Altro che cambiamento. Nominato presidente Marcello Foa, sostenitore del fascista Bannon
Il governo si impadronisce della Rai
M5S e Lega si spartiscono tutti i posti

Il 26 settembre, con la ratifica della nomina a presidente del filo leghista Marcello Foa e il 31 ottobre, con la spartizione dei tre telegiornali tra la Lega e il M5S, si è praticamente conclusa l'occupazione della Rai, iniziata a luglio come uno dei primi atti del governo nero Salvini-Di Maio. Un'occupazione rivelatasi più lunga del previsto, non tanto e non solo a causa delle contraddizioni in seno alla maggioranza, quanto per quelle in seno al "centro-destra", in particolare tra Salvini e il suo alleato strategico Berlusconi, ma che comunque si è conclusa nel più prevedibile dei modi, con la spartizione di tutte le cariche tra le due forze di governo col classico manuale Cencelli.
Anzi, in questo caso, senza lasciare neanche le briciole ai partiti dell'"opposizione", ma prendendosi per sé tutto il piatto. E tutto questo alla faccia del vento del "cambiamento" che Salvini e Di Maio avevano strombazzato di voler portare anche nella Rai, proclamando di rompere con la lottizzazione delle reti e dei tg tra i partiti che aveva regnato per decenni, e di rompere a maggior ragione con il monopolio governativo instaurato da Renzi con la sua ultima controriforma.
Questo avevano ripetuto i due ducetti anche il 27 luglio, dopo essersi accordati sulla nomina di Fabrizio Salini a direttore generale e di Marcello Foa a presidente della Rai, in barba agli stessi regolamenti che stabiliscono che il dg sia nominato dal Consiglio di amministrazione su proposta del ministero del Tesoro, e il presidente sia nominato anch'esso dal cda e sottoposto alla ratifica da parte della Commissione interparlamentare di vigilanza sulla Rai. "Oggi iniziamo una nuova rivoluzione culturale con due uomini pronti per la sfida di liberarci da raccomandati e parassiti", aveva pontificato il ducetto pentastellato. "Finalmente ci saranno tante voci diverse alla Rai, non solo la voce della sinistra renziana", aveva ringhiato facendogli eco il ducetto fascioleghista.
Invece hanno fatto come e peggio di Renzi, sfruttando la sua controriforma del 2016 per arraffare e spartirsi tutte le cariche che contano nell'ente radiotelevisivo pubblico e sottometterlo al ferreo controllo del governo. A cominciare dal l'assicurarsi la maggioranza nel nuovo cda, concedendo solo un consigliere ciascuno a FI, PD e FdI e lasciando LEU a bocca asciutta. E affidando la direzione generale al 51enne romano Fabrizio Salini, una carriera nel campo della produzione televisiva svolta tra Fox, Sky e La7, rete per la quale ha diretto il tg nel 2015. Salini è stato imposto dal M5S nonostante Salvini storcesse la bocca perché era stato manager della società di produzione Stand by me di Simona Ercolani, una renziana che aveva partecipato anche ad alcune edizioni della Leopolda.

Un sostenitore convinto di Salvini e Bannon
Ma in compenso Salvini - dopo aver dovuto rinunciare alla leghista Giovanna Bianchi Clerici, ex consigliera Rai dal 2005 al 2012, perché aveva alle spalle una condanna per danno erariale da parte della Corte dei conti - otteneva il pieno appoggio di Di Maio sulla scelta come presidente di un altro suo stretto sostenitore come Marcello Foa. E questo malgrado le proteste per la sua dubbia fama, anche all'estero, di giornalista fazioso e con posizioni anti gay, anti migranti e anti vaccini, nonché propalatore di false notizie sulla rete, che cozza con il ruolo di indipendenza e imparzialità teoricamente richiesto da quella carica.
Marcello Foa, nato a Milano 55 anni fa ma con doppia cittadinanza italiana e svizzera, ha infatti una chiara formazione politica di destra e una solida fama di "sovranista" e di sostenitore convinto di Salvini e del governo Lega-M5S. Laureato in scienze politiche e cresciuto a Lugano, dove lavora dal 2011 al gruppo editoriale svizzero Timedia che stampa il Corriere del Ticino , ha iniziato la sua carriera giornalistica al Giornale della famiglia Berlusconi, quando ancora era diretto da Indro Montanelli, di cui è tutt'ora editorialista. È considerato amico e sostenitore di Putin, tanto che non disdegna di figurare come opinionista in organi della propaganda ufficiosa del nuovo zar come Russia Today , Sputnik e Pandora tv del filoputiniano Giulietto Chiesa.
È al Giornale che conosce e diventa amico di Claudio Borghi, l'economista di Salvini sostenitore dell'uscita dall'euro, che a sua volta gli fa conoscere Salvini. Secondo rivelazioni del settimanale L'Espresso, Foa è un sostenitore del fascista Steve Bannon, artefice della vittoria elettorale di Trump e organizzatore di una rete dei partiti "sovranisti" e "populisti" europei, tanto che insieme a Salvini ha presentato il libro di Bannon in un evento organizzato dalla onlus leghista Più Voci, ed è stato tra i pochi ad essere ammessi ad un incontro riservato tra Bannon e Salvini lo scorso 8 marzo, subito dopo le elezioni politiche che hanno aperto la strada al governo Lega-M5S.

