Bocciando il referendum sulla Macedonia del Nord
I macedoni negano l'ingresso del paese nella Nato e nell'Ue
Alle urne solo il 37% dell'elettorato

 
Il 91,46% dei votanti ha risposto di sì al quesito referendario del 30 settembre in Macedonia, alla domanda “Sostieni l’adesione all’Ue e alla Nato accettando l’accordo tra Macedonia e Grecia?”, voluto dal governo diretto dal premier socialdemocratico Zoran Zaev ma il referendum non è valido perché l'affluenza alle urne, certificata dalla Commissione elettorale statale, è stata di soli 666.743 voti, pari al 36,91% su 1.806.336 elettori registrati, un dato ben lontano dal quorum richiesto del 50% più uno. Il governo di Skopje con una faccia di bronzo senza pari dichiarava che il referendum era solo consultivo e che la questione sarà decisa in parlamento. Intanto la bocciatura nel referendum sulla Macedonia del Nord, il nuovo nome definito nell'intesa con la Grecia, è un importante segnale politico dei macedoni che negano l'ingresso del paese nella Nato e nell'Ue.
Lo scorso 12 giugno i governi macedone di Zaev e greco di Alexis Tsipras firmavano dopo quasi 25 anni di trattative un accordo sul riconoscimento da parte di Atene del nome della vicina repubblica. La Grecia ha una regione che si chiama Macedonia e sosteneva di non volere lo Stato confinante con lo stesso nome della propria regione per eliminare pretese sul suo territorio. L'intesa stabiliva il nome di Repubblica di Nord Macedonia, di mantenere il nome macedone per l’etnia e la lingua mentre sui documenti la nazionalità sarà macedone/cittadino della Repubblica di Nord Macedonia. In cambio il governo di Atene prometteva di revocare il veto per l’adesione a Nato e quella presentata alla Ue e ferma dal 2004. La bocciatura dell'intesa nel referendum comporta che l’ex Stato jugoslavo continuerà ancora a chiamarsi con l’acronimo inglese di Fyrom, “ex repubblica jugoslava di Macedonia”, assunto 27 anni fa, l’8 settembre 1991, al momento della proclamazione dell’indipendenza della Repubblica dall’ex Jugoslavia.
La lista dei rappresentanti diplomatici stranieri che hanno fatto la fila a Skopje nelle settimane prima del referendum per perorare la causa del sì va dall'Alto responsabile della politica estera dell’Ue Federica Mogherini alla cancelliera tedesca Angela Merkel, al primo ministro austriaco Sebastian Kurz, al ministro della Difesa italiana Elisabetta Trenta, al ministro britannico per l’Europa e le Americhe sir Alan Duncan, dal segretario alla Difesa Usa James Mattis al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. La Nato ha un peso importante nella regione e nel sostegno a governi “amici”, tenuti sotto controllo anche con una rete di basi militari rimaste in loco per il controllo della regione balcanica, dopo l'aggressione imperialista intervenuta nelle guerre scoppiate per la dissoluzione della ex Jugoslavia. “Non restate a casa il 30 settembre, in questo giorno storico. Cogliete l’occasione e dite chiaramente che tipo di futuro volete”, aveva sollecitato la cancelliera Merkel nella sua visita a Skopje. Non vogliono entrare nella Nato e nella Ue, ha risposto il popolo macedone facendo fallire il referendum e non approvando l'intesa con la Grecia.

10 ottobre 2018