Ai nuovi proprietari dell'Ilva impunità per i reati ambientali
Gli ambientalisti: “Di Maio dà licenza di inquinamento”


 
A rendere ancor più inaccettabile l’accordo ILVA – Arcelormittal dal punto di vista sanitario e ambientale, è senz’altro il suo articolo due, comma sei, nel quale si legge: “Ai fini della valutazione delle condotte connesse all’attuazione dell’Aia e delle altre norme a tutela dell’ambiente, della salute e dell’incolumità pubblica le condotte poste in essere non possono dar luogo a responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario”. In altre parole, questa norma inserita già nell’accordo del gennaio 2015 dal governo Renzi e criticata aspramente dai 5 Stelle anche in riferimento alla disputa Calenda – Emiliano tutta interna al PD, non è che un condono tombale su eventuali reati ambientali: se nell’applicazione dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA), vengono commessi dei reati dal gruppo rilevante, questi vengono abbonati.
Una protesta corale si è levata dagli stessi comitati ambientali che in campagna elettorale avevano dato forza e sostegno, fino al voto di marzo, ai pentastellati, e che oggi denunciano a gran voce che “Arcelor potrà inquinare non si sa bene fino a quando, e senza che la magistratura possa intervenire”. Un tradimento bello e buono, ed anche molto pericoloso per i tarantini, della sedicente "tolleranza zero" sbandierata ai quattro venti dal premier Conte e dal governo gialloverde (ma in realtà nero) in campagna elettorale ed in questi primi mesi di governo sui temi della giustizia e dell’ambiente; ora Di Maio si rende complice con Salvini e Conte di aver offerto una vera e propria immunità agli imprenditori franco-indiani, sulla pelle delle popolazioni che da decenni subiscono le gestioni criminali dei Riva e l’incapacità, o meglio il collaborazionismo, dello Stato borghese e dei suoi governi. Secondo le cronache della trattativa, ArcelorMittal aveva messo "l’articolo due comma 6" come condizione per continuare a trattare, ed era per questo che Di Maio già nel 2015, attaccava giustamente Renzi per aver inserito la norma nel contratto; adesso però è lui, insieme all’altro ducetto fascioleghista, ad aver offerto ad una multinazionale una immunità penale che non esiste per nessuna azienda, in nessun’altra parte del mondo.
Fra l’altro, sempre secondo gli ambientalisti ed i loro legali, la stessa norma violerebbe anche la Costituzione sul tema della salute pubblica; intanto, arrivano critiche anche da parte della Curia che ha affermato di quanto “Non lascia assolutamente sereni il permanere dell’immunità penale, estesa ora a chi gestirà lo stabilimento”. Oltre a quanto già affermato, è opportuno sottolineare che il tema ILVA è stato determinante per l’affermazione dei 5 Stelle al Sud, in Puglia, ed in particolare a Taranto dove una parte della popolazione che aveva abbracciato l’astensionismo elettorale principalmente come atto politico di rifiuto in un terra dove si muore di tumore e i partiti e i sindacati, giornalisti e curia andavano a braccetto col padrone, aveva finito per dare fiducia al Movimento 5 Stelle.
I 5 Stelle hanno più volte affermato che l’ILVA sarebbe stata chiusa, e l’hanno riconfermato anche per bocca di Di Maio poco prima di diventare vice premier, recatosi a Taranto per parlare della difesa della salute dei bambini. Una bella faccia tosta, la stessa ostentata anche appena dopo l’accordo, liquidando i microfoni ormai amici, sostenendo che sarebbe stato siglato “il miglior accordo possibile nelle peggiori condizioni possibili”, dimostrando nei fatti che il M5S ha fatto campagna elettorale, e nulla più, soffiando sulle polveri mortali dello stabilimento. Dichiarazioni che nessuno avrebbe trovato stupefacenti se le avesse fatte Berlusconi o Renzi, o qualsiasi altro politicante borghese della prima o della seconda repubblica neofascista; noi, a differenza di altri, non ci stupiamo nemmeno di Di Maio che sta giorno dopo dimostrando la sua vera faccia e quella dei dirigenti del Movimento 5 Stelle che noi definimmo già all’indomani delle prime affermazioni di stampo esclusivamente grillino, “Puntello del capitalismo”. Certamente sarà sua la responsabilità di ogni ulteriore impatto ambientale e di ciò che persisterà, del fatto che a fronte di diecimila posti di lavoro salvi ci sono 3 mila licenziati e 170 mila persone, comprese le famiglie di quei lavoratori e loro stessi, che continuano a respirare aria tossica e mortale, pagando ancora l’accettazione dello scambio salute-lavoro che ha rovinato la prospettiva di vita e di sviluppo per questo territorio.
Anche il Movimento 5 Stelle ha ormai abbandonato la rivendicazione del “lavoro in salute”, e l’ha fatto nel caso limite del siderurgico, nella situazione modello dell’ILVA, principale terreno di lotta tra il capitalismo ed i bisogni della popolazione, avvantaggiando l’uno a spese dell’altro. Un'altra inconfutabile conferma di cui coloro che guardano da sinistra il Movimento 5 Stelle, non possono non prendere atto.
 

26 settembre 2018