I pm cercano i milioni della Lega
Tre milioni rientrati in Italia dal Lussemburgo e segnalati da Bankitalia dopo le elezioni
Fermati dalla finanza tre giornalisti che indagano sui fondi alla Lega

Anche se Salvini e Maroni hanno fatto di tutto per prendere le distanze dalla Lega di Umberto Bossi, e soprattutto dagli scandali che travolsero il fondatore di questo partito, è un dato di fatto che i 48 milioni di rimborsi elettorali illegalmente utilizzati al tempo di Bossi siano spariti nel nulla, e da tempo i magistrati della procura di Genova stanno dando la caccia a quel tesoro.
Il sospetto, ovviamente più che fondato, è che gli uomini forti della Lega, Salvini e Maroni in testa, abbiano occultato tali somme in qualche paradiso fiscale in giro per il mondo.
C'è però un'importante novità: le autorità lussemburghesi subito dopo le ultime elezioni del 4 marzo hanno segnalato alla Banca d'Italia un movimento bancario sospetto di 3 milioni di euro versati da una fiduciaria lussemburghese su conti correnti italiani che gli investigatori ritengono collegati alla Lega, tanto che il 13 giugno la Guardia di finanza ha perquisito, su ordine della procura di Genova e nell'ambito di un'inchiesta a carico di ignoti, le sedi della banca Sparkasse di Bolzano e Milano con l'obiettivo di raccogliere tutta la documentazione sui conti del Carroccio.
Ma i magistrati in tali conti della Sparkasse hanno rinvenuto soltanto meno di 3 milioni su un totale di 48 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati illegalmente dalla Lega ai tempi di Bossi tra il 2011 e il 2014, come hanno stabilito in primo grado i tribunali di Genova e Milano fondando le loro decisioni sulla documentazione del partito di quel periodo.
Di seguito, però, non soltanto Maroni e Salvini, ossia i segretari federali succeduti a Bossi, non hanno restituito un solo centesimo dei 48 milioni di euro, ma hanno utilizzato tale denaro pubblico frutto della truffa operata dal loro predecessore Bossi in combutta con il tesoriere della lega Belsito: infatti Maroni prima e Salvini poi hanno usato i soldi della Lega per investire in titoli obbligazionari di alcune delle più famose banche e multinazionali del mondo come General Electric, Gas Natural, Mediobanca, Enel, Telecom, Intesa Sanpaolo e Arcelor Mittal, ma la difficoltà per i magistrati consiste nel sapere su quale conto corrente sono stati incassati una volta scadute le obbligazioni, una cosa certamente non facile alla luce del fatto che tali investimenti hanno avuto una portata non limitata all'Italia o all'Europa, bensì al mondo intero.
Oltre alla magistratura, anche il giornalismo d'inchiesta si sta attivamente adoperando nella ricerca dei conti della Lega, un fatto quest'ultimo che è evidentemente sgradito alla magistratura genovese, la quale lo stesso giorno delle perquisizioni di Bolzano e Milano ha dato ordine alla Guardia di finanza di Bolzano di convocare e interrogare per oltre tre ore ciascuno nei suoi uffici i giornalisti Ferruccio Sansa del Fatto Quotidiano, Marco Preve di Repubblica e Matteo Indice della Stampa.
Ai tre giornalisti, che si sono fermamente rifiutati di consegnare il materiale d'inchiesta e che non hanno comunque risposto a domande relative alle indagini da essi svolte in merito alla vicenda che coinvolge la Lega, va tutta la nostra solidarietà a cui si aggiunge la nostra condanna dell'inaccettabile intimidazione censoria della magistratura di Genova verso quella stampa d'inchiesta che vuole far luce sugli stessi fatti sui quali indagano i pm genovesi, e alla quale i magistrati dovrebbero invece fare ponti d'oro, anche nel loro interesse.
 

20 giugno 2018