È il PMLI il nuovo Dante auspicato da Engels per l'Italia

di Gior - Roma
Poi ch’innalzai un poco più le ciglia,
vidi ’l maestro di color che sanno
seder tra filosofica famiglia.
Tutti lo miran, tutti onor li fanno
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, V, 130-133)
 
Il nostro Partito ha reso, lo scorso 5 maggio e in occasione del secondo centenario dalla nascita, un doveroso e sentito omaggio al nostro Maestro del socialismo scientifico, Marx, che può ben a ragione essere definito "maestro di color che sanno ", perché senza le sue fondamentali analisi, compiute sempre e costantemente insieme a Engels, tutta l'umanità avrebbe una visione del mondo, e quindi una conoscenza di esso, ben più misera di quella che abbiamo.
È stato proiettato in quell'occasione un bel filmato nel quale è stata descritta la sua vita e la sua opera.
Non si può restare indifferenti di fronte a un uomo che, come è emerso chiaramente nel documentario, con le sue analisi filosofiche ha cambiato radicalmente il modo di pensare dell'umanità, che però al contempo, anziché intrattenersi nei salotti più prestigiosi della sua epoca, preferiva impartire umilmente lezioni agli operai per renderli consapevoli e coscienti dei loro diritti e per elevare la loro cultura.
Nel filmato non c'é soltanto il doveroso rilievo dato al filosofo e al pensatore, ma c'è anche la commovente storia di vero e autentico amore tra Marx e sua moglie, la compagna Jenny von Westphalen, e c'è la storia di rara e preziosa amicizia tra Marx ed Engels: Jenny, aristocratica di nascita e di famiglia agiata, preferì trascorrere tutta la sua vita al fianco dell'uomo del quale comprendeva il grande valore intellettuale e umano piuttosto che oziare in inutili salotti borghesi o aristocratici, ed Engels, dal canto suo, pur proveniendo da una famiglia di industriali, scelse di condurre una vita modesta accanto al suo amico Marx collaborando con lui come fosse un fratello all'elaborazione del socialismo scientifico e standogli accanto anche economicamente, proseguendo l'opera con abnegazione dopo la sua morte.
La ricerca filosofica compiuta da Marx, con il fondamentale contributo di Engels, non è mai fine a se stessa, non si esaurisce in discussioni da salotto, ma ha esclusivamente lo scopo di trasformare il mondo attraverso, dapprima, la presa di coscienza delle masse lavoratrici in grado di compiere tale trasformazione: ne ha dato l'esempio Marx in prima persona attraverso le sue lezioni agli operai, che la classe dominante borghese voleva, allora come ora, ignoranti e non coscienti di appartenere alla classe sociale che produce tutta la ricchezza che va a vantaggio della collettività, e per ciò stesso classe rivoluzionaria in grado di trasformare tutta la società.
Marx “è la luce - ha sottolineato il compagno Scuderi nel suo discorso di commemorazione di Marx - che illumina il cammino del proletariato verso l’avvenire, gli altri brancolano nelle tenebre dell’agonia storica della borghesia. I riformisti di destra e di 'sinistra' riconoscono la giustezza della diagnosi di Marx sul capitalismo, ma non accettano la sua prognosi e terapia, e così, con le loro ricette fasulle, consentono al capitalismo di sopravvivere e continuare a sfruttare le lavoratrici e i lavoratori “.
La prognosi e la terapia alle quali si riferisce il nostro Segretario generale è naturalmente la Rivoluzione socialista, l'unica via storicamente percorribile per poter abbattere il sistema capitalista, in Italia e nel resto del mondo, e instaurare il socialismo: “un obiettivo strategico storico - ha proseguito Scuderi - che si può raggiungere solo passando, per via rivoluzionaria e non parlamentare, dal capitalismo al socialismo per proseguire verso il comunismo, difendendo il socialismo, attraverso la rivoluzione culturale proletaria, dai tentativi di restaurazione del capitalismo. Esattamente quello che si propone di fare da sempre il PMLI, che combatte senza sosta, anche sul piano elettorale con l’astensionismo tattico, il capitalismo, i suoi governi e le sue istituzioni “.
Alle riflessioni del compagno Scuderi sul ruolo del PMLI nell'Italia attuale risponde direttamente Engels che - nella Prefazione all'edizione italiana del 1893 del Manifesto del Partito Comunista, scritto nel 1848 congiuntamente da lui stesso insieme a Marx - scriveva al lettore italiano di centoventicinque anni fa: "Il 'Manifesto del partito comunista’ rende piena giustizia all'azione rivoluzionaria del capitalismo nel passato. La prima nazione capitalista fu l'Italia. Il chiudersi del medioevo feudale, l'aprirsi dell'èra capitalista moderna sono contrassegnati da una figura gigantesca: quella di un italiano, Dante, al tempo stesso l'ultimo poeta del Medio Evo e il primo poeta moderno. Oggi come nel 1300, una nuova èra storica si affaccia. L'Italia ci darà essa il nuovo Dante, che segni l'ora della nascita di questa èra proletaria?".
Il capitalismo, come scrive Engels, è nato effettivamente in Italia nel Trecento, e la prima e più importante città nella quale si è sviluppato è Firenze.
Quando il filmato è finito, al momento del brindisi con tutti i compagni, ho pensato che il capitalismo, nato a Firenze, vedrà l'inizio della sua fine proprio a Firenze attraverso le lucide analisi della realtà marxiste-leniniste e il coinvolgimento del proletariato che il nostro Partito marxista-leninista italiano riuscirà a realizzare, e che il nuovo Dante, auspicato da Engels, non è una persona in carne ed ossa, bensì il nostro Partito insieme alle masse popolari, dapprima italiane e poi del mondo intero, il cui motto non può che essere questo:
“Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”
(Marx-Engels, Manifesto del Partito Comunista)
 
 

23 maggio 2018