In 100 mila a Roma
Grande corteo contro il governo, il razzismo, il fascismo e il decreto Salvini
Pullman bloccati ai caselli e schedati i manifestanti. Presenza massiccia di migranti

Il 10 novembre circa 100 mila persone, tra cui moltissimi migranti, hanno preso parte a Roma alla grande manifestazione nazionale “Uniti e solidali contro il governo, il razzismo, il fascismo e il decreto Salvini” indetta dalla piattaforma “Indivisibili” e a cui hanno aderito oltre 440 fra movimenti, associazioni di volontariato, studenti, migranti, sindacati, centri sociali e partiti politici, fra cui anche il PMLI.
Alla vigilia della manifestazione nazionale di Roma, l'8 novembre si è svolto un presidio antirazzista anche a Catania indetto dalla Rete antirazzista catanese a cui ha preso parte anche il PMLI (vedi articolo a parte).
“L’assemblea che si è svolta domenica 14 ottobre a Roma, dopo un’intensa discussione che ha fatto emergere l’urgenza di una presa di parola collettiva contro la deriva razzista e fascista del paese, ha deciso di lanciare una sfida al governo cogliendo il tempo della conversione in legge del Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, considerato un preoccupante attacco generalizzato ai diritti e alle libertà di tutti e tutte - si legge fra l'altro nel comunicato diffuso nelle scorse settimane dagli organizzatori - È il momento di reagire, mobilitarsi e unirsi contro gli attacchi del governo, a cui Minniti ha aperto la strada, contro l’escalation razzista e il decreto Salvini che attacca la libertà di tutte e tutti – si legge fra l'altro nell'appello diffuso dagli organizzatori nelle scorse settimane - Per il ritiro immediato del Decreto immigrazione e sicurezza varato dal governo. NO al disegno di legge Pillon. Accoglienza e regolarizzazione per tutti e tutte. Solidarietà e libertà per Mimmo Lucano! Giù le mani da Riace e dalle ONG. Contro l’esclusione sociale. No ai respingimenti, alle espulsioni, agli sgomberi. Contro il razzismo dilagante, la minaccia fascista, la violenza sulle donne, l’omofobia e ogni tipo di discriminazione".
Al grido di “Salvini e Di Maio questa è la marea che vi sommergerà”, "Welcome migrants", "Ruspe su Salvini" e "Mai con Salvini l'Italia non si Lega", “Accoglienza per tutti” e “Stranieri non lasciateci soli con i fascisti” le decine di migliaia di manifestanti, provenienti da tutta Italia, hanno raggiunto la Capitale a bordo di centinaia di pullman per partecipare al corteo che nel pomeriggio ha preso il via da Piazza della Repubblica con alla testa l’hashtag #Indivisibili e, dopo aver percorso Via Einaudi, Piazza dei Cinquecento, Via Cavour, Piazza dell’Esquilino, Via Liberiana, Piazza di Santa Maria Maggiore, Via Merulana, Viale Manzoni e Via Emanuele Filiberto, è confluito a Piazza di Porta San Giovanni dove, in mancanza di un palco, gli organizzatori hanne tenuto una serie di comizi improvvisati dai camion del corteo disposti nei vari angoli attorno alla Basilica.
Presenti al corteo anche moltissimi bambini, donne, uomini, studenti e gente di tutte le età.
Tantissimi gli slogan intonati, come "Contro l'ondata neofascista unità solidale antirazzista" e "Contro il decreto razzista e criminale unità solidale". E altrettanti i balli e i canti improvvisati in piazza san Giovanni e lungo il corteo al ritmo dei tamburi. Mentre una donna tra gli applausi urla dal megafono: "Salvini e i fascioleghisti e i suoi compagnucci non riusciranno a fermare l'umanità che cerca una vita differente".
