Proteste e gara di solidarietà degli antirazzisti contro il grave provvedimento discriminatorio
Barbarie xenofoba della giunta fascio-leghista a Lodi
Niente mensa ai figli degli immigrati

Discriminare su base razziale gli immigrati e i loro figli negando loro l'accesso alla scuola e agli altri servizi riservati "agli italiani": è questo e non può essere che questo il vero scopo della delibera della giunta fascio-leghista di Lodi, che nascondendosi dietro il "rispetto delle regole", ha costretto circa 250 famiglie di stranieri a rinunciare alla mensa scolastica e allo scuolabus per i loro bambini o a pagare la retta massima perché non possono usufruire delle agevolazioni in base al reddito come per le famiglie italiane.
La delibera comunale n. 28, approvata il 4 ottobre scorso che modifica il "Regolamento per l'accesso alle prestazioni agevolate", stabilisce infatti che oltre all'autocertificazione del reddito familiare equivalente Isee richiesta finora a tutti, cittadini italiani e stranieri, questi ultimi devono documentare anche la loro situazione patrimoniale mobiliare e immobiliare nel paese d'origine. Il che, considerando che nella maggior parte dei casi si tratta di paesi sprovvisti di comunicazioni e strutture burocratiche efficienti, se non addirittura di paesi in guerra, costituisce un'impresa in molti casi insormontabile per l'immigrato. Quantomeno molto lunga e costosa, perché può anche richiedere viaggi nei paesi d'origine e l'aiuto di intermediari e avvocati, con costi complessivi di centinaia o anche migliaia di euro.
Anche perché i documenti devono essere in originale, o in copia conforme autenticata dal consolato italiano nel paese straniero, e preventivamente tradotti in italiano; e non basta che riguardino la città di provenienza ma devono riguardare tutto il territorio dello Stato. E ad ogni anno vanno rifatti di nuovo. In ogni caso per queste persone non vale l'accesso ai servizi in attesa delle verifiche da parte delle autorità di controllo, come avviene per chiunque presenti l'autocertificazione Isee. Senza presentare documenti validi il servizio non è erogato. Dall'obbligo sono esclusi, in quanto riconosciuti come nazioni in guerra, solo Afghanistan, Libia, Siria e Yemen.

Bambini ghettizzati e famiglie disperate
È evidente che un simile dispositivo-trappola non poteva che causare il blocco di fatto dell'accesso alle mense scolastiche e agli scuolabus per i bambini degli immigrati a Lodi. Si parla di persone che vivono e lavorano in questa città anche da più di venti anni, che pagano regolarmente le tasse, e che di punto in bianco, nell'impossibilità di produrre i documenti richiesti, si sono viste aumentare la retta per la mensa scolastica del proprio bambino da meno di due euro a 5 e anche 6 euro al giorno. E chi è riuscito a presentarli, quasi sempre si è sentito rispondere che non andavano bene. Su 132 domande presentate in Comune, ne sono state rifiutate ben 129, e solo 3 sono state accettate perché corredate di documentazione completa, ma ancora da valutare. Se si include anche il servizio di scuolabus, le domande respinte salgono a 255.
Così molti bambini di famiglie straniere che si sono viste rifiutare la domanda e non potevano permettersi di pagare la retta massima, sono stati costretti a mangiare panini portati da casa, e il più delle volte ghettizzati in ambienti separati dalla mensa dove pranzavano i loro compagni italiani. Diverse mamme, non potendosi permettere la retta intera dello scuolabus, si sono viste costrette ad accompagnare a piedi i loro bimbi a scuola, sopportando tragitti anche di alcuni chilometri. Altre hanno dovuto portare i figli a mangiare a casa e riportarli poi a scuola. Altre ancora si teme che abbiano dovuto rinunciare addirittura a portare i figli a scuola.
"L'anno scorso pagavo 1,20 euro al giorno per la mensa, ora dovrei pagarne oltre sei", dice a "Il Fatto Quotidiano" Saber, un egiziano con tre figli che guadagna 800 euro al mese. Tra scuolabus e mensa con la retta massima dovrebbe pagare 220 euro per il primo figlio, 110 per il secondo e 95 per il terzo, totale 425 euro al mese, metà dello stipendio. Mohamed, che è a cassa integrazione, ha una figlia e anche lei è costretta a portarsi il pasto da casa: "Non possiamo permetterci diversamente". "Così andrà a finire che mio figlio a scuola non ci andrà", dice a sua volta Aisha, una mamma egiziana con tre figli. "E dovrò andarli a prendere, portarli a casa, farli mangiare, riportarli in classe", aggiunge. E il tutto a piedi, perché non può permettersi neanche la retta massima per lo scuolabus.

