“L'Espresso” svela gli altarini
Stipendi d'oro allo staff 5 Stelle
Il “governo del cambiamento” non ha cambiato niente: Casalino incassa 169 mila euro l'anno, più del premier. 130 mila a Dettori, 80 mila euro a Bugani
Il portavoce di Conte minaccia di far fuori una marea di gente al Mef con una “cosa ai coltelli” se non sostengono il governo. Il premier e Di Maio lo appoggiano

Altro che “governo del cambiamento”; altro che “trasparenza”, “lotta alla corruzione” e terza repubblica dei cittadini” di cui cianciano i due ducetti Salvini e Di Maio.
L'inchiesta pubblicata da L'Espresso del 20 settembre sugli stipendi d'oro allo staff di Palazzo Chigi conferma che anche col governo nero fascista e razzista di Lega e Cinquestelle la corruzione e il malcostume continuano a farla da padrone nei piani alti del Palazzo.
Dopo varie richieste e in forte ritardo rispetto a quanto prescritto dalla legge sulla trasparenza, il settimanale è riuscito ad avere i nomi e gli emolumenti dei collaboratori della Presidenza del Consiglio dei ministri.
In cima alla classifica svetta il portavoce e capo ufficio stampa del presidente del Consiglio Rocco Casalino, già numero uno della comunicazione dei 5 Stelle, con uno stipendio di 169mila euro lordi annui.
Per fare il cane da guardia di Palazzo Chigi, l'ex concorrente alla prima edizione del reality show “Grande Fratello”, è di gran lunga il dipendente più pagato tra quelli che lavorano negli “uffici di diretta collaborazione” compreso il premier Giuseppe Conte.
Non solo. Casalino insieme all'altro pentastellato Pietro Dettori e ai capi della comunicazione leghista Luca Morisi, Andrea Paganella e Ida Garibaldi sono a capo di una sorta ministero della propaganda in grado di scatenare violente campagne mediatiche a suon di minacce e ricatti contro chiunque osi criticare l'operato del governo.
Emblematico in tal senso è l'audio di Casalino circolato durante l'estate in tutte le redazioni dei giornali in cui il portavoce di Conte minaccia di far fuori una marea di gente al Mef con una “cosa ai coltelli” se non sostengono il governo.
Nella registrazione infatti si sente Casalino che imbecca un silente giornalista di regime circa lo scontro sulla manovra economica fra Di Maio e il ministro Tria per il reperimento dei fondi utili per finanziare il cosiddetto “reddito di cittadinanza”.
«Se vuoi far uscire una cosa simpatica – minaccia Casalino - metti che nel Movimento è pronta la mega vendetta: scrivi che se non dovessero uscire i soldi per il reddito di cittadinanza, fonti parlamentari dei Cinquestelle giurano che per tutto il 2019 ci dedicheremo a far fuori una marea di gente del Mef. Non ce ne fregherà niente, sarà veramente una cosa coi coltelli... Ormai si è capito che Tria c'entra relativamente, ma al ministero c'è una serie di persone, lì da decenni, che proteggono il solito sistema e non ci fanno capire dove si possono trovare nel bilancio questi 10 miliardi del c...».
Segno evidente che l'ex concorrente del Grande fratello gode del pieno appoggio non solo di Conte ma anche e soprattutto del ducetto Di Maio tanto da permettersi di rivolgere pesanti minacce a mezzo stampa ai dirigenti del Mef che mettono i bastoni fra le ruote del governo.
Del resto non è la prima volta che Casalino invia minacce intimidatorie a mezzo stampa e sui social per esibire il proprio potere e dettare la linea: memorabile è anche il caso di Enrico Mentana, sbeffeggiato in video da Casalino perché non si decideva ad annunciare lo «scoop» inerente al varo del governo Conte che lo stesso Casalino gli aveva fornito in anteprima.
Per non parlare dell'audio del 17 agosto agosto scorso in cui, a poche ore dal crollo del ponte Morandi a Genova, Casalino si sfoga con i giornalisti che lo chiamano insistentemente al telefono invitandoli a smetterla e dicendo, tra l'altro: "Basta, non mi chiamate cento volte. Io ho pure diritto a farmi magari un paio di giorni, che già mi è saltato Ferragosto, Santo Stefano, San Rocco, Santo Cristo. Mi chiamate come pazzi, non mi stressate la vita".
In tutto l'ufficio stampa e del portavoce di Giuseppe Conte ha in organico 7 persone per un costo complessivo di 662 mila annui, di cui 169 mila vanno come già detto al portavoce Rocco Casalino. Il governo Letta, contava 7 persone nello staff comunicazione per un costo totale di 629mila euro annui e con il portavoce pagato 140mila euro. L'esecutivo di Paolo Gentiloni poteva invece contare su una struttura di sette persone per un costo di 525 mila euro. Mentre il governo per un primo periodo aveva un ufficio stampa di sole 4 persone tra cui il portavoce Filippo Sensi e un costo complessivo di 335mila euro. Ma alla fine del mandato l'organico è lievitato fino a sette componenti e i costi sono saliti fino ai 605mila euro di cui 114mila euro per Renzi, non ancora parlamentere) e 169mila per Sensi
Lo stipendio di Rocco Casalino si compone di tre voci: 91mila euro di trattamento economico fondamentale a cui si aggiungono 59mila euro di emolumenti accessori e 18mila di indennità. Per un totale, appunto, di poco inferiore ai 170mila euro annui. Una cifra assai più alta di quella che si accaparra lo stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il quale, non essendo deputato, deve “accontentarsi” di 114mila euro lordi all'anno.
Insomma il cosiddetto "governo del cambiamento" per pagare lo stuolo di addetti alla comunicazione spende molto di più di tutti i suoi predecessori. Basta pensare che il costo annuale dell’intera squadra di Conte ammonta a circa due milioni e trecentomila euro all'anno.
Subito dopo Casalino infatti c'è Pietro Dettori, altro boss della comunicazione 5 Stelle e fedelissimo di Davide Casaleggio, assunto nella segreteria del vicepremier Luigi Di Maio come “responsabile della comunicazione social ed eventi” che si mette in tasca ben 130 mila euro annui.
Segue Dario Adamo, altro ex dipendente della Casaleggio associati, ora responsabile editoriale del sito e dei social di Conte, pagato 115mila euro l'anno.
Invece il Vicecapo della segreteria Di Maio, Massimo Bugani, si “accontenta” di “soli” 80 mila euro all'anno.
Dettori e Bugani tra l'altro figurano tutt'ora tra i quattro soci dell'associazione Rousseau che gestisce le piattaforme del Movimento 5 Stelle ed è diretta emanazione della Casaleggio associati, fondata da Gianroberto Casaleggio e attualmente presieduta dal figlio Davide.
Mentre molti altri ex dipendenti della Casaleggio se la spassano con i lauti stipendi da portaborse che percepiscono come componenti dello staff di vari deputati e senatori 5 stelle.
 

21 novembre 2018