Formigoni condannato per corruzione: sequestrati beni per 5 milioni

Dopo la condanna a sei anni per corruzione inflittagli lo scorso 22 dicembre dalla decima sezione penale del Tribunale di Milano alla fine del processo di primo grado sul caso Maugeri e San Raffaele; il 20 giugno la Corte dei Conti ha annunciato anche il sequestro cautelare di 5 milioni a carico di Roberto Formigoni.
“Ho solo la pensione, tutt’altro che d’oro, e se anche questa mi venisse tolta, allora vivrò d’aria!” si è lamentato l'ex boss di Comunione e Liberazione nonché ex governatore della Lombardia, ex deputato, ex senatore e ex europarlamentare prima con Berlusconi e poi con l'Ncd.
La vicenda per cui Formigoni è stato condannato è relativa alle facilitazioni sui rimborsi per i ricoveri alla Fondazione Maugeri di Pavia, uno dei più importanti ospedali lombardi, specializzato in terapie di riabilitazione, concesse in cambio di vantaggi patrimoniali per ben 8 milioni di euro elargiti in denaro contante, viaggi, cene in ristoranti di lusso e la piena disponibilità di tre yacht che il boss politico lombardo ha ricevuto in qualità di presidente della Regione Lombardia ininterrottamente dal 1995 al 2013.
Formigoni finisce alla sbarra il 6 maggio del 2014 insieme ad altre otto persone accusate a vario titolo di avere sottratto 56 milioni di euro dalle casse della Fondazione.
Secondo l’accusa Formigoni che, ricordiamo, ha sempre dichiarato di vivere, all’interno del movimento di Comunione e Liberazione, come memor domini , ossia come laico che osserva i precetti della regola monastica benedettina consistenti nella povertà, castità e obbedienza, insieme all’ex assessore della Regione Lombardia, Antonio Simone e all’imprenditore Pierangelo Daccò, avevano costituito una vera e propria associazione a delinquere della quale ritengono essere stato a capo proprio il Formigoni, tanto che nella loro requisitoria avevano richiesto al Tribunale di condannare a nove anni di carcere il memor domini lombardo come promotore dell’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e ad altri reati, per avere messo a disposizione, assieme ad altri imputati, la sua funzione - scrivono i magistrati nella richiesta di rinvio a giudizio - “per una corruzione sistematica nella quale tutta la filiera di comando della Regione è stata piegata per favorire gli enti suoi amici che poi lo pagavano”.
La confisca degli ingenti beni di cui il memor domini aveva piena disponibilità e che ora la Corte dei conti ha posto sotto sequestro riguardano fra l'altro: quadri d’autore, un trilocale di lusso a Sanremo, cinque unità immobiliari (due box, un terreno, un ufficio e un negozio) a Lecco, tre auto di grossa cilindrata, tre conti correnti, su cui non si sa quanto ci sia, e la metà di villa Arzachena in Sardegna, 13 stanze, 8 bagni, cucina, verande, salone e ampio solarium attorno alla piscina.
Ma la procura contabile ha messo gli occhi anche sui vitalizi previsti per gli ex parlamentari (e lui è stato senatore nella XV legislatura, e deputato nella X e nella XII), oltre che su quanto maturato durante gli anni da europarlamentare (eletto nel 1984 e nel 1989) più vitalizio e Tfr di quando era al vertice della Regione Lombardia.

18 luglio 2018