L'ipocrisia del "rispetto delle regole per tutti"
Ma non è tutto. Il Comune cerca anche il sistema di vietare ai bambini stranieri di portarsi i panini a scuola, con la scusa che non sarebbero rispettate le norme igienico-sanitarie. E come se non bastasse ancora, sta per inviare alle famiglie non in regola con la documentazione ingiunzioni di pagamento anche per il pregresso dovuto, dato che queste famiglie, che non erano state avvertite a suo tempo dell'avvenuta modifica del regolamento, avevano usufruito "indebitamente" delle agevolazioni anche per lo scorso anno scolastico.
Alle famiglie di immigrati, coordinate dall'associazione Al Rahama, che il 15 settembre protestavano sotto le finestre del Comune chiamandola a dare spiegazioni, la prima responsabile di questo atto di barbarie xenofoba, la sindaca fascioleghista di Lodi, Sara Casanova, rispondeva non facendosi nemmeno vedere, mentre era invece prodiga di dichiarazioni e commenti sprezzanti alla stampa, come questa: "Chi vuole la tariffa agevolata per le prestazioni legate alla scuola deve portare la documentazione richiesta, come deve fare chiunque. Loro, a maggior ragione, se vogliono integrarsi qualche sforzo dovranno pur farlo, no"?
Una falsità smaccata la sua, perché alle famiglie italiane è sufficiente l'autocertificazione Isee per accedere alle agevolazioni, toccherà poi al Comune o agli altri enti preposti fare gli eventuali controlli. Agli immigrati invece si richiede una documentazione supplementare e preventivamente certificata, che è cosa ben diversa dall'autocertificazione.
"La Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, ratificata dall'Italia nel 1991, afferma che tutti i minori residenti nel nostro paese hanno pari diritti nell'accesso alla salute e al benessere psicofisico", ha puntualizzato Filomena Albano, magistrata e Garante per l'infanzia e l'adolescenza. E smascherando la pretestuosità delle motivazioni della sindaca, ha aggiunto: "Dovrebbe essere il Comune, tramite i consolati, a fare gli accertamenti patrimoniali sui cittadini immigrati. Con la regola però del silenzio assenso. Se entro 60 giorni lo Stato straniero non fornisce la documentazione, vale l'autodichiarazione Isee della famiglia".
Ma alla sindaca fascio-leghista, che tira dritto incurante delle sofferenze causate a bambini e famiglie, arrivava prontamente, oltre all'approvazione del governatore della Lombardia, Fontana, la solidarietà di Salvini in persona, visibilmente compiaciuto per la messa in pratica così eclatante del suo slogan "prima gli italiani", sentenziando che "tutti devono essere trattati alla stessa maniera, non devono esserci furbetti". E dopo che a metà ottobre la vergognosa vicenda è venuta alla ribalta nazionale, anche per il servizio che gli ha dedicato la trasmissione di La7, Piazza pulita , il ducetto fascio-leghista ha risposto all'ondata di indignazione annunciando con raddoppiata strafottenza che andrà a Lodi "per dare solidarietà al sindaco. Stop a chi vive alle spalle degli altri. La pacchia è finita".

