Per il ducetto Salvini è colpa “dell'ambientalismo da salotto”
Strage del maltempo e dell'incuria del territorio
Le responsabilità dei governanti del capitalismo

34 morti, centinaia di feriti, migliaia di sfollati, interi paesi e villaggi isolati, senza acqua né elettricità, sotterrati da valanghe di fango, frane e smottamenti; città e quartieri sommersi dalle esondazioni di laghi, fiumi e torrenti in piena e danni ingentissimi a strade e infrastrutture, all'agricoltura con milioni di alberi sradicati, interi raccolti distrutti e aziende in ginocchio per centinaia di milioni di euro: è il drammatico bilancio della strage del maltempo che nell'ultimo mese ha investito l'Italia seminando morte e distruzione dal Nord al Sud del Paese con piogge torrenziali, mareggiate con onde alte sino a 10 metri e venti che hanno raggiunto punte di 180 chilometri orari.
In 48 ore i 5.800 vigili del fuoco impegnati nell'emergenza hanno compiuto oltre 10mila interventi affiancati in più di un’occasione anche da reparti dell’Esercito intervenuti per soccorrere le popolazioni colpite e rimuovere i detriti e gli alberi caduti soprattutto in Toscana, Lazio, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino e Liguria. In quest'ultima regione oltre 20mila persone sono rimaste senza energia elettrica e l'aeroporto di Genova è stato chiuso per la pista resa impraticabile dai detriti portati da una violenta mareggiata.
In Trentino in particolare l’ondata di maltempo ha provocato l'abbattimento di circa 14 milioni di alberi compromettendo l’equilibrio ecologico ed ambientale di vaste aree montane e mettendo a rischio la stabilità idrogeologica dell'intera zona. Coldiretti e Federforeste sottolineano che ad essere abbattuti sono stati soprattutto faggi ed abeti bianchi e rossi nei boschi dal Trentino all’Alto Adige, dal Veneto al Friuli, dove ci vorrà almeno un secolo per tornare alla normalità.
La tragedia più grave si è verificata tra le province di Palermo e Agrigento dove dodici persone sono morte nella notte tra il 3 e il 4 novembre. Nove delle vittime facevano parte della stessa famiglia, travolte dall’acqua del fiume Milicia mentre si trovavano in una villa di Casteldaccia, in provincia di Palermo: la piena ha allagato la casa e ucciso padre, madre, figli (di 1, 3 e 15 anni) e nonni.
Un’altra vittima invece si è registrata a Vicari, dove un benzinaio è stato travolto dalle acque con la sua auto mentre era con amico, che risulta disperso.
Altre due vittime nella provincia di Agrigento, una coppia di coniugi la cui auto è stata travolta da una frana.
A Corleone inoltre si cerca un medico quarantenne, del quale si sono perse le traccia dopo che ha abbandonato la sua auto su una strada intransitabile per gli allagamenti.
Tra le ultime vittime del maltempo ci sono una donna in Trentino Alto Adige, rimasta intrappolata nella sua abitazione in Val di Sole sommersa da una imponente colata di fango e sassi.
Mario Deriu, 63 anni: originario di San Giovanni in Marignano (Rimini), esperto kite-surfer è stato ucciso dal vento anomalo, che lo ha spinto contro gli scogli mentre si stava esercitando a Cattolica.
Ennio Piccoli, 61 anni: residente a Falcade (Belluno), è stato trovato morto nel torrente Biois.
Un vigile del fuoco volontario è stato travolto da un albero mentre stava compiendo un intervento a San Martino in Badia, in Trentino Alto Adige.
I loro nomi si aggiungono a quelli di Davide Natale, 21 anni: originario di San Nicola La Strada (Caserta), morto schiacciato da un albero.
Rudy Colantonio, 32 anni: residente ad Arce (Frosinone) e Antonio Russo, 38 anni: residente a Colfelice (Frosinone) schiacciati da un albero mentre erano a bordo di una Smart.
Vincenzina Bruzzone, 88 anni: residente ad Albisola Superiore rimasta travolta da un grosso pannello di lamiera che si era staccato da un tetto a causa del fortissimo vento.
Sandro Pompolani, 49 anni: originario di Padova, morto schiacciato dentro la sua automobile colpita da un platano caduto per le forti raffiche di vento.
Nunzio Cervoni, 57 anni: residente a Terracina, è rimasto schiacciato da uno dei tanti alberi caduti per la tromba d'aria che si è abbattuta sulla cittadina del litorale pontino.
In Trentino dal lago di Levico è stato recuperato il corpo di un pescatore caduto nelle acque del lago a causa delle forti raffiche di vento.
Michela Ramponi, 45 anni: di Dimaro, la cui abitazione è stata completamente investita da una frana e travolta dal miscuglio di rocce e fango.
Altri morti si sono verificati in Val D'Aosta dove una coppia di anziani è morta in auto schiacciata da un albero a Lillianes. Un altro anziano è caduto mentre riparava il tetto della sua malga in Val Badia e, sempre in Alto Adige, non ce l'ha fatta il 53enne di Laces, Josef Pedross, che era ricoverato dopo essere stato stato colpito da un albero.
Si tratta di una strage annunciata, visto l'elevato rischio idrogeologico in cui da anni versano vaste aree del nostro Paese e dell'incuria del territorio da parte dei governi che si sono succeduti nel corso dei decenni e che non hanno mai mosso un dito per mettere al sicuro le popolazioni da simili eventi climatici. E per contro continueranno a cementare e consumare territorio mentre proteggono e favoriscono l'abusivismo.
