Vendetta di magistrati di destra. Duro attacco di Di Maio, Salvini e Sibilia
Arrestato il sindaco di Riace che accoglieva i migranti
Mimmo Lucano è accusato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina e affidamento diretto della raccolta rifiuti. Il gip cassa le accuse più gravi
Grande manifestazione nazionale di solidarietà a Riace

 
Se il decreto “sicurezza” legittima e allarga la repressione contro i migranti e le proteste, l'arresto di Domenico “Mimmo” Lucano ha inaugurato una nuova fase del regime neofascista imbastita da Salvini, con la copertura di Di Maio e Conte. Che ora ha sdoganato anche gli arresti politici e le vendette altrettanto politiche eseguite tramite la magistratura.
Ripercorriamo sinteticamente i fatti. Mimmo Lucano viene messo ai domiciliari dalla Guardia di finanza il 2 ottobre. L'accusa, a seguito di un'inchiesta condotta dalla procura di Locri e partita su segnalazione della prefettura di Reggio Calabria, che da tempo cerca di incastrarlo, è di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e affidamento fraudolento degli appalti per la raccolta di rifiuti a cooperative create e gestite soprattutto da migranti del riacese. Sul primo punto, l'unico fatto a cui si fa riferimento è una conversazione telefonica in cui Lucano accenna alla possibilità di combinare un matrimonio per una ragazza nigeriana onde permetterle di restare in Italia.
Non ci vuole grande acutezza per capire che il mandante politico e, forse, anche pilota organizzativo della manovra è Salvini (tanto più essendo ministro dell'Interno). Il quale ha beffardamente gongolato su Twitter: “Accidenti, chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l'Italia di immigrati”. Compiacendosi chiaramente dell'arresto di Lucano e rivelando che il suo vero obiettivo non era veramente arrestare un delinquente (cosa che comunque il sindaco di Riace non è) ma mettere a punto una vendetta tutta politica. E qui il M5S non è solo imbelle, ma corresponsabile: il sottosegretario all'interno Carlo Sibilia, pentastellato, ha infatti appoggiato Salvini sostenendo che “Riace non è un modello”.
Il “modello Riace”, che oggi riempie i media, consiste essenzialmente nel sistema di accoglienza dei migranti messo in piedi da Lucano, sindaco di Riace dal 2004, prevalentemente per combattere lo spopolamento del paese (che oggi ha poco più di 2 000 anime). Ai migranti è dato il comodato d'uso gratuito delle case disabitate e gli stessi ricevono buoni da spendere in negozi convenzionati. Grazie ai fondi statali, recentemente tagliati dallo stesso Salvini, sono state avviate cooperative che danno lavoro a migranti e riacesi. Si tratta di una rete di solidarietà attiva e funzionante, che ha sottratto tantissimi migranti alla criminalità, al degrado e allo sfruttamento selvaggio. Attirandosi chiaramente le ire del governo razzista. Oltre che della 'ndrangheta.
Dopo l'arresto il gip di Locri ha stracciato le accuse più pesanti mosse a Lucano, fra cui associazione a delinquere, truffa aggravata, concorso in corruzione, abuso d'ufficio, malversazione... e continuerebbe ancora la lista dello stillicidio amministrativo con cui gli scagnozzi del governo volevano demolire Lucano e il “modello Riace”. Il gip ha riscontrato “assoluta carenza di riscontri estrinseci”, ha parlato di “congetture, errori procedurali, inesattezze” presenti nell'inchiesta, addirittura ha sbugiardato certi presunti “testimoni” contro Lucano come persone “tutt'altro che attendibili” . Ma soprattutto, ha scritto che la gestione dei fondi è stata sì disordinata, ma “non ci sono illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo”.
Ciò vuol dire che se anche Lucano ha infranto la legge, cioè se non è stato del tutto attento ai cavilli burocratici del caso, comunque non l'ha fatto per arricchirsi personalmente. Possono dire lo stesso Salvini e la Lega con i 49 milioni che si sono intascati e che si rifiutano di restituire? Cosa ci dice del loro governo il fatto che dedichino i loro sforzi a perseguitare il sindaco di Riace con denaro pubblico che sarebbe speso molto meglio nella lotta contro la 'ndrangheta, il malaffare e la corruzione che serpeggiano in Calabria?
Da una parte, la posizione del gip potrebbe mettere i bastoni fra le ruote al procedimento contro Lucano. La grande solidarietà di piazza dal canto suo ha dimostrato che i delinquenti fascio-razzisti al governo non hanno il sostegno delle masse del Paese. Il 6 ottobre Riace è stata attraversata da 5mila manifestanti, che hanno invaso il piccolo paesino al canto di “Bella ciao” e con cori come “Mimmo libero, Riace non si arresta”, “Apriamo i porti, mandiamo via Salvini”, “Le nostre città sono troppo belle per lasciarle a Lega e 5Stelle”. Nonostante la pioggia, il lungo corteo non si è limitato a sfilare sotto casa di Lucano per esprimergli vicinanza e solidarietà e chiederne la scarcerazione. È confluito verso l'anfiteatro, cuore del paese, dove si sono susseguiti a lungo interventi di denuncia della politica razzista e antimigranti di questo governo Salvini-Di Maio ma anche dei precedenti Renzi e Gentiloni.
Manifestazioni di solidarietà si sono tenute in ogni parte della penisola: dagli oltre mille presenti a Milano lo stesso giorno (si veda il servizio a parte) a Cagliari, da Asti a Bologna, da Roma a Viterbo. È difficile tenere conto di tutte le iniziative e i sit-in che si sono svolti anche nei quartieri e nei piccoli paesi.
Per noi non ci sono dubbi: nonostante tutti i suoi limiti il “modello Riace” va ora risolutamente difeso contro gli attacchi del governo Salvini-Di Maio, perché questo attacco è parte integrante della sua offensiva fascista, liberticida e razzista. Mimmo Lucano è un prigioniero politico, deve essere liberato subito.
La mobilitazione sviluppatasi spontaneamente dimostra che la boria fascio-leghista non è incontrastata, anzi c'è sempre più indignazione per gli atti e i soprusi del governo. La lotta può cacciarlo via.

10 ottobre 2018