Dichiarazione del leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina a “il manifesto”
Sa'adat: “Costruire un unico Stato palestinese”

 
“La soluzione è quella dell'unico stato, non dei due stati. Non ci sono altri orizzonti per altre possibili soluzioni”, è la corretta posizione sostenuta da tempo da Ahmed Sa’adat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp), segregato nelle carceri sioniste con una condanna a 30 anni per “terrorismo”. Posizione ribadita in una recente intervista a “il Manifesto”, la prima dopo oltre dieci anni dalle ultime dichiarazioni rilasciate a quotidiani stranieri e pubblicata sul numero dell'11 novembre che l'ha sintetizzata in una frase: “La via per la libertà: il ritorno dei rifugiati e la creazione di un unico Stato libero, democratico e laico. Per farlo dobbiamo ricostruire il nostro movimento nazionale, l’Olp”.
“Vediamo gli Usa e l’amministrazione Trump come un potere pericoloso non solo per il popolo palestinese, ma per tutti i popoli del mondo”, denunciava Sa'adat, “l’unica differenza tra Trump e le precedenti amministrazioni è che Trump mostra chiaramente la vera faccia del capitalismo e dell’imperialismo portando all’estremo l’utilizzo dell’egemonia e dello sfruttamento”. “La decisione (degli Usa, ndr) di nominare Gerusalemme capitale dello Stato israeliano e di spostare l’ambasciata da Tel Aviv è la naturale continuazione di 100 anni di colonizzazione in Palestina, dalla dichiarazione Balfour (1917), con l’obiettivo di annullare i diritti dei palestinesi e di accelerare la pulizia etnica del nostro popolo” sosteneva il leadel del Fplp che evidenziava come “il nostro popolo sta contrastando questo tentativo non solo a parole, ma con i fatti che sono la Grande Marcia del Ritorno di Gaza, una vera e propria rivolta popolare, dove è presente anche il Fplp, simile allo spirito della prima Intifada”.
“Per la ricostruzione del movimento di resistenza contro il sionismo e per l’attuazione di una strategia unitaria per la liberazione della Palestina”, dichiarava Sa'adat, “il principale compito è la ricostruzione e la riunificazione del movimento nazionale di liberazione della Palestina. L’obiettivo principale è di mettere la Palestina, per l’ennesima volta, sulla strada della liberazione riaffermando l’essenza stessa della lotta palestinese. Questo riguarda principalmente il ritorno dei rifugiati e la costruzione di un unico Stato libero, democratico e laico in Palestina – non quella dei confini del 1967 – dove qualsiasi cittadino possa vivere in pace senza distinzione di religione o razza”.
Una posizione corretta, contrapposta a quella dei due Stati per due popoli che è un progetto imperialista a favore dei sionisti, una via senza uscita per le aspirazioni e i diritti del popolo palestinese, confermata dai fatti.
Ahmed Sa’adat è diventato segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina nel 2001, dopo l’assassinio di Abu Ali Mustafa da parte dei sionisti nel suo ufficio a Ramallah. Arrestato dalla polizia dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) del presidente Abu Mazen, è rimasto nella carceri dei collaborazionisti palestinesi fino al 2006 quando fu illegalmente prelevato dai militari sionisti, deportato nelle carceri di Tel Aviv e condannato a 30 anni di carcere come “referente politico” e per le azioni della resistenza del Fplp.
 
 

21 novembre 2018