Battaglia navale Russia-Ucraina nel mar d'Azov
Mosca sequestra tre navi di Kiev. Poroshenko dichiara lo stato di allerta dell'esercito e impone la legge marziale
Nato e Ue si schierano subito con l'Ucraina

 
A partire dall'1 dicembre è vietato l’ingresso in Ucraina di stranieri maschi di età tra i 16 e i 60 anni, “in particolare russi”, secondo una decisione del governo reazionario di Kiev e del presidente Petro Poroshenko che l'ha definita una misura necessaria “per impedire l’ingresso in Ucraina di contractor e terroristi”. Una misura certamente inedita e grave che fa fare un altro passo pericoloso verso lo scontro diretto tra Kiev e Mosca dopo la battaglia navale tra i due paesi nel mar d'Azov il 25 novembre quando navi russe hanno intercettato e sequestrato tre navi ucraine e i loro equipaggi. La proclamazione dello stato di allerta dell'esercito e della legge marziale, la mobilitazione delle truppe e l'invocazione di aiuti da parte degli amici paesi imperialisti sono state le prime mosse del governo ucraino che ha raccolto la solidarietà immediata di Nato e Ue. Mosca classificava la reazione ucraina come una provocazione e una manovra del presidente uscente, in difficoltà nel paese, che vorrebbe tentare con qualche speranza di successo la ricandidatura nelle elezioni del 31 marzo prossimo ma non poteva negare le sue ambizioni di controllo della navigazione nello Stretto di Kerch, corridoio di passaggio verso il Mare di Azov, nel quale gli accordi russo-ucraini del 2003 permettono alla flotta russa di compiere ispezioni sulle navi di Kiev.
Come si sia sviluppato lo scontro nello Stretto di Kerch del 25 novembre lo sanno le maggiori potenze imperialiste che tengono il pianeta sotto stretta sorveglianza coi loro satelliti spia, ma nessuna lo ha detto compresa la Nato. Secondo la Russia le forze navali ucraine più volte in passato hanno tentato manovre “provocatorie” in violazione delle acque territoriali della Federazione russa nello stretto di mare e questa volta le tre unità navali di Kiev sono state speronate e bloccate; i marinai arrestati, e con loro agenti dei servizi segreti ucraini, avrebbero confermato di aver eseguito gli ordini del governo. Si tratterebbe quindi di una provocazione decisa da Kiev per innescare una nuova crisi a vantaggio della campagna elettorale del presidente Poroshenko.
Secondo l'Ucraina le navi russe fermano o rallentano sistematicamente, da alcune ore a alcuni giorni, il passaggio delle sue navi nello stretto di Kerch, l'unica via per uscire dai porti di Mariupol e Berdiansk sul Mare d’Azov. La Russia ha inoltre da poco costruito sullo stretto un ponte che collega la penisola di Crimea alla Russia continentale la cui altezza di soli 35 metri impedisce il transito a metà delle grandi navi da carico ucraine che portano grano, minerali e acciaio.
Il ponte è senza dubbio un’opera strategica di fondamentale importanza per i russi perché consente gli scambi diretti tra la Crimea e la terraferma, che evitano il passaggio in territorio ucraino e sono più rapidi dei collegamenti via mare. Occorre ricordare che l'annessione della penisola di Crimea alla Federazione russa nel 2014, in seguito a un referendum vinto a larga maggioranza, è riconosciuta solo da pochi paesi, per gli altri paesi Usa e Ue compresi è una annessione e basta.
Dopo lo scontro nello Stretto di Kerch la Ue, tramite l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini, ha condannato l'azione della Russia mentre diversi paesi membri hanno chiesto il rafforzamento delle sanzioni in atto che, per una coincidenza, erano prossime alla scadenza.
Fonti Nato davano notizia di una telefonata tra il presidente ucraino Petro Poroshenko e il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, nella quale l'alleanza militare imperialista esprimeva pieno appoggio all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina, compresi i diritti di navigazione nelle sue acque territoriali, quella della Crimea comprese. Poroshenko sollecitava un aiuto militare immediato e una accelerazione della procedura per l'ingresso del suo paese nella Nato o quantomeno una partnership sempre più solida con Bruxelles. L'ingresso formale dell'Ucraina nella Nato completerebbe quell'accerchiamento della Russia sul fronte europeo con la conquista dei paesi confinanti, concepito dall'imperialismo americano sotto la presidenza Obama e portato avanti da Trump. Un'operazione contrastata dall'imperialismo russo che risponde alle mosse del fronte avversario, sostiene i separatisti delle regioni dell'est e tiene viva la crisi ucraina, un conflitto che in poco più di quattro anni ha registrato oltre 10 mila morti, di cui un quarto civili, quasi 25.000 feriti e 1,7 milioni di profughi. Una crisi che se viene forzata da una delle due parti rischia di esplodere in una nuova guerra nel cuore dell'Europa.
Alla richieste di aiuto militare del presidente ucraino rispondeva il 29 novembre il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas che escludeva l'invio di navi militari di Berlino, condannava le azioni militari della Russia definite sproporzionate e prive di ogni fondamento giuridico ma “quello però che noi non vogliamo è una militarizzazione del conflitto”. Una posizione ribadita da Angela Merkel nell'incontro riservato del 30 novembre con Putin a margine del G20 di Buenos Aires, dove la cancelliera ha chiesto alla Russia la liberazione dei marinai ucraini sequestrati ma ha anche garantito di essere contraria a nuove sanzioni contro Mosca e di voler completare il progetto comune della costruzione del gasdotto North Stream 2, osteggiato da Trump e dai suoi alleati nella Ue.
Al momento registriamo la presa di posizione dei ministri degli esteri dei G7 riuniti in Canada che si limitavano a chiedere “l’immediato rilascio dei membri delle navi ucraine sequestrate nel mar Nero”.
 
 
 

5 dicembre 2018