Allarme rosso dell'Onu sul clima: ridurre le emissioni di gas serra

 
Il clima è già cambiato, e il tempo è quasi scaduto: questo il messaggio dell’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite, che ha diffuso dati eloquenti nell’ultimo Greenhouse Gas Bulletin, il bollettino dei gas climalteranti con dati aggiornati al 2017.
La scienza è chiara. Se non si ridurranno rapidamente le emissioni di gas serra, in particolare CO2, i cambiamenti climatici avranno conseguenze irreversibili e sempre più distruttive per la vita sulla Terra ”; è questa la dichiarazione di Petteri Taalas, segretario generale dell’OMM.
Alla vigilia dell'apertura dei lavori della Cop24 sul clima in programma a Katovice, in Polonia (3-14 dicembre), dove si discute ancora una volta dell’ormai “mitologica” applicazione dell'accordo di Parigi che nei fatti a distanza di 3 anni non è neanche stato avviato, lo studio in questione conferma senza possibilità di dubbio che il clima globale è già cambiato e che il tempo per potervi porre rimedio è praticamente scaduto poiché “non vi è alcuna indicazione di una inversione di tendenza ”, nonostante i mille proclami da Parigi in poi.
I gas all’origine del riscaldamento globale hanno registrato un nuovo record nel 2017, ed in particolare, le concentrazioni medie di anidride carbonica a livello globale hanno raggiunto 405,5 parti per milione nel 2017 contro le 400,1 del 2015, con un trend in continuo aumento; in atmosfera però ci sarebbe anche troppo metano che è il secondo gas serra più resistente e ha raggiunto anch’esso un nuovo record nel 2017, così come corrono verso l’alto anche le emissioni di biossido di azoto (+122% rispetto all’età preindustriale), e il CFC-11, il triclorfluorometano, il gas serra responsabile del buco dell’ozono.
Per Taalas, i cambiamenti climatici avranno impatti sempre più distruttivi e irreversibili sulla vita sulla Terra e, sempre secondo il segretario generale del’OMM, Katovice rappresenta l’ultima spiaggia per finalizzare l’accordo di Parigi del 2015 raggiungendo l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi centrigradi rispetto alle temperature medie del periodo pre-industriale.
 

L’ipocrita rilancio dell’accordo bluff di Parigi
Michelle Bachelet, Alto Commissario ONU per i diritti umani, il 21 novembre ha indirizzato una lettera aperta ai tutti gli Stati membri, per chiedere che il tema dei diritti umani venga messo al centro dell’agenda sul clima: “Intere nazioni, ecosistemi, popoli e modi di vivere potrebbero semplicemente cessare di esistere (…) Sappiamo che ad oggi la somma totale dei contributi volontari alla riduzione dei gas climalteranti determinati da ogni singolo Stato ci porta verso un aumento di 3ºC, più del doppio rispetto all’obiettivo che la comunità internazionale s’è data tre anni fa a Parigi ”.
Insomma, l’esito dell’accordo che tutta la comunità internazionale salutò come storico ed eccellente, si è rivelato essere un bluff inconsistente che noi avevamo prontamente denunciato sul n.47 de Il Bolscevico , con un articolo del 16 dicembre 2015 dal titolo: “Nulla di fatto per frenare il cambiamento climatico. La terra e la vita ancora in pericolo.”
Perfino la Banca Mondiale attraverso i suoi report sostiene che nel 2050 potrebbero essere 143 milioni i migranti climatici; le prime vittime di questa situazione saranno le popolazioni più povere, i popoli indigeni, gli anziani ed i bambini, e le persone con disabilità.
 

L’indifferenza dei governi italiani
Nel terzo trimestre del 2018, secondo una nota dell’Ispra del 20 novembre, la stima tendenziale delle emissioni dei gas serra del nostro Paese prevede un aumento rispetto all’anno scorso, pari allo 0,4%, che definisce conseguenza principalmente del settori dei trasporti (1,7%), del maggior consumo di gasolio per il trasporto su strada (3,1%) e del riscaldamento (1,6%). Rimane dunque centrale un settore, quello della mobilità, più volte allarmato dall’associazionismo ambientale, raccolto e rilanciato a gran voce dal Movimento 5 Stelle prima delle elezioni del 3 marzo, e poi rimesso in un cassetto una volta divenuta forza di governo.
Per fare un solo esempio, al netto della generale insufficiente linea politica sull’ambiente, la conferma del TAP nonostante l’indicazione dell’eccesso di metano in atmosfera, com’è spiegabile se non con la continuità delle solite politiche energetiche del passato?
Fra l’altro, il 2018, sempre secondo l’ISPRA, è l’anno più caldo della storia italiana da almeno 2 secoli: la temperatura media, nei dieci mesi fino ad ottobre, è di 1,77°C più alta rispetto al valore medio riferito al periodo 1961-1990.
 

Continua il negazionismo del fascista Trump e degli USA
Così, nel susseguirsi ovunque di eventi catastrofici legati al clima, e di allarmi ambientali, il Presidente Trump continua a lanciare tweet sempre più provocatori per negare che ci siano effetti dei cambiamenti climatici. Gli incendi, a partire da quelli che hanno devastato la California e l’emisfero boreale, secondo il governo USA sono esclusivamente colpa della cattiva gestione forestale e nulla più.
Naturalmente respingiamo le tesi qualunquiste della cosiddetta “ignoranza al potere”, poiché Trump è ben attento a salvaguardare gli interessi dell’industria fossile americana, a partire da quella petrolifera.
 
L’inconsistenza europea
Poche chiacchiere e zero fatti anche in Europa dove i parlamentari di Bruxelles non perdono occasione per enunciare la revisione degli obiettivi di riduzione; tuttavia al momento non esistono atti concreti che supportino l’ottimismo rilanciato anche da certe associazioni ambientaliste che probabilmente non si sono stancate di decenni di prese di giro globali sul clima.
Certo, la notizia che la Polonia si prepara ad aprire un nuovo impianto di produzione di energia a carbone nel nord del Paese, giunta a soli due mesi dall'apertura dei lavori della Cop24 di Katovice non può lasciar tranquillo nessuno; ed ancor più grave è che il progetto della centrale a carbone di Ostrołęka C, ha avuto il primo ok dall'assemblea degli azionisti di Energa, uno dei finanziatori della stessa Cop24.
Inoltre, l’organizzazione internazionale Bankwatch, che monitora i progetti finanziati con soldi pubblici, ha più volte denunciato i prestiti concessi dalla Banca europea degli investimenti (Eib) e dalla sua partecipata, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Ebrd) a società che estraggono o bruciano carbone, e non è tutto, dal momento in cui, come racconta un recente rapporto di Bankwatch, nel caso di Energa il carbone rappresenta al momento il 52% della sua capacità complessiva, quota destinata ad aumentare con l’entrata in funzione di Ostrołęka C nel 2024.
Il risultato, sempre secondo Bankwatch, sarà che le emissioni generate dagli impianti Energa si moltiplicheranno di oltre tre volte tra il 2017 e il 2030, passando da circa 2 a oltre 7 milioni di tonnellate di CO2 prodotta.
Altro che messa a terra di “Parigi”, ancora una volta è la ricerca del massimo profitto capitalista, l’unica stella polare dei produttori di energia e dei governi che reggono loro il sacco.
 
 
 

12 dicembre 2018