Solo il 44,5% degli iracheni va alle urne
L'alleanza tra gli sciiti di al-Sadr e i “comunisti” batte il partito del premier al-Abadi

 
Il leader religioso sciita Moqtada al-Sadr, capo della coalizione Sairun che è risultata la prima formazione alle elezioni politiche irachene, ha iniziato il 21 maggio gli incontri per dare vita al nuovo esecutivo che prenderà il posto dell'attuale guidato dallo sciita Haider al-Abadi. Il primo dato che emerge dal voto del 12 maggio è comunque l'alta diserzione delle urne, di gran lunga il primo partito col 55,5% dei 22 milioni di aventi diritto; una diserzione che in un paese devastato da 15 anni di guerra è da intendersi non come una fuga ma come un atto politico, un segno di scarsa fiducia verso i partiti in competizione per guidare il governo a Baghdad che ha fra i primi compiti quello della ricostruzione di un paese distrutto dall'aggressione dei paesi imperialisti e dalla guerra con lo Stato islamico nelle regioni nord occidentali.
Moqtada al-Sadr è passato dalla guida di una formazione militare, l’Esercito del Mahdi che ha combattuto anche contro l’occupazione Usa del 2003, ai contatti coi principi reazionari sunniti dell'Arabia saudita e alla guida della coalizione elettorale Sairun, “In cammino insieme”, col Partito Comunista iracheno che aveva al centro la lotta alla corruzione e ha conquistato 54 dei 329 seggi parlamentari; la coalizione ha avuto i maggiori consensi in particolare nella capitale. Al secondo posto con 47 seggi si è piazzata la coalizione Fatah, “Conquista”, che raggruppa le unità di mobilitazione popolare sciite filoiraniane ed è guidata dallo sciita Hadi al-Amiri, che ha prevalso nel sud del paese, nelle città di Bassora e Kerbala.
Solo terza la coalizione al-Nasr, “Vittoria”, del premier uscente che ha ottenuto 42 seggi ma con la prospettiva per al-Abadi di guidare anche il nuovo governo dato che al-Sadr non può ricoprire la carica, non essendosi candidato, e per la sua posizione intermedia tra le posizioni filo americane e filo iraniane. A suo tempo fu sponsorizzato dagli occupanti americani che fecero fuori il precedente governo di Nouri al Maliki ufficialmente per la sua politica di divisione tra le formazioni religiose e etniche, più probabilmente per le sue posizioni filo iraniane e per far saltare le intese in via di definizione per la vendita del greggio alla Cina; l'imperialismo americano e quello inglese in particolare avevano lanciato la guerra all'Iraq del dittatore Saddam anche per mettere le mani sul petrolio e non potevano certo lasciarselo scappare.
Al Sadr ha annunciato di lavorare alla creazione di una coalizione che comprenda tutti i principali partiti e che compensi la presenza delle formazioni filo iraniane con quelle di al Abadi, i curdi dell'Unione Patriotica del Kurdistan (Kdp) di Barzani, che ha ottenuto 25 seggi, e la laica Alleanza Wataniya, la “Coalizione nazionale” guidata dal vicepresidente uscente Iyad Allawy che ha ottenuto 22 seggi. Ma più che la composizione del governo, quello che interessa alle potenze imperialiste e ai sionisti di Tel Aviv è la posizione di Baghdad verso l'Iran, o meglio come impedire che l'Iraq si consolidi come anello di congiunzione tra l'Iran e quella parte della Siria controllata dal regime di Assad e dalle formazioni filo iraniane per costruire l'isolamento di Teheran.
 
 
 

23 maggio 2018