Importante iniziativa patrocinata dal comune della Rufina, in provincia di Firenze
“Il Bolscevico” e l'Archivio del '68 di Firenze accendono i riflettori sul Sessantotto
Emerse le diverse interpretazioni di quello storico avvenimento. Sottoscritti illustra la posizione dell'Organo del PMLI
Inaugurata una mostra che rimarrà per giorni nella biblioteca comunale

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Rufina
Sabato 13 ottobre a Rufina (Firenze), nella biblioteca del comune, si è tenuta una importante iniziativa dal titolo “Sessantotto. 1968–2018. A cinquant’anni dalla grande rivolta operaia e studentesca”. L’iniziativa è stata promossa dal Comitato Valdisieve, per l’occasione denominato “Comitato ’68 e dintorni” in collaborazione con l’Archivio del Sessantotto di Firenze e “Il Bolscevico” e patrocinata dal comune di Rufina, nello specifico, dall’assessore Daniela Galanti alla quale rinnoviamo i ringraziamenti per la propria disponibilità. Stavolta però i media – cronache locali dei principali quotidiani, radio e tv locali – non hanno neanche accennato all’iniziativa, il che è un fatto preoccupante e senza precedenti trattandosi di un appuntamento patrocinato dal comune che solitamente ha spazi pubblicitari ovunque; naturalmente sono state affisse locandine dai compagni in paese, oltre a numerosi inviti via email. Sul sito del Comune di Rufina è stato regolarmente pubblicato l’evento nello spazio apposito.
Di fronte a qualche decina di partecipanti, l’assessore alla cultura Daniela Galanti ha presentato i relatori ed ha buttato sul tavolo la domanda “Cosa ci rimane del Sessantotto oggi?” in modo da aprire gli interventi. Per l'occasione è stata inaugurata nella stessa biblioteca una mostra sul Sessantotto in cui spiccano dei pannelli con diversi numeri de “Il Bolscevico” e una foto storica del 1969 del compagno Giovanni Scuderi in piazza.
 

L’intervento di Giovanni Pallanti
Il primo a parlare è stato Giovanni Pallanti, relatore contattato dall’amministrazione comunale, democristiano, laureato in lettere e in scienze sociali, saggista ed opinionista per La Nazione e Toscana Oggi, già vicesindaco di Firenze in quota DC con la giunta pentapartito Morales. L’intervento si è aperto con una provocazione, mascherata e spacciata per riflessione, sull’origine politica democristiana del Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi che si è comunque “meritato” l’avvio delle relazioni sul tema. La sua è stata una disamina reazionaria ed anticomunista, centrata sul fatto che il Sessantotto non fu vera rivoluzione, ma un processo che sfociò nel terrorismo come suo naturale epilogo. Sostanzialmente ha sostenuto che chi scendeva in piazza in quegli anni non ha raccolto niente poiché è “la massa stessa che una volta si butta a sinistra ed un’altra a destra”. Pallanti ha invece messo l’accento sul cosiddetto altro Sessantotto, anticomunista, che avrebbe il suo culmine nei fatti di Praga. Addirittura si è spinto a sostenere che già il ‘56 a Budapest, di natura completamente diversa, fu la vera anticipazione di questo tipo di sessantotto. Il resto è stato un susseguirsi di attacchi al socialismo sovietico senza distinzioni ed allo spontaneismo dei movimenti di massa. Da notare che non appena è arrivato, in ritardo, costui si è messo a sfogliare con attenzione la copia de “Il Bolscevico” che era sul tavolo della presidenza.
 

L’intervento di Vito Nanni
Il secondo intervento è stato quello di Vito Nanni dell’Archivio del Sessantotto di Firenze, ex docente, che con l’ausilio di immagini ha esposto il tema del “Sessantotto nel mondo”. Tanti gli avvenimenti raccontati, e tutti molto interessanti; dalla Germania ovest, la cui polizia continuava sostanzialmente ad essere nazista (così come in Italia continuava ad essere fascista) e dove furono inasprite le leggi repressive contro “gli insorti” come venivano chiamati i manifestanti, alla Spagna fascista che costituì un tribunale speciale per gli studenti e dove la ribellione colpì anche la chiesa spagnola che appoggiava il dittatore Franco fin dal 1936, passando per il maggio francese, il primo in Europa, fino al Messico ed agli Usa con l’assassinio di Martin Luther King ed il Vietnam, solo per citarne alcuni. Non è mancata all’esposizione la “primavera di Praga”, il Giappone dove gli studenti manifestarono principalmente contro l’aggressione USA al Vietnam e furono anch’essi brutalmente repressi ed anche la Cina di Mao con un accenno alla Rivoluzione Culturale Proletaria. In sostanza Vito Nanni, anche in risposta al precedente intervento di Pallanti, ha affermato che il Sessantotto non fu solo terrorismo, ma anche a soprattutto una “semina di libertà” che ha portato ad importanti riforme sociali e di genere senza precedenti nella storia del nostro Paese, incluso lo Statuto dei Lavoratori del 1970.
 

