Per la manifestazione del 16 giugno indetta ufficialmente dall'Usb
Ventimila sfruttati di ogni colore della pelle scendono in piazza a Roma contro lo sfruttamento
Costruire l'opposizione sociale con la critica del capitalismo, del governo e dell'Ue al centro

 
Una combattiva fiumana di circa ventimila manifestanti si è riversata per le strade di Roma sabato 16 giugno per la manifestazione indetta ufficialmente dall'Unione sindacale di base (Usb) “a sostegno di una piattaforma sociale di lotta alle disuguaglianze sociali”, divenuta anche “un urlo di verità e giustizia per Soumalya Sacko e per tutti i lavoratori migranti e italiani che vengono sfruttati nel nostro paese”.
È stato un corteo meticcio e coloratissimo, in cui spiccava il rosso delle bandiere, ma anche dei pomodori, portati dai braccianti compagni di Sacko, giunti a Roma in folte delegazioni dalla Calabria e dalla Puglia. Un corteo che l'Usb ha definito l'indomani in un comunicato “debutto dell'opposizione sociale al nuovo governo Conte”: e certamente la rabbia e l'indignazione verso il governo nero Lega-M5S e le sue annunciate e in parte già praticate politiche reazionarie e razziste hanno infiammato la già calda giornata di giugno, facendone una importante giornata di lotta di classe.
 
La manifestazione
Il corteo si è mosso da piazza della Repubblica preceduto da uno striscione con su scritto “Prima gli sfruttati”. La partenza è stata ritardata di quasi due ore a causa delle perquisizioni poliziesche ordinate da Salvini, che hanno bloccato i pullman provenienti dalle varie regioni all'uscita delle autostrade, addirittura con provocatorie identificazioni con tanto di fotografie di ciascun passeggero, come dimostrano i video pubblicati in rete. Un assaggio del clima di intimidazione e repressione che il neoministro di polizia vuol scatenare contro chi protesta. A riprova che il governo giallo-verde è in realtà nero fino al midollo.
Ad animare il corteo, il ricordo militante e combattivo di Soumalia Sacko, ma anche di Abd El Salam, martire delle lotte della logistica, ucciso durante un picchetto davanti alla sua fabbrica in Emilia nel 2015. Eloquenti cartelli e striscioni, con slogan come “Liberiamoci dallo sfruttamento”, ma anche “Liberiamoci dall'assistenzialismo”. Chiare e forti le rivendicazioni: “No Jobs act, No Fornero”, “Le periferie non aspettano più, casa e reddito per tutti”, “No alle diseguaglianze”, “Basta soldi alle imprese, + salari + servizi”.
Un corteo meticcio, dicevamo, composto da sfruttate e sfruttati di diverso colore della pelle, uniti dalla lotta comune per il lavoro e contro lo sfruttamento. È stata ricordata, a questo proposito, anche Paola Clemente, morta di stento nei campi di Andria nel luglio 2015.
La manifestazione si è conclusa in piazza San Giovanni. Qui, i comizi tenuti da esponenti Usb, rappresentanti dei precari, un disoccupato della Cgt francese e Aboubakar Soumahoro per i braccianti Usb. “La solidarietà – ha detto quest'ultimo – non è buonismo, è uno strumento di costruzione che mette insieme ciò che stanno dividendo: bianchi contro neri, etero contro gay e lesbiche. Un bracciante deve invece camminare gomito a gomito con un rider, i precari e tutti gli invisibili”.
 
Costruire l'opposizione sociale
La giornata del 16 giugno costituisce senza dubbio un primo, importante segnale riguardo la possibilità di costruire una forte opposizione sociale al governo Salvini-Di Maio. Che può sorgere solo realizzando l'unità dei lavoratori, dei disoccupati e dei precari italiani e migranti in un grande fronte comune che metta al centro le rivendicazioni del lavoro, la lotta alla precarietà e alle contro-riforme Jobs Act in primis, l'opposizione dura e incondizionata al governo fascista.
Ciò significa innanzitutto puntare alla piena unità del proletariato italiano e del proletariato migrante, mettendo in luce i comuni interessi dei lavoratori “nativi” e stranieri e puntando la punta della lancia contro il nemico altrettanto comune, il capitalismo. È necessario, in poche parole, lavorare per ricostruire la coscienza di classe che Marx aveva lavorato tanto sodo per dare al proletariato del suo tempo. Solo così si può contrastare la retorica filo-padronale e reazionaria, fatta propria dalla Lega ma pure dal M5S, che vorrebbe dividere lavoratori italiani e stranieri.
Se vuole essere conseguente, qualsiasi piattaforma di lotta di un'opposizione sociale per il lavoro deve mettere in discussione i rapporti di produzione esistenti nel capitalismo e darsi l'obiettivo di cancellarli abbattendo quest'ultimo. Quindi non può non partire dal rifiuto totale dell'Unione europea imperialista, delle sue politiche economiche e delle istituzioni che le foraggiano. Compreso il governo Conte, che non mette in discussione l'austerity targata Ue.
In questo quadro, occorre porsi criticamente anche verso la rivendicazione del mutualismo, fatta centrale da Potere al popolo, a cui l'Usb stessa aderisce. Uno striscione del corteo romano diceva “No all'assistenzialismo”: giusto! Ma anche il mutualismo, inteso come tentativo di ritagliarsi spazi indipendenti all'interno dello Stato capitalistico, finisce per diventare una forma di assistenzialismo laico non-statale che non scalfisce il sistema economico e, quindi, lo sfruttamento che ne è parte integrante. La via da percorrere è quella della lotta di classe.
C'è da lavorare perché si avveri l'auspicio contenuto nel Documento pubblicato dal CC del PMLI contro il governo Salvini-Di Maio: “Non solo i marxisti-leninisti, i fautori del socialismo e gli anticapitalisti, ovunque organizzati, i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, ma anche gli antifascisti consapevoli e informati hanno il dovere storico di unirsi per sbarrare la strada ai fascisti del XXI secolo. Uniamoci per buttar giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, poi ciascuno andrà per la sua strada. Chi cercherà di ammorbidire gli effetti del capitalismo, e chi, come il PMLI, lotterà per abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato”. Uno sbocco elettoralistico e tutto interno ai limiti della Costituzione borghese (ormai stralciata di fatto quella del '48), sbocco che si augura anche la stessa Pap, sarebbe insufficiente e finirebbe sugli stessi binari morti del riformismo.
Rendiamo l'autunno incandescente!

20 giugno 2018