In Irlanda stravince il Sì all'aborto
Votano a favore il 70% delle donne e l'87% dei giovani

 
Una larga e significativa vittoria per il popolo irlandese e soprattutto per le masse femminili è il risultato del referendum del 25 maggio dove il Sì all'aborto ha stravinto col 68% contro il 32% dei No. Il 70% dei 3,3 milioni di elettori aventi diritto ha partecipato al voto e oltre due terzi dei votanti si sono detti favorevoli all’abolizione del famigerato ottavo emendamento della Costituzione inserito nel 1983, che considerava il feto una persona a tutti gli effetti e vietava esplicitamente l’aborto. Una vittoria voluta in particolare dalle elettrici donne e dai giovani che apre alla definitiva rottura della cappa oscurantista della Chiesa cattolica e del suo controllo capillare sulle masse irlandesi e che fa schiumare di rabbia il Vaticano.
La vittoria del Sì all'aborto era stata preceduta e preparata da quella del referendum che nel 1995 introdusse il divorzio ma soprattutto da quello che ha consentito i matrimoni fra persone dello stesso sesso del 2015 col 62% di Sì. Segnali importanti in un'Europa dove ci sono governi reazionari e fascisti, come in Polonia, che anche in materia di diritti civili tornano al Medio Evo.
In Irlanda l'aborto era stato inserito nella Costituzione 35 anni fa, vietato anche in caso di stupro; la legge era stata modificata in parte solo nel 2013 quando l'intervento venne ammesso, sotto la pressione di un movimento di protesta che cresceva nel paese, esclusivamente nel caso in cui la madre fosse in “reale e sostanziale pericolo di vita”. Le pene erano di 14 anni di carcere per chiunque procurasse un aborto o aiutasse una donna ad abortire. Una legislazione antifemminile e oscurantista che costringeva migliaia di donne irlandesi ogni anno ad andare in Inghilterra per abortire o ad abortire senza assistenza medica in Irlanda, a ordinare illegalmente online le pillole abortive.
La campagna per il No è stata guidata da una serie di gruppi per conto della Chiesa cattolica che non ha lesinato finanziamenti ma si è dovuta ufficialmente defilare, pesantemente screditata da una lunga storia di scandali e abusi, di casi di pedofilia e di orrori nei famigerati orfanotrofi; eppure mantiene ancora la gestione della quasi totalità delle scuole primarie. Nella pratica i vescovi irlandesi, salvo uno, hanno fatto campagna elettorale per il No fino al giorno prima del referendum e monsignor Martin, arcivescovo di Armagh e primate di Irlanda, con una lettera pastorale inviata alle parrocchie ha invitato i fedeli a “scegliere la vita”.
Fiutando il vento a favore dell'aborto persino i partiti di destra, dal partito di governo Fine Gael al principale partito di opposizione Fianna Fáil, si sono uniti a quelli della “sinistra” borghese e si sono espressi per l'abrogazione del divieto costituzionale e per l’introduzione di una legge che permetta l’aborto fino a 12 settimane dal concepimento. La battaglia non è certo finita col voto dato che la nuova legge è tutta da scrivere e approvare per garantire il diritto all'aborto e che possa essere legalmente praticato come insegna l'esperienza dell'applicazione della legge 194 in Italia.

6 giugno 2018