Solidarietà e azione legale antirazziste
In quella trasmissione comparivano anche delle interviste a lodigiani che sostenevano a spada tratta la decisione della sindaca, alcune delle quali di sapore apertamente razzista, come quella di un esagitato per il quale gli immigrati erano "come le zecche dei cani". Segno purtroppo di quanto a lungo e in profondità abbia lavorato il veleno fascio-leghista a corrompere la coscienza popolare. Ma per fortuna sono ancora molti quelli che non hanno portato il cervello all'ammasso di Salvini e Di Maio, tra cui tanti antirazzisti che hanno reagito dando subito un segnale di resistenza alla marea montante della deriva xenofoba e razzista, inviando donazioni alla sottoscrizione aperta dalla Caritas e dal Coordinamento uguali doveri formato da famiglie italiane e straniere di Lodi.
Una gara di solidarietà che ha raggiunto in soli due giorni la ragguardevole cifra di 60 mila euro, inviati da oltre 2 mila donatori. Serviranno a pagare la differenza tra le vecchie e le nuove rette alle famiglie escluse da mense e scuolabus, almeno fino a dicembre, in attesa dei risultati dell'azione legale collettiva avviata presso il tribunale di Milano dalle associazioni che difendono i diritti dei migranti: l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e l'Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti dei Cittadini Stranieri Rom e Sinti ONLUS (Naga), che ne hanno avviata anche un'altra individuale, insieme alla Cgil di Bergamo, contro il comune di Palazzago.
Queste associazioni sostengono infatti a buon diritto che l'ordinanza del Comune di Lodi è da respingere in quanto si fonda su un decreto presidenziale, il 445 del 2000, che richiederebbe agli stranieri la suddetta documentazione per accedere ai servizi agevolati, ma che invece è superato da una legge successiva, il decreto della presidenza del Consiglio n. 159 del 2013, che equipara in tutto e per tutto i doveri di italiani e stranieri riguardo alla presentazione dell'Isee. C'è già infatti una sentenza del 2013, basata su tale legge, che ha costretto il comune di Voghera a fare marcia indietro da un provvedimento simile a quello di Lodi.
E se non bastasse, la delibera di Lodi è anche in contrasto con la Costituzione, ai sensi dell’art. 117 che stabilisce il “livello essenziale delle prestazioni”, che è da garantire su tutto il territorio nazionale. Non possono essere infatti i singoli Comuni o Regioni a stabilire arbitrariamente tali livelli essenziali che sono di esclusiva pertinenza statale e devono essere uguali per tutti: "La legge italiana non ammette autocertificazioni", ha sentenziato la sindaca leghista, che però ha già fatto stanziare 10 mila euro per la difesa legale, segno evidente della sua sporca malafede.

Rispondere colpo su colpo ai razzisti e fascisti
Asgi e Naga sottolineano l'importanza di questa azione legale, la cui prima udienza è fissata per il 6 novembre, in quanto non riguarda un caso isolato ma riguarda anche altre Amministrazioni, soprattutto nelle regioni in mano alla Lega come Lombardia e Veneto, che hanno applicato o stanno per applicare simili deliberazioni, e non solo in materia di mense scolastiche e scuolabus, ma anche per tutte le altre prestazioni sociali agevolate (asili nido, sanità, assegnazione di case popolari, ecc).
Non a caso sui giornali si è parlato di "laboratorio Lodi", intendendo dire che per la Lega fascista e razzista vuole essere un banco di prova che se passa a Lodi potrà essere poi esteso all'Italia intera. Ancora prima di Lodi, dopo il mezzo fallimento del tentativo di Voghera, a fare da battistrada è stata la sindaca fascio-leghista di Cascina (Pisa), Susanna Ceccardi, che non per nulla è la consigliera di Salvini, nonché sua candidata preferita alle prossime regionali toscane, facendo approvare un regolamento simile a quello della sua camerata Casanova per escludere gli immigrati dalle graduatorie per le case popolari.
Non si tratta quindi di un unico caso, e nemmeno di una serie di casi coincidenti, ma di una vera e propria strategia nazionale dei fascio-leghisti guidati dal loro caporione Salvini, sempre in combutta con i loro stretti alleati nelle giunte locali e regionali, FI e FdI, e spesso con la complicità diretta o indiretta del M5S. E col preciso intento di rendere sempre più la vita un inferno agli immigrati, privandoli di tutti i diritti e discriminandoli per cacciarli via dall'Italia o essere costretti a sottomettersi come schiavi al capitalismo italiano. E anche per stornare su di loro la rabbia delle masse per la mancanza di lavoro e di speranze per il futuro dovute alla crisi del capitalismo.
Per questo non bastano, anche se benvenute, le pur generose attestazioni di solidarietà come la sottoscrizione per le famiglie di immigrati di Lodi. E non basta una solidarietà che punta tutto su una battaglia di tipo giudiziario si appella alla Costituzione o fa semplicemente leva sulla generosità delle tante famiglie antirazziste che hanno sotto scritto il necessario per coprire le spese ai figli di immigrati. Occorre la mobilitazione unitaria di tutti gli antirazzisti, gli antifascisti, i democratici, i cattolici progressisti e le associazioni di assistenza agli immigrati per rispondere pubblicamente e colpo su colpo, anche con manifestazioni e lotte di piazza, a cominciare da quella del 27 ottobre, ad ogni tentativo dei fascisti del XXI secolo di sprofondare il Paese nella barbarie della xenofobia e e del razzismo.

24 ottobre 2018