Trident juncture 2018 in Norvegia con 1200 militari italiani
La più grande esercitazione Nato contro la Russia
In risposta alla colossale esercitazione congiunta russo-cinese Vostok 2018

 
La più grande esercitazione della Nato dalla fine della Guerra Fredda che si è svolta dal 25 ottobre al 7 novembre tra la Norvegia e il Nord Europa avrebbe avuto formalmente lo scopo di verificare la funzionalità delle forze di reazione rapida dell'alleanza militare imperialista per rispondere tempestivamente alle minacce esterne, di “mostrare che la Nato è capace di difendersi contro qualsiasi avversario, nessuna nazione in particolare, ma qualunque”, ossia la Russia. La Trident Juncture 2018, questo il nome dell’esercitazione multinazionale dei 29 paesi membri della Nato più Svezia e Finlandia, è senza dubbio una esibizione dei muscoli del fronte dei paesi imperialisti occidentali guidato dagli Usa di Donald Trump sotto il naso della principale concorrente militare imperialista, la Russia di Vladimir Putin.
Nell'esercitazione che è stata svolta dalle forze terrestri nella Norvegia centrale, da quelle navali dall'Islanda nell’Atlantico settentrionale al Baltico e da quelle aeree nei cieli norvegesi, svedesi e finlandesi sono stati impiegati 50mila uomini, 10mila veicoli, 250 aerei e una sessantina di navi. L'apparato militare messo in moto è di tali dimensioni che le prime unità si erano schierate già a agosto mentre le ultime chiuderanno il disimpegno entro la fine dell’anno.
L'Italia ha partecipato con un contingente di 1200 soldati e in particolare con l’Aeronautica Militare, che ha schierato nelle basi norvegesi di Bodo e Oygarden i caccia Eurofighter e Tornado, le aviocisterne per il rifornimento in volo KC-767, i cargo per il trasporto di uomini e mezzi C130J e l'aereo CAEW G-550, una piattaforma volante dotata dei più moderni strumenti elettronici per la sorveglianza, l’avvistamento ed il comando e controllo delle operazioni. Operazioni guidate dall’Ammiraglio americano James Foggo, responsabile del Comando generale alleato di Napoli, dalla tolda della Mount Whitney, la nave ammiraglia della Sesta Flotta trasferita dalla sua base di Gaeta al Nord Atlantico.
“Nonostante tentativi molto maldestri da parte dei rappresentanti dell’Alleanza e degli Stati membri che mirano a presentare questa attività militare come difensiva, è evidente che questa dimostrazione di forza sia di natura chiaramente anti-russa”, denunciavano portavoce del Cremlino che rispondeva con le contemporanee esercitazioni missilistiche al largo della Norvegia.
In ordine di tempo si può dire che la Trident juncture 2018 è la risposta Nato alla colossale esercitazione congiunta russo-cinese Vostok 2018, una esercitazione cui hanno partecipato anche forze della Mongolia svoltasi dall’11 al 17 settembre nei distretti militari russi centrali del Volga e degli Urali e orientali della Siberia. I numeri della Vostok 2018 sono stati impressionanti, coinvolti circa 300mila militari, 1000 tra aerei e elicotteri, 7000 mezzi di terra, 36.000 pezzi di artiglieria e oltre 80 navi. Una esibizione di forze che ha sancito il patto militare tra Mosca e Pechino, parte dell'alleanza contro il comune nemico imperialista, gli Usa.
Dalla Casa Bianca rispondono con la Trident juncture 2018 e con le dichiarazioni dell'ammiraglio Foggo secondo il quale per gli Usa sarebbe iniziata una nuova “battaglia dell’Atlantico”, dopo quelle nelle guere mondiali contro i sommergibili tedeschi e quella contro i sottomarini sovietici durante la guerra fredda. La guerra attuale è contro la Russia, nuova “potenza marittima aggressiva” i cui sottomarini “minacciano la capacità della Nato di esercitare il controllo marittimo del Nord Atlantico e le linee di comunicazione marittima tra gli Stati uniti e l’Europa” e le cui navi sfidano “la presenza Usa e Nato anche nel Mar Baltico e nel Mar Nero”. La crescente attività militare dell'imperialismo russo, in particolare nel bacino del Mediterraneo a supporto dell'intervento in Siria, è certamente uno dei fattori che alimentano i pericoli della guerra che si staglia sul fondo dello scontro tra potenze imperialiste per il dominio del mondo, ma parimenti si muovono gli Usa.
 
 
 
 
 

7 novembre 2018