Altro che colpa “dell'ambientalismo da salotto” o di “una tempesta perfetta” di cui cianciano il ducetto Salvini e il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli.
"La messa in sicurezza dei territori è l’unica vera opera pubblica necessaria” ha ribadito il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, che giustamente punta il dito contro il governo e condanna “le lacrime di coccodrillo di chi non ha controllato e ha favorito l’abusivismo, o peggio di chi addossa la responsabilità agli ambientalisti da salotto".
Basti pensare che proprio il cosiddetto “governo del cambiamento” ha inserito alla chetichella nel Decreto Genova l'ennesimo condono edilizio. Il dispositivo infatti prevede due tipi di sanatoria. A Ischia (dove già nel 2006, quindi ben prima del terremoto del 2017, una frana cancellò una casa abusiva uccidendo 4 persone) i Comuni colpiti dal sisma possono rendere legali immobili attualmente insanabili, rifacendosi addirittura al condono del 1985, che permette di autorizzare anche case realizzate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico. Il secondo condono del governo nero Salvini-Di Maio riguarda i territori del Centro Italia colpiti dal sisma del 2016: "Si permetterebbe loro di sanare gli abusi fatti negli ultimi 13 anni, autorizzando anche aumenti di volumi".
La verità è che le responsabilità di questa ennesima strage è da imputare in primo luogo ai governanti centrali e locali che reggono le sorti di questo marcio sistema ed è conseguenza diretta della selvaggia speculazione capitalistica che si nutre di abusivismo, scarsa prevenzione, manutenzione a singhiozzo ed edifici costruiti in aree vincolate rese edificabili grazie alla compiacenza di politici e funzionari corrotti che scambiano permessi edilizi con pacchetti di voti elettorali.
Emblematico è il caso della villa abusiva di Casteldaccia dove ora è in atto un vergognoso scarica barile fra il sindaco Giovanni Di Giacinto, eletto con lista civica “Per Casteldaccia Di Giacinto sindaco” e il Tar. Il comune ne aveva ordinato la demolizione nel 2008, ha detto subito dopo la tragedia Di Giacinto incolpando il Tar. Un’accusa grave cui i giudici amministrativi hanno risposto duramente: nessuno aveva chiesto la sospensione della demolizione e comunque il ricorso era decaduto nel 2011. Quindi il sindaco, a quei tempi proprio Di Giacinto, che è al suo terzo mandato, poteva e doveva abbattere la costruzione.
Adesso l'intera area è stata sequestrata dalla Procura di Termini Imerese che ha aperto un’inchiesta per disastro e omicidio colposo.
Di Giacinto è stato già indagato dalla Procura di Termini Imerese, e rinviato a giudizio dal tribunale, per abuso d’ufficio. Nel processo in corso è accusato di avere arrecato danni alle casse del comune di Casteldaccia, proprio quando era sindaco, per favorire un gruppo di concittadini, ai quali furono azzerate le imposte locali senza alcun motivo, attraverso una password per l’accesso all’agenzia di riscossione in dotazione proprio al sindaco.
Sei mesi fa la Regione Sicilia aveva inviato una nota ai sindaci dei 390 comuni dell’isola, con un secondo sollecito a settembre, chiedendo i dati sul numero delle case abusive: solo 39 comuni hanno risposto, appena il 10 per cento. E tra questi non c’è Casteldaccia. L’idea è di farsi autorizzare da Roma un fondo di rotazione da dove attingere le risorse per finanziare le opere di demolizione dei manufatti abusivi, considerando che spesso i comuni sostengono di non potere procedere proprio per mancanza di fondi.
I dati sono allarmanti: si calcola che ben 7,5 milioni di italiani vivano e lavorino in aree a rischio frane e alluvioni. Risulta irregolare il 20% degli edifici. Ogni 100 edifici realizzati con le necessarie autorizzazioni, ne vengono tirati su quasi 20 abusivi (dati Istat). Nel corso dell'ultimo decennio l’incidenza dei cantieri illegali è più che raddoppiata, nel 2007 la proporzione era di 9 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate. Nelle regioni del Centro e del Sud si registrano i livelli più alti: nel Mezzogiorno le nuove costruzioni abusive sono quasi il 50% del totale. Negli ultimi 15 anni, solo un’ordinanza di demolizione su 5 è stata eseguita (dati Legambiente): sono stati abbattuti 14.018 immobili abusivi rispetto ai 71.450 ‘condannati’.
Si calcola che le sole inondazioni abbiano causato nella Penisola 145 morti e l’evacuazione di 40mila persone dal 2010 al 2016 (stime del Cnr). I danni economici superano i 7,6 miliardi (triennio 2013-2016). L’indagine di Legambiente su 1.500 Comuni italiani evidenzia che, nel 70% dei municipi, si trovano abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 27% vi sono interi quartieri e nel 15% un ospedale o una scuola in zone dissestate.
Per aver un'idea del colpevole abbandono a cui il governo condanna il territorio nazionale si pensi che il ministero dell'Ambiente ha stanziato appena un miliardo di euro per i prossimi tre anni e altri 5 a lungo termine mentre ne occorrerebbero almeno 36 miliardi.
 

7 novembre 2018