Adesioni del 90%
Pieno successo dello sciopero dei medici

Secondo sciopero in poco più di due mesi. Dopo il 17 ottobre venerdì 23 novembre i medici sono scesi nuovamente in piazza con manifestazioni e sit-in in tutta Italia. Hanno aderito allo sciopero anche i veterinari, gli anestesisti e gli specializzandi. Le adesioni sono state altissime in tutte le regioni italiane: tra l'80 e il 90%, percentuali che non si registravano da anni.
I medici della Lombardia e della Campania si sono ritrovati a Milano e a Napoli sotto le sedi delle rispettive giunte regionali. In Veneto sono stati effettuati volantinaggi e presidi davanti gli ospedali, a Torino la protesta si è svolta davanti la più grande struttura sanitaria cittadina, l'ospedale Le Molinette.
A Roma si è tenuta la conferenza stampa dei sindacati presso il Centro formazione Padiglione Puddu dell'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini. Altre iniziative si sono svolte ad Ancona, L'Aquila, Bologna, Bari, Perugia, Ancona, Bari, Palermo, Aosta, Campobasso, Catanzaro e Cagliari.
Come in quasi tutta Italia anche a Firenze la protesta è stata portata sotto le finestre della Regione, l'istituzione che ha in mano la gestione della sanità. L'Intersindacale medica che riunisce le varie sigle accusa il governatore Enrico Rossi di voler applicare in Toscana tagli al personale per 45 milioni di euro, mentre in campagna elettorale come esponente di Liberi e Uguali aveva chiesto 40mila nuove assunzioni per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
I medici chiedono il rinnovo del contratto scaduto da 10 anni. "Non possiamo accettare che il diritto a un contratto dignitoso venga messo in concorrenza con il diritto alla salute dei cittadini - ha affermato Carlo Palermo del sindacato Anaao-, le Regioni hanno avuto i fondi e ora qualcuno si assuma la responsabilità di finanziare ciò che è previsto dalle leggi. Chi lavora nel servizio sanitario ha diritto ad un giusto salario".
Contemporaneamente respingono al mittente le accuse di sciopero corporativo, poiché oltre ai sacrosanti aumenti salariali chiedono con forza di difendere il SSN oramai al collasso. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'Italia per la prima volta ha raggiunto il limite minimo di spesa che assicura l'accesso alle cure mediche. Nel 2010 il rapporto tra la spesa sanitaria e il Prodotto Interno Lordo (PIL) era del 7,3%, mentre nel 2020 è prevista una spesa equivalente al 6,3% del PIL.
Già oggi, precisa il segretario Anaao: “la dotazione organica è del 10% in meno rispetto al 2009 e le prospettive sono drammatiche. Nei prossimi anni andranno in pensione con la legge Fornero 45.000 tra medici, dirigenti sanitari e veterinari. Un numero tale da mettere in ginocchio qualsiasi sistema sanitario nazionale se non si provvede immediatamente e rapidamente alle nuove assunzioni”.
Ma le politiche nazionali e regionali ignorano l'allarme lanciato dai medici. "Mi pare che ci sia la volontà di creare una sanità pubblica per i poveri e una privata per i ricchi", ha affermato Andrea Piccinini, vicepresidente Cimo. Secondo Carmine Gigli, Fesmed, "lavoriamo con difficoltà crescenti, i turni superano le 48 ore continuative che sono assolutamente fuori legge, senza nessun rispetto per il riposo, abbiamo centinaia di giorni di ferie che non possono essere godute”.
Da anni non arrivano le risorse necessarie a far funzionare decentemente il sistema sanitario. Prendendo a pretesto gli scandali e le truffe che spesso investono il settore, dove troviamo diffusi sistemi clientelari e corruttivi originati e manovrati dai vari partiti e correnti borghesi, i governi degli ultimi decenni hanno tagliato fondi e risorse alla sanità per riequilibrare altre spese del bilancio dello Stato.
Ma i medici non ci stanno a questo gioco al massacro contro la loro categoria e contro la popolazione meno abbiente. Il Ministro della Sanità Giulia Grillo sta prendendo tempo e si è detta disponibile a incontrare i sindacati che hanno risposto: “lo stato di agitazione resta. E se non ci saranno risposte a dicembre ne indiremo un altro”, riferendosi all'eventualità di un ulteriore sciopero.

28 novembre 2018