A Torino tante bandiere rosse tra cui quella del PMLI
100 mila No Tav in piazza
In maggioranza ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia. Delegazioni Fiom, No Muos, No Tap, No Terzo Valico, No Mose, No Trivellazioni, gilet gialli. Presenti anche gruppi cattolici. Slogan contro il governo Salvini-Di Maio. Importanti interventi di Lele Rizzo e Nicoletta Dosio. La delegazione del PMLI diretta da Urban lanciando “Bella ciao” e “Fischia il vento” coinvolge un gran numero di manifestanti
IL 23 MARZO MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

Dal corrispondente del Piemonte del PMLI
Che sarebbe stata una grandiosa manifestazione quella di sabato 8 dicembre a Torino contro le grandi opere lo si era capito dalle prime ore del pomeriggio quando Piazza Statuto era già gremita di manifestanti che sfidavano le forti raffiche di vento aggrappandosi alle proprie bandiere No Tav che, con grande orgoglio, portano in ogni occasione utile mostrando la forza di un movimento popolare che da oltre 30 anni si batte in difesa della Val Susa contro le deprecabili speculazioni dei signori del cemento che, attraverso i propri rappresentanti politici, siano essi del Partito Democratico, della Lega di Salvini o di Fratelli d’Italia della Meloni, intendono ulteriormente cementificare una valle che nei decenni è stata ampiamente sacrificata agli interessi del capitale con strade, autostrade e linee ferroviarie.
Davanti al monumento al Traforo del Frejus di Piazza Statuto – che la tradizione popolare e operaia di Torino ricorda come monumento alla memoria delle sofferenze, dei patimenti e delle morti dei minatori che, nel lontano 1860 circa, iniziarono quei gravosi lavori – si sono dati appuntamento migliaia e migliaia di manifestanti provenienti da tutta Italia uniti da un solo grande obiettivo: bloccare a tutti i costi la devastazione dei territori ad opera del famelico modo di produzione capitalistico e impedire che milioni di euro vengano destinati alle grandi opere inutili.
Negli anni il movimento valsusino No Tav ha fatto da nave scuola mostrando alle varie popolazioni italiane che subiscono simili sopraffazioni che, lottando uniti per un determinato obiettivo, è possibile ottenere un vastissimo consenso popolare. C’erano infatti le bandiere del movimento No Mose di Venezia, le bandiere dei NO MUOS siciliani, contro il Terzo valico, i pugliesi No Tap e quelli contro le trivellazioni indiscriminate. Insomma tutte le realtà nazionali di difesa ambientale che hanno così degnamente e unitariamente celebrato la “Nona Giornata Internazionale contro le Grandi Opere Inutili e Imposte e per la Difesa del Pianeta”.
Chi cercava un onesto e serio confronto tra la manifestazione Sì Tav del 10 novembre scorso – che ha avuto una “regia” che cominciava da Confindustria e dal Partito Democratico per arrivare a Fratelli d’Italia passando dalla Lega di Salvini – avrà certamente potuto verificare che i Sì Tav sono meri traghettatori di interessi economici di pochi ma facoltosi imprenditori che, tra l’altro, fanno impresa coi soldi pubblici, dunque, non rischiando nulla di proprio direttamente. Oltretutto le grandi opere non generano molto lavoro per le masse popolari, come le ragioni della grande manifestazione No Tav ha saputo indicare, senza retorica. All’opposto il movimento No Tav ha segnalato, dati alla mano, che una vera, estesa e duratura occupazione, che impiegherebbe migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori scaturirebbe da investimenti pubblici nella ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici, nella pulizia dei greti e argini dei fiumi e torrenti, nella riapertura dei presidi sanitari e delle scuole nelle valli e nei piccoli centri per evitare lo spopolamento di territori, nella riqualificazione di strade e linee ferroviarie maggiormente utilizzate dai pendolari come, per esempio, nell’eclatante caso della provincia di Biella, tra le pochissime province italiane a non avere ancora una linea ferroviaria elettrificata, che utilizza obsolete littorine che bruciano nafta, alla faccia della salvaguardia dell’ambiente.
