Cortei in 70 città. A Milano bruciate le bandiere di Lega e M5S
100 mila studenti in piazza contro il governo e il razzismo e per i fondi alla scuola
Il ducetto Salvini: “Ai nazisti rossi rispondo con le viole e il sorriso”

Da Milano a Roma, da Torino a Napoli da Parma a Messina, da Venezia a Firenze, da Cagliari a Bologna; oltre 100 mila studenti sono scesi in piazza il 16 e il 17 novembre in 70 città per “manifestare contro il governo” e in particolare “contro il piano Scuole Sicure lanciato dal ministro Salvini e i tagli all'istruzione, la Buona Scuola di Renzi, il sistema dell’alternanza scuola lavoro e per un nuovo modello di istruzione, l'abolizione del numero chiuso all'Università e per un vero cambiamento”.
Lo sciopero è stato promosso a livello nazionale dall’UDU e dalla Rete degli Studenti Medi.
“Giù la maschera. Non è questo il cambiamento che vogliamo” è stato invece il grido di battaglia lanciato dagli studenti in tutti i cortei e le piazze del Nord, Centro e Sud Italia per denunciare pubblicamente l'inganno politico elettorale dei ducetti Salvini e Di Maio, del governo nero, fascista e razzista Conte e del ministro della Pubblica Istruzione Marco Bussetti.
A Milano il corteo studentesco si è trasformato in una sorta di “No Salvini day”. Il vicepremier e ministro degli Interni è stato il bersaglio principale degli slogan e dalle caricature degli studenti tra cui "Saperi liberi e senza confini, no al decreto Salvini" "Basta alternanza sfruttamento".
La manifestazione ha preso il via da largo Cairoli e da piazza Oberdan. Durante il corteo gli studenti hanno bruciato le bandiere di Lega e Cinquestelle e un manichino con il volto del ducetto Salvini.
In via Turati hanno esposto un enorme striscione con scritto “No border” contro la politica repressiva dentro e fuori i confini mentre tutto il corteo scandiva: “Basta morti in mare”. Uova e vernice colorata sono state lanciate contro alcune vetrine di banche, società e negozi di lusso. Molti manifestanti hanno indossato magliette della nave “Mediterranea” e sui muri lungo il percorso del corteo sono apparse scritte per dire basta alle morti in mare. In piazza Missori i manifestanti hanno seguito due diversi percorsi: una parte ha raggiunto il consolato degli Stati Uniti per manifestare solidarietà alla "carovana migrante" che sta raggiungendo con grandi difficoltà il confine tra Messico e Stati Uniti. Un altro spezzone del corteo ha puntato verso via Tirso, zona Ripamonti, dove alcuni giorni fa hanno occupato un ex garage.
Solidarietà a Mimmo Lucano e ai ragazzi di Baobab è stata espressa nei diversi cortei, sia a Milano che in varie altre città.
La manifestazione milanese si è conclusa con l’occupazione del nuovo spazio di Zip (zona indipendente politica) per rispondere agli sgomberi estivi ordinati da Salvini. Al corteo hanno preso parte anche alcuni compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI i quali hanno diffuso, fra l'altro, centinaia di volantini con le parole d'ordine del Partito. (Vedi articolo a parte).
