Scongiurati momentaneamente i licenziamenti grazie all'esemplare lotta dei lavoratori e della popolazione
Accordo alla Bekaert di Figline
Al referendum vincono i sì
Ma i 318 lavoratori rischiano ancora di finire in mezzo alla strada

Nella notte tra il 2 e 3 ottobre è stato firmato al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) l'ipotesi di accordo che riguarda lo stabilimento ex Pirelli di Figline Valdarno, in provincia di Firenze.
La fabbrica, adesso in mano alla Bekaert, è sempre stata specializzata nel fabbricare “l'anima” degli pneumatici, la steel cord , la cordicella d'acciaio che rinforza le gomme. Nel 2014 passò dalle mani di Tronchetti Provera a quelle della multinazionale belga, con relativo dimagrimento del personale, 50 dipendenti furono licenziati.
Improvvisamente nel 2018 l'azienda ha comunicato l'intenzione di chiudere lo stabilimento del Valdarno entro 75 giorni per trasferirlo in Romania spedendo a casa i 318 dipendenti. Superato il primo stupore e la rabbia del momento i lavoratori hanno subito risposto con l'occupazione della fabbrica il 22 giugno, occupazione che con un presidio permanente è durata fino a oggi.

Una lotta esemplare
Quella della Bekaert è stata una lotta dura e prolungata, non ancora terminata, che rappresenta un esempio per tutte le altre vertenze dove si vuole scaricare sui lavoratori gli effetti della crisi capitalistica oppure (ed è il caso della Bekaert) si dismettono stabilimenti che occupano un posto di rilievo nell'economia di un territorio per reinsediarli dove lo sfruttamento dei lavoratori è favorito da leggi più arretrate e da costi economici minori.
È stata una lotta esemplare poiché oltre ai lavoratori e ai sindacati direttamente interessati è riuscita a coinvolgere tutta la popolazione del Valdarno e anche oltre, delle provincie di Firenze e Arezzo, presente alle manifestazioni a supporto della vertenza. Associazioni, comitati e partiti (compreso il PMLI) hanno dato il loro sostegno, mentre raccolte fondi e concerti di solidarietà hanno mostrato come attorno ai lavoratori Bekaert si fosse creato un ampio fronte di lotta.
Di fronte a tutto questo attivismo le istituzioni locali non si potevano tirare indietro e le amministrazioni comunali di Figline-Incisa e del Valdarno, assieme alla Regione Toscana e al suo presidente, Enrico Rossi, si sono attivate per riuscire a dare delle risposte concrete ai 318 licenziati, alle loro famiglie, ai lavoratori dell'indotto.
Lo stesso ha dovuto fare il governo, e in particolare Di Maio, chiamato direttamente in causa in quanto Ministro del Lavoro. Il vice-premier in quota 5 Stelle davanti ai cancelli della Bekaert ha promesso di reintrodurre la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, un altro sostegno economico eliminato “grazie” al Jobs Act. Ciò è stato fatto con il “Decreto emergenze”, relativo al Ponte di Genova. Una misura che andrà non solo a vantaggio della Bekaert, ma di tutti i lavoratori che si trovano nelle stesse condizioni.

L'accordo
L'intesa firmata al Mise prevede la cig per i 318 dipendenti per tutto l'anno 2019, fino alla fine del 2018 l'azienda continuerà nella produzione della steel cord. Per il sostegno alla reindustrializzazione, Bekaert si impegna a promuovere progetti che non siano suoi concorrenti, ad eccezione del settore Hose Wire (tubi flessibili). I piani industriali dovranno essere solidi. Fattori prioritari di valutazione della loro accettabilità saranno il mantenimento dei livelli occupazionali, la leadership del proponente nel settore di appartenenza e tempistiche accettabili.
Per favorire questo processo, Bekaert si impegna a praticare uno sconto sul prezzo di vendita del sito direttamente proporzionale alla forza lavoro riassorbita, nella misura di 40.000 euro per ogni lavoratore reimpiegato. Il Governo si impegna a coinvolgere Invitalia (la sua Agenzia per gli investimenti produttivi), per sostenere i progetti degli investitori, in sinergia con la Regione Toscana e con le altre istituzioni. Insieme renderanno disponibili tutti gli strumenti e gli incentivi possibili secondo la legge.
In ordine alla riqualificazione del personale sarà la Regione a fare la parte principale, attraverso le sue politiche attive per il lavoro, volte a permettere agli ex dipendenti Bekaert di acquisire le competenze richieste dai nuovi investitori. Per il loro ricollocamento attivo verrà realizzato un programma di continuità occupazionale che prevede un incentivo di 10.000 euro per i nuovi imprenditori di aziende di Figline e aree limitrofe per ogni dipendente nuovamente assunto tra i 318 licenziati.
Nell'intesa firmata a parte, sottoscritta soltanto dalle organizzazioni sindacali e dall'azienda, si definiscono le condizioni per la concessione degli incentivi all'esodo. Si va dalle 6 mensilità per chi ha un'anzianità inferiore ai 15 anni fino ad arrivare alle 24 che spetteranno a coloro che vantano una presenza in azienda superiore ai 25 anni. Tremila euro di incentivo sono previsti per coloro che durante la cassa integrazione matureranno il diritto alla pensione. La Bekaert relazionerà trimestralmente a governo, Regione e organizzazioni sindacali sullo stato di attuazione del Piano di riassunzione e reindustrializzazione.

Il referendum
L'accordo è stato sottoposto al giudizio dei lavoratori. L'esito era scontato perché di fronte ai licenziamenti immediati essere riusciti a posticiparli di almeno 15 mesi è comunque un risultato importante. Su 318 aventi diritto hanno votato in 298, di questi 280 sono stati i favorevoli, 17 i contrari, una scheda bianca.
Rimane comunque il rischio che alla fine di questi 15 mesi (produzione più cig) i 318 lavoratori più 100 dell'indotto finiscano in mezzo alla strada. La stessa Cgil fiorentina ne sembra cosciente. "L'ipotesi di accordo è stata approvata. Essenziale - afferma la Fiom- adesso non perdere di vista l' obiettivo e non dimenticare che il conflitto è ancora in corso, il posto di lavoro non è salvo e la lotta continua. Ora inizia la lotta per la riconversione della fabbrica e non dipenderà solo da noi".

17 ottobre 2018