Massiccia la presenza di migranti auto organizzati. Sfilano in corteo scandendo gli slogan dei loro striscioni come lo spezzone di africani provenienti del Molise che ha scandito per tutta la manifestazione lo slogan: “United we stand, divided we fall: Uniti ci leviamo in piedi, divisi cadiamo”. Tanti altri invece fanno la spola lungo il corteo esibendo con sulla schiena cartelli ironici in risposta alla fine della “pacchia per gli immigrati” annunciata da Salvini in cui si legge: “La pacchia non è svegliarsi all’alba per un lavoro sfruttato nei campi” oppure: “La pacchia non è quando hai uno nodo alla gola per la nostalgia”.
Tra i manifestanti anche il sindaco di Riace Mimmo Lucano sfilato dietro uno striscione con su scritto “Riace non si arresta” accolto da applausi e cori "Mimmo siamo tutti con te" all'arrivo in piazza della Repubblica. “C’è tanta emozione perché ci sono tante persone, non immaginavo fosse così – ha detto l’ex sindaco - io mi considero uno dei tanti qua. Non possiamo rassegnarci alla deriva di una società delle barbarie, disuguaglianze e discriminazioni . Non ci piegheranno, non farò un passo indietro”.
La manifestazione ha avuto purtroppo anche un momento tragico: un cittadino etiope di circa 55 anni ha avuto un malore nei pressi di piazza Esquilino ed è morto dopo essere stato soccorso e trasportato in ospedale. Era in possesso di un regolare permesso di soggiorno ed era in piazza per manifestare il suo sostegno.
Insomma una marea umana “solidale e pacifica”, ben oltre le 20 mila presenze attese dagli organizzatori, ha invaso Roma ed è sfilata in corteo per oltre cinque ore sfidando a viso aperto l'ingente apparato repressivo messo in campo dai ducetti Salvini e Di Maio col chiaro intento di intimidire e scoraggiare la partecipazione.
Fin dalla prime luci dell'alba infatti centinaia di poliziotti e carabinieri hanno blindato la Capitale con decine di posti di blocchi e controlli dislocati nei pressi dei caselli autostradali, stazioni ferroviarie, metro, aeroporti e parcheggi di scambio. Decine di autobus vengono fermati e perquisiti per ore. Diversi striscioni e aste per reggere cartelli, manifesti e bandiere vengono sequestrati. Tutti i manifestanti vengono sottoposti a una schedatura di massa di stampo fascista. Sono costretti a scendere dal bus tenendo in bella vista e vicino al volto un documento di riconoscimento o il permesso di soggiorno mentre un carabiniere munito di telecamera li riprende uno ad uno e procede al fotosegnalamento.
“Sì, abbiamo avuto decine di segnalazioni di blocchi – racconta Stefano dell’organizzazione Melting Pot – tutti i mezzi dei centri sociali del Nord Est sono stati fermati al casello, con fotosegnalamento dei passeggeri e lo stesso è successo a quelli delle Marche, ma anche da Firenze, da Torino, da Pisa”.
Simone del centro sociale Sisma di Macerata ha raccontato che la polizia ha tentato di sequestrargli lo striscione della storica manifestazione antirazzista del febbraio scorso con la scusa che aveva i pali e potevano essere usati per chissà cosa. La Questura di Roma ha ammesso di aver sequestrato 400 aste di legno e che i controlli erano stati disposti per “facilitare l’accesso al luogo della manifestazione onde evitare possibili criticità”. Sic!
Il senatore di LeU Francesco Laforgia ha chiesto che: “Il governo riferisca in Parlamento perché da quel che appare ci troviamo di fronte ad una grave limitazione delle libertà democratiche”. Mentre Roberto Speranza, deputato di Leu e coordinatore di Mdp, si associa e giudica i blocchi “un fatto molto grave che non si può sottovalutare”.
Mentre i mass media e la stampa di regime hanno retto il sacco ignorando i 100 mila di Roma per dare ampio risalto al corteo ProTav di Torino e si sono guardati molto bene dal denunciare pubblicamente la preventiva repressione di stampo mussoliniano di Salvini e Di Maio.

14 novembre 2018