L'accordo segreto tra Berlusconi e Salvini
Foa ha anche una dubbia fama nell'uso spregiudicato dei social media per lanciare attacchi politici, non disdegnando neanche di rilanciare post rivelatisi frutto di manipolazioni e falsificazioni di notizie. Come quando rilanciò un post della fascista Francesca Totalo che si era inventata la bufala delle unghie laccate della naufraga Josefa. O come quando il 28 marzo ha rilanciato un post di Casapound contro il finanziere Soros. Senza contare l'accreditamento, in un articolo scritto per il Corriere del Ticino , che poi il giornale è stato costretto a smentire, di una fake news sulla polizia tedesca in relazione a presunti attentati dell'Isis. Molto scalpore ha fatto poi il suo attacco a Mattarella su Twitter in cui si diceva "disgustato" per la sua conduzione della fase post elettorale e per aver posto il veto su Savona.
Foa figura anche come vicepresidente di A/simmetrie, il centro studi di Alberto Bagnai, l'altro economista antieuro di Salvini eletto presidente della commissione Finanze del Senato. E come se non bastasse, si è anche venuti a sapere che suo figlio era stato assunto nello staff della comunicazione di Salvini (alla faccia di Di Maio che vuole fare pulizia dei "raccomandati"). Tuttavia non è per i suoi dubbi trascorsi e per i suoi stretti rapporti con il mondo leghista che Foa era stato bocciato il 1° agosto dalla Vigilanza Rai, ma semplicemente perché Berlusconi voleva qualcosa da Salvini in cambio dei suoi voti, decisivi per la ratifica a maggioranza di 2/3 dei componenti della commissione richiesta dal regolamento. Ma non l'aveva ottenuta, e Foa era stato bocciato.
Berlusconi l'ha ottenuta invece dopo oltre un mese di congelamento della presidenza di Foa, quando in un vertice segreto del 17 settembre ad Arcore, Salvini gli ha garantito che non saranno messi i tetti alla raccolta pubblicitaria che figurano nel programma dei Cinquestelle, che non saranno toccate le concessioni televisive e che Lega, FI e FdI marceranno uniti alle prossime elezioni regionali, patto quest'ultimo sancito dal successivo vertice del 20 settembre a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Salvini e Meloni.

Spartiti i tg, le reti non ancora
Ed è così che il 26 settembre la Vigilanza, con i voti di FI, ha dato via libera alla nomina di Foa alla presidenza della Rai, sbloccando di conseguenza anche tutta la partita cruciale del rinnovo delle direzioni dei tg e delle reti che era rimasta parimenti congelata. C'è voluto comunque un altro mese di trattative tra i due ducetti per arrivare il 31 ottobre a capo della faccenda, tra l'altro non ancora completamente, a dimostrazione che nulla è cambiato rispetto al passato quando i principali partiti si devono spartire il controllo strategico del sistema dell'informazione.
A dirigere il Tg1 della rete ammiraglia è andato Giuseppe Carboni, attuale caporedattore del Tg2, in quota M5S. Al Tg2, da tempo prenotato dalla Lega, è andato Gennaro Sangiuliano, ex vice direttore del Tg1, proveniente dal Fronte della gioventù missino, poi transitato in AN di Fini e dalle parti di FI, che lo catapultò al Tg1 sotto l'egida di Minzolini. Oggi è salviniano "quasi" dichiarato, essendosi fatto un selfie col caporione fascioleghista subito dopo le elezioni del 4 marzo e avendolo seguito in giro per l'Italia per tutta l'estate. Al Tg3 è andata Giuseppina Paterniti, ex vicedirettrice della TGR ed ex corrispondente Rai da Bruxelles, considerata in quota M5S anche se con reputazione di filo Ue, cosa per la quale Salvini aveva posto il veto sulla sua nomina al Tg1 che Di Maio aveva caldeggiato in prima battuta.
Sono state invece rimandate, per mancanza ancora di accordo, le nomine dei direttori delle tre reti principali, per la TGR (la rete dei telegiornali regionali) e per Rai Sport. A bloccare tutto sembra sia la pretesa di Salvini di trovare una carica di rilievo per Casimiro Lieto, autore del programma La prova del cuoco presentata dalla soubrette Elisa Isoardi, (ex) fidanzata del ducetto leghista, che lo voleva addirittura alla direzione del Tg1, e che dopo il veto dei Cinquestelle punta ora a fargli ottenere la direzione di Rai2, che così sarebbe completamente salvinizzata. In tal caso Di Maio punterebbe a Carlo Freccero per la direzione di Rai1.
 

14 novembre 2018