Bruxelles
Nessun accordo sui migranti al minivertice UE

 
Fino a non molto tempo fa la riunione del 19 giugno del consiglio dei ministri franco-tedesco, che si è tenuta al castello di Meseberg vicino a Berlino e copresieduta dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron, nel trattare i temi del bilancio della Ue avrebbe definito le posizioni dell'asse franco-tedesco, vidimate a seguire dal minivertice informale di Bruxelles del 24 giugno e poi dal vertice ufficiale del 28 giugno. Parigi e Berlino ce l'hanno messa tutta per impostare una posizione comune contro i flussi migratori ma questa volta lo scontro alimentato dai governi di destra apertamente fascisti e razzisti, compreso il nuovo arrivato dei ducetti Salvini-Di Maio, e dalla destra in altri paesi come nelle stesse Francia e Germania col ministro dell'Interno Horst Seehofer in prima fila a spingere la Merkel, ha fatto saltare qualsiasi intesa o compromesso parziale al minivertice e prospettato un nulla di fatto anche al vertice di fine mese che chiude il semestre di presidenza della Bulgaria; il testimone della guida formale della Ue, compresa la discussione sul tema migranti, passerà dall'1 luglio all'Austria guidata dal governo di destra del cancelliere Sebastian Kurz.
Macron e Merkel trovavano una intesa sul rafforzamento di Frontex, per migliorare il presidio militare delle frontiere esterne con la creazione di una vera e propria “polizia di frontiera” a guardia dei confini europei, restavano sul vago invece riguardo a argomenti “storici” quali la ripartizione dei rifugiati e dei migranti, su argomenti recenti quali la modifica delle regole di Dublino o su argomenti nuovi quali la costruzione di centri di detenzione, chiamati hotspot, nella regione del Sahel o nei Balcani. Su questa traccia si chiuderà anche il minivertice di Bruxelles del 24 giugno; troppo poco per definire un accordo a 27, resta spazio solo per intese “bilaterali o trilaterali”, o “tra più Stati che decidono di andare avanti assieme” magari limitandosi alle misure per bloccare i movimenti interni dei migranti già registrati, cui punta il piano di riserva di Merkel e Macron.
Il summit europeo informale sui migranti di Bruxelles, nato come una riunione a quattro tra Francia, Germania, Italia e Spagna, un direttorio allargato fra paesi imperialisti che contano nella Ue, si è allargato a sedici paesi; assenti in particolare i governi razzisti e xenofobi dell'Est europeo, i quattro di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) e i baltici, la testa di ponte di Trump nella Ue.
Macron passava prima da Madrid dove col premier spagnolo Pedro Sanchez definiva una proposta in quattro punti: il primo era che “lo sbarco di migranti avvenga nel porto sicuro più vicino”, una regola già prevista dalle convenzioni internazionali violata bellamente dal governo nero, fascista e razzista Salvini-Di Maio guidato dal premier fantoccio Giuseppe Conte. Il tandem franco-spagnolo proponeva la creazione “di centri chiusi con mezzi finanziati dall’Europa nei paesi più sicuri e vicini di sbarco, con un’organizzazione europea per esaminare i dossier”; in altre parole i lager degli hotspot gestiti a livello comunitario non vanno costruiti in Africa, come avevano concordato Conte e Macron nel loro vertice di Parigi del 15 giugno, ma nei paesi di sbarco, tipo l'Italia, sollevando tuoni e fulmini dal governo di Roma impegnato a fermare “l'invasione” dei migranti nonostante nei primi sei mesi dell'anno siano stati poco più di 11 mila dalla Libia, in drastico calo di oltre l'80% rispetto al numero dello stesso periodo del 2017, grazie alle misure fasciste del governo Gentiloni. Ripartizione dei migranti, rapidi respingimenti e rimpatrii completavano il piano franco-spagnolo che infine prevedeva “sanzioni finanziarie” per i Paesi che si rifiutino di accogliere i rifugiati.
Dopo settimane di fuoco a alzo zero contro contro le regole della Ue, Malta, Francia e Spagna a opera del ministro dell'Interno Matteo Salvini sul tema migranti, si presentava a Bruxelles il primo ministro Conte col suo piano dal pomposo titolo “Strategia europea multilivello” che, assicurava, “vi garantisco che sarà un radicale cambio di approccio sul tema” e annunciava in favore di telecamere che sarebbe stata al centro della discussione del minivertice. Altre fonti Ue non confermavano l'importanza del documento che, sottolineavano, riprendeva per la maggior parte proposte della Commissione di Junker.
Le “novità” della proposta del governo di Roma riguardano in particolare la separazione tra il porto che accoglie i migranti salvati in mare e il Paese che esamina le richieste d'asilo, non lo stesso secondo Dublino, e la richiesta esplicita di distribuire i migranti cosiddetti economici. Per avere una sponda da Berlino il documento italiano considerava anche il contrasto ai movimenti secondari, quelli interni alla Ue dei migranti già registrati, da affidare a “intese tecniche tra paesi maggiormente interessati”.
L'intesa al vertice riguardava solo il rafforzamento di Frontex e la necessità di finanziare il Trust fund per l'Africa, cioè il fondo con cui l'Ue finanzia progetti di sviluppo ma soprattutto mezzi militari ai Paesi del Sahel per controllare i loro confini. Già non era previsto un documento formale del vertice ma quando a metà pomeriggio la cancelliera tedesca lasciava Bruxelles era evidente che il negoziato era già finito e si chiudeva con un nulla di fatto.

27 giugno 2018