La protesta davanti a Montecitorio
I medici in piazza per il contratto e in difesa della sanità pubblica

“Più salute, meno condono”, “Diritto alla salute per tutti i cittadini”, “La salute è di tutti e non si può toccare”, “Contratto, contratto, contratto”, “Assumere, assumere, assumere”, “senza i medici rimangono solo i miracoli”. Questi sono alcuni degli slogan gridati dai medici, veterinari e dirigenti sanitari alla manifestazione svoltasi il 17 ottobre a Roma davanti a Montecitorio.
Tutti i sindacati, da quelli più generali a quelli più legati alla professione ci tengono a precisare che la mobilitazione non è soltanto a sostegno del rinnovo contrattuale ma anche in difesa della sanità pubblica. “La questione che ci sta a cuore è il problema delle carenze di personale. Non siamo qui solo per il contratto – spiega Andrea Filippi, della Fp Cgil – ma mancano 20mila figure dopo il blocco del turnover e soprattutto mancano medici specialisti, mancano 3mila borse di studio di specializzazione. Il disagio lavorativo ormai è allo stremo e la cittadinanza non sopporta più i disagi”.
Dello stesso tenore le affermazioni del presidente dell’Aaroi-Emac, Alessandro Vergallo: “La nostra protesta si farà sentire perché saranno bloccate le sale operatorie e tutti gli interventi non urgenti in tutti gli ospedali. Servono investimenti, siamo arrivati al punto di rottura, il disagio dei medici è il disagio dei cittadini. Le risorse messe nella manovra sono insufficienti”.
La protesta dei medici e dei dirigenti sanitari continuerà con un fitto calendario di appuntamenti. Dopo il sit-in in piazza Montecitorio, lo stato di agitazione per il mancato rinnovo del contratto e in difesa della sanità pubblica prevede, da lunedì 22 ottobre, il blocco degli straordinari in tutte le aziende sanitarie, l’astensione dalle attività non comprese nei compiti di istituto, la richiesta da parte dei dirigenti di usufruire di tutti i giorni di ferie accumulate ed il pagamento di tutti i turni guardia eccedenti l’orario contrattuale.
Il 25 ottobre si svolgeranno assemblee nei servizi del territorio ed il 29 ottobre assemblee in tutti gli ospedali, aperte a tutti gli operatori e ai cittadini, per discutere le motivazioni delle iniziative sindacali. Venerdì 9 novembre, in concomitanza con lo sciopero indetto dalle varie sigle sindacali, saranno tenuti sit-in presso le sedi delle singole Regioni. Il 14 novembre, a Roma, sarà organizzata un’assemblea a cui saranno invitati gli esponenti di tutti i gruppi politici che siedono in parlamento. Il 23 novembre, infine, la seconda giornata di sciopero.
“A Governo, Regioni e Parlamento – scrivono i sindacati in una nota – chiediamo uno scatto di responsabilità che eviti il crack del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Potrebbe essere uno degli ultimi appelli prima che la più grande infrastruttura sociale del Paese non venga privatizzata, proprio mentre si vorrebbe nazionalizzare tutto, ed il diritto alla salute affidato alla intermediazione finanziaria ed assicurativa, al luogo di residenza ed al censo.”
“Rifiutiamo con fermezza – continua il comunicato – il tentativo messo in atto da Regioni e Governo di far competere sulle stesse scarse risorse del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) il diritto alla cura dei cittadini e quello ad avere un contratto dignitoso di chi quelle cure deve erogare”. Il riferimento è allo scarica barile dei governi locali e nazionale che cercano di giustificarsi con la scelta obbligata di destinare i pochi soldi a disposizione alle strutture anziché ai medici come se l'efficienza della sanità non dipendesse anche dal personale che vi lavora.
Il ministro della Salute, Giulia Grillo dei 5 Stelle, ha cercato di lavarsene le mani, e in conferenza stampa intervenendo sullo sciopero dei medici e sulla loro protesta davanti a Montecitorio ha affermato: "Il contratto dei medici è stato stipulato dal precedente Governo. E io non c’ero. Si presumeva ci fossero le coperture, ora invece emergono problemi sulle coperture”. Dichiarazioni del tutto false perché il governo Gentiloni ha rinnovato il contratto del settore sanità e non quello dei medici e dei dirigenti che è bloccato da 10 anni.

24 ottobre 2018