Riunione dei ministri della Difesa dell'Alleanza atlantica
La NATO crea un comando negli USA e uno in Germania per avere “le forze giuste, nel posto giusto e al momento giusto”
Stoltenberg si congratula col nuovo premier Conte ed esalta il “ruolo chiave” che l'Italia svolge a sud dell'Alleanza e in Afghanistan. La nuova ministra della Difesa Trenta chiede di sostenere l'Italia nella lotta al terrorismo e nel suo ruolo nel Mediterraneo
L'Alleanza imperialista è presente a est per contenere la Russia e in Iraq e Afghanistan per combattere lo Stato islamico

Il 7 e 8 giugno nella nuova sede dell’Alleanza atlantica a Bruxelles si sono riuniti i 29 ministri della difesa della Nato. All’ordine del giorno c’erano il rafforzamento della struttura di comando Nato, la nuova struttura dell’Alleanza atlantica e la spesa della difesa nei paesi membri. In un momento di aperte contraddizioni interimperialistiche, manifestatesi apertamente all’ultimo G7 in Canada, la principale alleanza militare dell’imperialismo occidentale ha voluto lanciare un preciso segnale tramite il suo segretario generale, Jens Stoltenberg, che si è detto sì “preoccupato delle divergenze sul commercio, sul clima e sul nucleare iraniano” degli Stati membri, ma “allo stesso tempo” ha voluto precisare che “la NATO è in grado di rafforzare il legame transatlantico sulla sicurezza. Perché il Nord America, gli Stati Uniti e il Canada stanno effettivamente aumentando la loro presenza in Europa con più truppe, più attrezzature preposizionate, più esercitazioni. E gli alleati europei stanno aumentando le spese militari”.
E proprio per evidenziare l’”ottima salute” di cui gode la NATO, Stoltenberg ha annunciato le modifiche da apportare alla struttura di comando, con un incremento di oltre 1.200 persone, che la sede del nuovo Comando della forza congiunta per l’Atlantico avrà sede a Norfolk, Virginia, negli Stati Uniti e che quello per le forze in Europa sarà posto a Ulm, in Germania. Sottolineando che “l’alta disponibilità ad agire sotto l’egida della NATO è essenziale in un mondo sempre più imprevedibile” e che queste decisioni “saranno fondamentali per spostare le nostre truppe attraverso l’Atlantico e in Europa senza indugio, quando necessario. Per garantire che abbiamo le forze giuste, nel posto giusto e al momento giusto”. “Non si tratta di creare o schierare nuove forze – ha aggiunto il segretario generale della NATO – si tratta di aumentare la prontezza delle forze esistenti”. Una prontezza militare atta alla guerra imperialista che si baserà sui cosiddetti “Four Thirties” (Quattro Trenta), per cui gli “alleati” avranno a disposizione, entro il 2020, 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadroni aerei e 30 navi da combattimento pronti entro 30 giorni o meno.
Ribadito che la NATO è presente a Est, Polonia compresa, per contenere la Russia, “abbiamo aumentato la nostra presenza nella parte orientale dell’Alleanza – ha dichiarato Stoltenberg – come risposta ad un ambiente di sicurezza più difficile ed esigente, causato anche dal comportamento della Russia che si è annessa illegalmente la Crimea, destabilizzato l’Ucraina orientale e accumulato armi”, a Bruxelles i 29 ministri si sono concentrati anche sulla cooperazione NATO-UE e sulla missione di addestramento in Afghanistan, mentre l’8 giugno si è svolto l’incontro tra i rappresentanti dei paesi che partecipano alla “Global Coalition”, ossia la santa alleanza imperialista contro lo Stato islamico. A cui la NATO sta contribuendo con voli degli aerei spia “Awacs” e l’addestramento delle forze irachene e afghane.
Ad aprire i lavori il segretario alla Difesa USA James Mattis. L’Italia, secondo contributore dopo gli USA per numero di personale in quel criminale teatro, attualmente circa 1.100 unità, svolge un ruolo guida in seno alla coalizione, in due settori strategici come l’addestramento delle forze di polizia irachene e la lotta alle fonti di finanziamento dello Stato islamico.
E proprio all’Italia sono giunte le congratulazioni di Stoltenberg, trasmesse al nuovo premier Conte, “Non vedo l’ora di lavorare con lui”, perché “l’Italia è un alleato impegnato e stimato. Contribuisce alla nostra sicurezza condivisa e alla nostra difesa collettiva in molti modi diversi. Sono una delle nazioni guida in Afghanistan. L’Italia sta giocando un ruolo chiave anche quando si tratta di affrontare le sfide che vediamo a sud dell’Alleanza. E l’Italia ospita molte importanti strutture della NATO, tra cui il Joint Force Command di Napoli e la base di Sigonella in Sicilia, dove presto fonderemo i nostri nuovi droni di sorveglianza”.
Parole che hanno mandato in un brodo di giuggiole la nuova ministra della Difesa Elisabetta Trenta che presentatasi nella capitale belga con l’elmetto calzato, ha chiesto maggiore attenzione verso il cosiddetto fianco sud dell’Alleanza ed in particolare verso il Mediterraneo, area di diretto interesse strategico e cruciale per l’imperialismo italiano, assicurando “un cospicuo impegno nel contrasto al terrorismo”, attraverso attività di “proiezione di stabilità specie nel Mediterraneo, in Nord Africa e in Medio Oriente. L’Italia c’è, in ambito NATO, ONU e UE”. Al centro del colloquio con l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, nonché vicepresidente della Commissione europea, Federica Mogherini, Trenta ha ribadito il sostegno dell’Italia alla firma di una nuova dichiarazione congiunta per “migliorare la complementarietà NATO-UE e la mobilità militare”. “La difesa europea – ha aggiunto la ministra della Difesa – non è in contrasto con il ruolo della NATO, bensì rinforza il ruolo di questa nella sicurezza e nella difesa collettiva”. Per non farsi mancare niente, a ruota è arrivata la partecipazione all’incontro con gli altri ministri della Difesa dei paesi impegnati nella missione NATO in Lettonia a guida canadese.
L’11 giugno, lo stesso Stoltenberg in visita a Roma per incontrare Conte e i nuovi vertici politici italiani, ha ribadito tutta l’ammirazione ed espresso gratitudine per i militari italiani, dichiarandosi “colpito dalla professionalità e dalla dedizione dell’Italia a Herat in Afghanistan, nella missione K-For in Kosovo e nella EFP in Lettonia”.

20 giugno 2018