A Roma oltre 5 mila studenti sono sfilati in corteo da Piazzale Ostiense fino a Trastevere, davanti al ministero della Pubblica Istruzione, dietro un grande striscione con su scritto “Questo non è il vero cambiamento” e intonando a più riprese "Bella Ciao". Su cartelli e striscioni si legge fra l'altro "Che tristezza la vostra sicurezza" oppure "SalviNo"; "Meno Salvini + quattrini"; "Lega Salvini e lascialo legato" e ancora "Salvini attaccati al Baobab" in riferimento ai recenti sgomberi ordinati dal caporione leghista nella Capitale.
Il cambiamento, hanno denunciato in piazza gli studenti, non lo si fa con gli spot pubblicitari del ministro Bussetti il quale ha proposto la “Sugar tax” dalla quale punta di ottenere 100 milioni di euro mentre servirebbero almeno 7 miliardi tagliati a scuola e università dieci anni fa dal governo Berlusconi e mai più, da allora, rifinanziati. Così come non è un cambiamento, denunciano ancora gli studenti, spendere 2,5 milioni di euro per l’operazione di marketing securitario anti-spaccio voluta dal ministro dell’Interno Salvini che sostiene di aver circondato le scuole con unità cinofile e telecamere. E non è un cambiamento annunciare una tassa sui petrolieri per due miliardi, come ha fatto il ministro del lavoro e sviluppo Di Maio, e poi constatarne l’assenza nella legge di bilancio.
Sulla cosiddetta “buona scuola” e in particolare l’alternanza scuola-lavoro imposta da Renzi e dal PD a colpi di fiducia, gli studenti hanno ricordato che i Cinquestelle avevano promesso di abolirla. Bussetti ha invece diminuito le ore nei licei e negli istituti tecnico-professionale e ha sospeso solo per un anno la sua obbligatorietà per accedere alla maturità.
Anche nella Capitale gli studenti sono sfilati in corteo con dei fantocci raffiguranti Salvini che poi sono stati appesi con una corda da Ponte Sublicio, nel cuore della città.
Al termine della manifestazione gli studenti hanno inscenato un flash mob conto il governo, in Piazza Montecitorio: un gigantesco scontrino per presentare il conto al Governo con vergati, voce per voce, “gli investimenti indispensabili in istruzione”.
A Napoli invece sono diverse migliaia i manifestanti che hanno preso parte ai due cortei cittadini per chiedere più investimenti per l'istruzione.
Molto combattivo il corteo degli studenti e dei centri sociali partito da piazza Garibaldi e giunto davanti all'università Federico II per contestare il convegno tenuto dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi. Le porte d'ingresso dell'Ateneo sono state sbarrate e presidiate da agenti dei reparti mobili in assetto antisommossa.
Sulle scale di accesso alcuni studenti con le mani dipinte di rosso, a simboleggiare il sangue della feroce repressione di cui sono vittime, sono riusciti a esporre uno striscione con su scritto "Governo del manganello. Stop repressione violenza di Stato" in riferimento alle manganellate subite da diversi manifestanti in occasione della recente visita del ministro Salvini a Napoli.
"Non ci fate paura - ha urlato uno studente, parlando al megafono - noi continueremo a manifestare contro la violenza, la repressione e il razzismo".

