Come i fascisti
Di Maio si affida ai militari

 
Il governo Conte è sempre più militarizzato.
Di Maio, seguendo la “migliore” tradizione dei fascisti al governo, ha scelto il generale di brigata dei carabinieri Leonardo Alestra come nuovo capo dell'Ispettorato generale del lavoro, che afferisce al Ministero del Lavoro diretto dal ducetto grillino. Il quale, per giustificare la nomina del carabiniere già comandante provinciale a Reggio Calabria, ha detto: “abbiamo voluto dare un importante segnale contro il lavoro nero e il caporalato: finirà il tempo della vessazione delle imprese per fare numeri e ci si dedicherà alle cose serie”. Parole che hanno lo stesso significato delle politiche sociali finora messe in atto dal governo: nulla.
In verità non c'è proprio nulla che richieda la nomina di un militare a capo della lotta contro il lavoro nero e il caporalato. Anche perché la risposta da dare a questi gravissimi problemi non può certo essere di natura militare: vanno eliminate le cause che li generano, a partire dalla precarietà del lavoro, il reato di immigrazione clandestina, la mancanza pressoché totale di controlli serrati e seri.
Non che nell'esecutivo manchino uomini e donne in uniforme. Anzi! Ad agosto il generale Antonio Maggiore è stato nominato direttore dell'Agenzia delle entrate, un'altra nomina militare apparentemente inspiegabile. E ben due ministri arrivano dagli stessi ambienti: il titolare dell'ambiente Sergio Costa è un generale della Forestale, assorbita due anni fa nei carabinieri per decisione del governo Renzi, mentre al fondamentale dicastero della Difesa la ministra Trenta è riservista dell'Esercito.
In realtà tutto questo si spiega semplicemente con una parola: militarizzazione del Paese. Quella militarizzazione che è nel Dna dei fascisti e ora anche del M5S.

3 ottobre 2018