Iniziativa del sindacato USB
Sciopero generale sulla sicurezza
Occorre una grande mobilitazione contro la strage di lavoratori

Si susseguono le iniziative per la sicurezza e contro gli omicidi sul lavoro. Non poteva essere altrimenti visto che dall'inizio dell'anno abbiamo assistito ad una vera e propria escalation degli incidenti che hanno coinvolto centinaia di lavoratori. Una strage che già nel primo quadrimestre del 2018 prende forme e contenuti di un massacro. Una tragedia che racconta di 190 vittime avvenute sul lavoro in Italia da gennaio ad aprile e che fa registrare un’inquietante media di quasi 50 infortuni mortali al mese.
Questa la prima istantanea scattata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre sulla base dei dati Inail, che ci fornisce anche i casi di morte avvenuti in itinere, ossia nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il posto di lavoro (96) che portano la lista a un totale di 286 caduti, 24 in più rispetto al solito periodo del 2017. I dati Inail confermano infine anche l’incremento delle denunce di malattia professionale già rilevato nei primi tre mesi del 2018. Al 30 aprile erano 21.060, 1.091 in più rispetto alle 19.969 del primo quadrimestre 2017 (+5,5%).
Un grande tema che Cgil-Cisl e Uil hanno dovuto mettere in agenda e al centro delle manifestazioni organizzate dai sindacati confederali per il Primo Maggio mentre a livello locale sono state decine le manifestazioni di protesta contro gli infortuni sul lavoro, spesso in seguito a incidenti mortali.
Ricordiamo quelle di Livorno dopo la morte di due operai che lavoravano attorno a un contenitore di stoccaggio di materiale chimico, a La Spezia in seguito a un morto presso i cantieri navali, a Milano dopo i 4 morti intossicati in una fabbrica metalmeccanica, nel Mantovano dopo ben cinque morti sul lavoro nella provincia nei primi mesi del 2018, lo sciopero di Taranto dopo l'ennesima morte all'Ilva, la marcia di Crotone dopo la morte di due operai in un cantiere.
Il 31 maggio è stato invece il sindacato USB a organizzare uno sciopero generale dell'industria contro gli omicidi sul lavoro. Un'astensione dal lavoro che ha avuto particolare successo nelle grandi fabbriche dove l'adesione ha superato il 70% come alla Piaggio di Pontedera, alla Toyota di Maranello, alla GD di Bologna, alla Wartsila, alla Flex, all' Electrolux di Susegana e Forlì. Nel gruppo FCA l'iniziativa si è svolta il 4 giugno.
Sotto il capitalismo non sarà possibile affrontare in maniera risolutiva la questione degli infortuni sul lavoro ma è fuori di dubbio che ha aggravato la situazione l'attuale offensiva padronale e dei governi borghesi contro i lavoratori. Come denuncia la stessa USB il dilagare del precariato, il Jobs Act e l'eliminazione dell'articolo 18, il “modello Marchionne” di supersfruttamento esteso in tutte le aziende, l'assegnazione delle lavorazioni a ditte e cooperative esterne hanno contribuito all'aumento degli incidenti sul lavoro. Non a caso nelle aziende appaltatrici, quelle più carenti sotto tutti gli aspetti della sicurezza, si registrano il maggior numero d'incidenti mortali.
In molte fabbriche lo sciopero indetto dall'USB è stato condiviso dalle RSU di Cgil Cisl Uil che hanno scioperato unitariamente. Un segnale positivo che dimostra come il tema della sicurezza sia molto sentito e vada al di là delle divisioni tra le varie sigle. È necessario che la classe operaia torni ad essere unita, cosciente e compatta, in modo tale da trascinare i sindacati alla mobilitazione per ottenere dei risultati concreti e non chiacchiere di circostanza come è avvenuto fin'ora.
 
 
 
 
 

6 giugno 2018