Rompendo con la proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi zona di pace
La Colombia entra a far parte della Nato come “socio globale”

 
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha ufficializzato il 31 maggio a Bruxelles l’ingresso del suo paese nella NATO come “socio globale”. “Saremo l’unico Paese dell’America Latina con questo privilegio” ha affermato Santos dopo l’incontro con il segretario generale dell’Alleanza atlantica imperialista. Un “privilegio” condiviso non a caso con altri 8 paesi, Afghanistan, Australia, Iraq, Giappone, Corea del Sud, Mongolia, Nuova Zelanda e Pakistan, scelti nel tempo su indicazione degli USA quali Stati strategici per gli equilibri imperialisti mondiali, e che implica la cooperazione con la NATO “in aree di interesse reciproco” in materia di sicurezza, fino alla possibilità di contribuire, anche militarmente, a operazioni dell’Alleanza atlantica.
Una decisione quella del governo di Bogotà che rappresenta una grave minaccia alla pace e all’integrazione dell’America Latina e di fatto costituisce una rottura con la proclamazione della regione come zona di pace, decisa nel 2014 all’Avana dal secondo vertice della Comunità di Stati latinoamericani e caraibici, a completamento di quel Trattato di Tlatelolco che nel 1969 aveva stabilito la denuclearizzazione della regione.
Il Foro di Comunicazione per l’integrazione della Nostra-America, una rete di comunicazione e di movimenti popolari della regione, in una dichiarazione ha ricordato come la Colombia ospiti già sei basi militari statunitensi e che il suo ingresso nella NATO: “Rende possibile l’intervento sulle frontiere colombiane di Venezuela, Brasile, Ecuador e Panama e apre le strade delle sue coste negli Oceani Pacifico e Atlantico a qualsiasi manovra o intervento della NATO. Poniamo in evidenza come, per rendere possibile questa alleanza, si è cospirato contro i processi di integrazione latinoamericana. La decisione del presidente Juan Manuel Santos, senza l’approvazione esplicita della popolazione, condiziona, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, la politica del prossimo governo colombiano. Incoraggia il processo di militarizzazione regionale dilapidando risorse che dovevano essere investite per il benessere delle popolazioni afflitte da una flagrante disuguaglianza. Arruola la Colombia nel circolo guerrafondaio degli Stati Uniti trascinando la regione in un teatro globale di alta pericolosità”.
Stesso tono giustamente preoccupato lo ritroviamo nella nota del governo venezuelano, visto che Caracas condivide oltre 2.000 chilometri di frontiera con la Colombia, che ha denunciato “davanti alla comunità internazionale l’intenzione delle autorità colombiane di prestarsi per introdurre in America Latina e nei Caraibi un’alleanza militare esterna con capacità nucleare”, ricordando la posizione storica dei paesi della regione “che hanno sempre preso una dovuta distanza dalle politiche e dalle azioni guerrafondaie della NATO e di qualsiasi altro esercito od organismo militare che pretenda di ricorrere all’uso della forza per imporre l’egemonia di un modello politico ed economico imperialista”.
 

13 giugno 2018