 

La provocazione di Salvini
Rabbiosa e provocatoria la reazione del ducetto Salvini che già in occasione dei cortei del 12 ottobre scorso minacciò punizioni esemplari contro le studentesse di Torino che avevano incendiato la sua immagine.
Attraverso un post sulla sua pagina facebook Salvini attacca: "Altre dirette degli 'studenti' amici dei centri a-sociali: Roma, Napoli, Milano. Bandiere rosse, canzoni sovietiche, 'Salvini vaffanculo', 'Uccidere Salvini non è reato', ecc. E poi sarei io che 'semino odio'...Si sfoghino - posta ancora sui social il ministro dell'Interno - per questo giorno di 'vacanza', convinto come sono che solo un'estrema minoranza di 'kompagni' pensa davvero tutto questo. Trovo però particolarmente idiota bruciare la bandiera della Lega, o di qualsiasi altro movimento politico, o dare FUOCO a un manichino con la mia faccia, non pensate anche voi? Qualcuno dovrebbe imparare un po' di RISPETTO... Bruciare bandiere, immagini, simboli, libri non è bello – ha twittato ancora Salvini - All’odio e all’ignoranza dei nazisti rossi risponderemo con le viole e il sorriso”.

 

Le ragioni della protesta
In un articolo la Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari tra l'altro scrivono: “Siamo stufi di sentirci presi in giro, stufi di una politica che promette il sole ma ci regala solo temporali.
Come Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari abbiamo chiesto al Governo 'del cambiamento' di mettere giù la maschera e invertire la rotta su tutti i fronti: sui fondi in istruzione, ad esempio. Non è accettabile che un giorno ministri e viceministri della Repubblica si riempiano la bocca di investimenti in istruzione e ricerca, che allo stesso tempo il Ministro dell’Istruzione dica che 'bisogna scaldarsi con la legna che si ha', e che pochi giorni dopo saltino fuori 29 milioni di euro di tagli: 14 sulla scuola, 15 sull’università. Ancora paghiamo quelli della Gelmini: cosa è cambiato? Ogni anno paghiamo migliaia di euro in libri, trasporti, materiale. Chi non li ha, lascia la scuola: sono 150mila gli studenti che ogni anno abbandonano. Nelle università continua a esistere il vergognoso status di idoneo non beneficiario alla borsa di studio. Dell’ampliamento della no-tax area, che doveva essere uno dei cavalli di battaglia del Governo del 'cambiamento', è sparita ogni traccia.
Nonostante i tanti annunci alla prova dei fatti ci sono solo tagli sull’Università. Abbiamo chiesto che vengano stanziati subito i 150 milioni di euro mancanti per coprire la totalità delle borse e che venga fatto un piano di investimenti per ampliare la no-tax area a 28.000.
Ci siamo poi mobilitati anche per l’annosa questione del numero chiuso e dell’accesso ai saperi. Il Governo per mesi si è riempito la bocca di annunci e comunicati stampa che annunciavano l’abolizione del numero chiuso alle Università. Mai un parere degli studenti, mai una proposta concreta, mai un confronto con il CNSU. Per superare l’attuale metodo di accesso servono investimenti, che partano dall’orientamento alle scuole superiori fino alle borse di specializzazione medica, e soprattutto serve un confronto vero con gli studenti, che ancora oggi manca.
Vogliamo poi che il Governo metta giù la maschera sull’alternanza scuola lavoro. Cambiare il nome e ridurre le ore non risolverà il problema dello sfruttamento, delle esperienze che non formano e sprecano il nostro tempo. E i 56 milioni di euro 'risparmiati' col taglio delle ore, dove finiranno?
Siamo studenti, ma non ci occupiamo solo di temi scolastici: in piazza portavamo anche delle rivendicazioni profondamente sociali, dal razzismo, al lavoro, all’ambiente.
Chiediamo che la si smetta con la propaganda mistificatrice della realtà: giù la maschera sulla sicurezza. La manovra 'Scuole Sicure' spaccia per sicurezza l’installazione delle telecamere e i cani antidroga fuori dalle scuole: Salvini forse non si è accorto che a 'spacciare morte' gli edifici pericolanti in cui studiamo, che in molte regioni non hanno resistito nemmeno al maltempo di queste settimane, e che scuola sicura è quella che non ci crolla in testa!
Poi c’è il Decreto Sicurezza di Salvini, che fa leva sull’incertezza delle nostre vite per criminalizzare lo straniero e offende il concetto stesso di cittadinanza: oggi, in piazza, abbiamo detto no anche al razzismo mascherato da legge!
Giù la maschera sul nostro futuro. Le mancette regalate alle aziende per assumere laureati 'meritevoli' vengono vendute come un’importante misura per contrastare la disoccupazione giovanile, che nel frattempo ritorna pericolosamente a quota 31%.
Il lavoro deve essere un diritto, non un premio. Abbiamo detto basta alla logica della meritocrazia, che non ha fatto altro che creare più disoccupati e precari nel nostro paese. Serve un piano occupazionale che guardi al lungo periodo, e servono diritti e tutele nel lavoro, soprattutto per i giovani laureati.
Infine, abbiamo chiesto che si smetta di giocare col nostro Pianeta. Di Maio e Salvini hanno dato la colpa del disastro ambientale delle ultime settimane alle norme che servono a proteggerci. Noi, invece, vogliamo un mondo diverso: un modello di sviluppo ecologico, distante dal consumo e dal capitalismo, strutture sicure, investimenti per proteggere il pianeta che abitiamo”.

21 novembre 2018