Dal primo luglio
Stangata su luce e gas: 45 euro a famiglia

 
Dal primo luglio le famiglie italiane spenderanno 45 euro in più in bollette; più precisamente, un aumento del 6,5% sulla bolletta della luce e dell'8,2% sul gas.
Ecco dunque chi pagherà l’aumento globale dei prezzi delle materie prime, ed in particolare di quelle energetiche che, per fare un esempio, hanno visto il Brent (indice del petrolio) saltare del +57% da inizio anno. All’incremento dei costi prelevati direttamente dalle tasche della popolazione, va aggiunto un altro + 9,4% quale rincaro del prezzo medio dei carburanti in un anno certificato dall’Istat, insieme ad un costo della vita generale che continua a salire del +1,4% incrementando ulteriormente i nuovi esborsi.
 

Nuovi costi, altri profitti delle multinazionali dell’energia
Una nuova tassa dunque, che se ne va tutta nelle tasche delle multinazionali dell’energia, e che però, in realtà, rappresenta solo l’antipasto di altri e più pesanti salassi: nei fatti i 45 euro di aumento annuo a famiglia sono calcolati confrontando il periodo dal settembre 2017 allo stesso mese del 2018, contro lo stesso periodo del biennio precedente; se però si proiettano gli stessi costi delle nuove bollette per 12 mesi, fino al giugno 2019, la stangata è di ben 117 euro e non dei 45 dichiarati dall’Autorità competente. L’Unione dei consumatori, autrice di questa seconda modalità di confronto, sottolinea che anche questo conteggio rischia di essere riduttivo, poiché il prezzo delle materie prime continua ancora incessantemente a salire e poi perché sullo sfondo di tutto ci sono i relativi oneri che nessuno si prende la briga di considerare. Fra l’altro, in una nota, l’Autorità fa presente che l’energia elettrica avrebbe portato ad un aumento del 12,5%, poi stornato del 6% dalla riduzione di alcuni costi fissi in bolletta, che però nel semestre successivo dovranno essere reintegrati. Leggi dunque un altro 6% di aumento in più.
 

Fra i pochi tagli, arriva quello dei fondi destinati alle rinnovabili
Tuttavia, fra gli storni a oggi appaiono anche le misure a “sostegno alle rinnovabili”; taglio che deve far riflettere poiché, se davvero si volesse perseguire la strada delle rinnovabili a discapito delle energie fossili, questa voce avrebbe dovuto essere la sola voce in aumento, a fronte di altre riduzioni. Naturalmente, sul tema “rinnovabili”, accordi di Parigi ecc., rimangono in essere tutte le perplessità e le critiche da noi espresse in numerosi articoli pubblicati in passato su questo giornale.
 

Le reazioni delle associazioni dei consumatori
L’Unione nazionale dei consumatori denuncia che le maggiori ripercussioni saranno a carico delle famiglie numerose e di quelle a basso reddito a causa dell’introduzione del solo principio “chi più consuma più paga” che non tiene minimamente conto né dei componenti della famiglia, né del reddito; contestualmente l’associazione è stata altrettanto chiara nel precisare che ciò è responsabilità diretta dei governi che fino a ieri si sono succeduti portando avanti le stesse politiche sul fronte energetico, sia produttive che distributive. “Ci si interroga se questo balzo spropositato non sia un tentativo di far sloggiare in anticipo le famiglie dal mercato di maggior tutela in previsione della sua fine, prevista tra un anno esatto”. Con queste parole il portavoce dell’UNC getta un’ombra, autorevole, sul modello distributivo dell’energia, facendo intendere che questo stato di cose sia utile soprattutto al proliferare di altre offerte a prezzo fisso, possibili solo sul mercato libero e affidate alla concorrenza tra gli operatori. Su questo “nuovo” quanto probabile aspetto, la UNC ha affermato con convinzione che non sarebbe questo – il mercato libero - un efficace argine agli aumenti. Federconsumatori invece ha lanciato una petizione per chiedere la rimodulazione degli oneri di sistema ed il miglioramento dell’accessibilità dei bonus energia per i più poveri, applicando fino in fondo la legge in materia, per certi aspetti, praticamente ignorata.

11 luglio 2018