Libano”. Ovviamente coinvolgendo oltre che i “nostri partner europei”, altre “potenze regionali e, naturalmente, la Russia e la Turchia”.
Se Trump manterrà la posizione di ritirarsi dalla Siria può contare, per sostenere i sionisti imperialisti di Tel Aviv, sull'imperialismo francese, prima ancora che sul contributo dei paesi arabi reazionari, garantiva Macron.
Quanto all'Iran Trump rispondeva che “vedremo se sia possibile o meno fare un nuovo accordo con solide fondamenta”. In ogni caso, suonava già i tamburi di guerra e affermava che “se l'Iran ci minaccia in qualche modo, pagherà un prezzo come pochi paesi hanno mai pagato”. All'alleato sionista, il boia di Tel AvivBenjamin Netanyahu, Trump affidava il compito di riaprire il fuoco su Teheran il 30 aprile con il lancio di missili contro una base governativa siriana che ospitava militari iraniani e l'illustrazione delle “prove” di un programma atomico segreto del governo di Teheran.

16 maggio 2018