L’intervento di Loris Sottoscritti
Ha chiuso le relazioni il compagno Loris Sottoscritti, redattore capo de Il Bolscevico, che ha innanzitutto precisato l’origine politica del compagno Scuderi nella DC ed il suo percorso degli anni a seguire, fino alla militanza marxista-leninista degli anni Sessanta. Nel suo intervento Sottoscritti partendo dalle due tendenze con le quali oggi si rievoca il Sessantotto, “l’una apertamente di destra e l’altra più mascherata, basata sulla sua sottovalutazione, o addirittura banalizzazione e ridicolizzazione”, ha fatto una interessantissima disamina di ciò che in realtà per i marxisti-leninisti rappresenta il Sessantotto e le cause che non lo fecero sbocciare in una vera e propria grande rivolta anticapitalista. Quello che è stato definito “il più grande avvenimento della lotta di classe in Italia dal dopoguerra” è stato minuziosamente analizzato: ne sono state esposte le cause interne e quelle esterne al nostro Paese, ne è stata riassunta la cronaca e le principali date di riferimento, così come è stato dato risalto al ruolo delle donne ed anche dei cattolici progressisti che furono trascinati nel movimento al quale parteciparono con entusiasmo.
Anche gli avvenimenti e le rivendicazioni nelle università, poi nelle scuole superiori, e nelle fabbriche occupate o trascinate in piazza, hanno avuto uno spazio significativo nella riflessione. Sottoscritti ha evidenziato come iniziò la strategia golpista, Gladio, ed il ruolo che ebbero assieme al terrorismo nero e “rosso” per screditare gli ideali del ’68 che erano il potere politico e il socialismo, per bruciare una intera generazione di giovani rivoluzionari ed infine per creare terreno fertile ad un futuro regime presidenzialista e neofascista come purtroppo avvenuto. Collegandosi al carattere antirevisionista del Sessantotto, il compagno ha potuto illustrare la storia, fin dagli albori, del l’OCBI m-l prima e del PMLI poi, con un ampio riferimento alla storia del suo giornale, Il Bolscevico, ampiamente argomentato sia da un punto di vista organizzativo sia esponendo i numerosi processi che i responsabili del giornale hanno subito per mano della borghesia repressiva e reazionaria. Il compagno ha infine concluso sui motivi del riflusso, con un crudo quanto efficace elenco dei principali sabotatori del Sessantotto che, in un modo o nell’altro, hanno rinnegato il Sessantotto e il socialismo, abbracciando il liberalismo e lavorando oggettivamente per puntellare il sistema borghese, tra questo ha citato Adriano Sofri, Mario Capanna, Massimo Cacciari, Paolo Flores D’Arcais Paolo Gentiloni (anche Tria, attuale ministro dell’economica, può essere messo in questa lista. Negli anni ’70 faceva parte di un gruppo romano sedicente “marxista-leninista”, ndr) e Paolo Mieli.
Infine ha lanciato questo appello: “Bisogna fare un serio bilancio critico e autocritico della storia di questi 50 anni per capire perché lo spirito del Sessantotto è stato tradito e siamo arrivati all’attuale situazione con la classe operaia che ha perso la coscienza di classe per sé. Per quanto ci riguarda noi lo abbiamo fatto e siamo sempre rimasti coerenti e fedeli al Sessantotto. Abbiamo resistito al vento di destra. L’anno scorso è stato celebrato il 40° del PMLI, l’anno prossimo celebreremo il 50° de Il Bolscevico. Per questo ci vogliamo confrontare e dialogare con tutti coloro hanno creduto al Sessantotto e vogliono ancora cambiare l’Italia. L’obiettivo comune dovrebbe essere risvegliare la coscienza di classe del proletariato e fargli comprendere che per cambiare l’Italia si deve porre di nuovo al centro del dibattito la questione del potere politico del proletariato e del socialismo che erano le due questioni fondamentali poste dal movimento del Sessantotto”.
 

Il dibattito
Dopo le relazioni, si è aperto un breve ma intensissimo dibattito nel quale si sono susseguiti interventi che hanno espresso pareri diversi su alcuni punti toccati dai relatori. Una parte di essi sono stati interventi costruttivi, che nel pieno spirito dell’iniziativa, pluralista e di confronto, hanno avuto il pregio della franchezza e della critica, mentre altri hanno incarnato il controproducente spirito frazionista, ricercando particolari o minuzie, alle volte completamente falsi, per attaccare il PMLI e il suo Segretario generale che da oltre cinquant’anni stanno con coerenza ideologica e politica da una parte della barricata, finendo sostanzialmente per lasciare senza critica il vero “nemico politico” presente, e cioè Pallanti, rappresentante di un pensiero borghese e anticomunista a tutto tondo.
Il compagno Enrico Chiavacci, chiamato dall'assessore Galanti a concludere il dibattito, ha rilanciato gli insegnamenti del Sessantotto, su tutti il protagonismo delle masse e la volontà di costruire un mondo nuovo, socialista, auspicando in futuro una maggiore capacità delle parti in causa di unirsi con franchezza e con impegno sui temi che accomunano le poche forze rivoluzionarie o che comunque si rifanno al socialismo, mettendo da parte le molteplici diversità e le letture differenti su temi rimandabili e secondari. Solo così potremo parlare ai giovani e giovanissimi rilanciando quell’ideale che ci sta tanto a cuore e che rimane in cima alla lista delle nostre più grandi aspirazioni. Questo è lo spirito con il quale l’Organizzazione di Rufina del PMLI ha contribuito alla realizzazione di questo importante cinquantenario; lo stesso che continuerà ad essere punto di riferimento per le attività di domani.

17 ottobre 2018