Alle 14,30 è partito il corteo dei centomila, colorato, festoso, con tantissimi gruppi musicali, alcuni improvvisati e altri già rodati, che hanno accresciuto la voglia di lottare dei partecipanti. Tantissime le realtà dell’associazionismo ecologista tra cui spiccava Legambiente, tante le sigle sindacali, tra cui S.I.Cobas composto prevalentemente da lavoratori extracomunitari che hanno voluto contribuire alla lotta No Tav gridando slogan di opposizione all’attuale governo, nello specifico contro Salvini e Di Maio apostrofati e, giustamente, insultati a più riprese. Tanti gruppi e movimenti anche cattolici. Non è mancata la presenza di una delegazione dei gilet gialli francesi.
Parecchi i partiti con le bandiere rosse e la falce e martello a significare che ancora tantissime e tantissimi militanti di sinistra sostengono che solo il socialismo potrà definitivamente impedire il saccheggio delle risorse pubbliche e favorire la custodia dell’ambiente ma, osservando obiettivamente la storia di tutte quelle formazioni politiche che si definiscono comuniste, scopriremo che tali partiti comunisti, lo stesso si potrebbe dire di Potere al popolo del luxemburghiano Giorgio Cremaschi, sono fondati su errate analisi politiche, pregni di riformismo, revisionismo e parlamentarismo, teorie politiche che nulla hanno a che spartire col vittorioso socialismo dei Maestri che, al contrario, è invece stato valorizzato e sviluppato dal PMLI presente coi propri vessilli all’importante manifestazione No Tav di Torino.
La delegazione marxista-leninista diretta dal compagno Gabriele Urban ha visto l’impegno militante di compagne e compagni giunti dal biellese e dalla Lombardia per formare lo spezzone ufficiale presentando le rosse bandiere del Partito e un cartello riportante, da un lato, il manifesto “Viva la lotta No TAV, no alla militarizzazione della valle e ai manganelli, l’ultima parola alle popolazioni della Val Susa, buttiamo giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio” e dall’altro l’invito alle masse popolari a leggere e utilizzare in modo attivo “Il Bolscevico”, il settimanale del PMLI, che il prossimo anno compirà 50 anni. Le compagne ed i compagni del PMLI, elogiati da un inaspettato e gradito messaggio del Segretario generale del Partito compagno Giovanni Scuderi, hanno rappresentato il cuore rosso del corteo e non si sono certamente risparmiati nel far giungere le nostre rivendicazioni politiche alle masse. In primis, grazie all’infaticabile compagna Cristina che sin dal concentramento ha diffuso oltre 500 volantini con le parole d’ordine del PMLI e poi, durante il corteo quando la delegazione ha ripetutamente lanciato gli slogan “Sì Tav uguale mafia, No Tav uguale libertà”, “Genova e Val Susa ce l’hanno insegnato, la lotta di massa non è reato”. Infine ha attirato a sé il massimo dell’attenzione del maggior numero di manifestanti quando sono state intonate le bellissime canzoni di lotta “Bella ciao” e “Fischia il vento” così da far letteralmente commuovere un’anziana manifestante che ha voluto farsi fotografare a pugno alzato tra i compagni del PMLI.
Giunti in Piazza Castello la rappresentanza del PMLI s’è posizionata direttamente sotto il palco degli oratori per seguire i principali interventi tra cui hanno certamente spiccato quelli di Lele Rizzo e Nicoletta Dosio, entrambi storici leader del movimento, che raccontando con semplicità e coerenza le giuste motivazioni che rendono ancora oggi il movimento No Tav un grande programma generale capace di affascinare e trascinare alla lotta giovani, lavoratrici e lavoratori e pensionati. Un movimento che ha a cuore il benessere e comprende i bisogni delle masse popolari contro le pretese di devastazione e saccheggio degli speculatori. Nicoletta Dosio ha fatto un calzante parallelo con gli anni ’70 del secolo scorso quando la FIAT mosse i propri quadri dirigenti a scendere in piazza nel vile tentativo di oscurare le giuste rivendicazioni degli operai FIAT che, con immenso orgoglio, avevano innalzato uno splendido ritratto di Marx, dipinto a mano, sui cancelli della FIAT quale simbolo delle loro rivendicazioni contro lo sfruttamento della famiglia Agnelli. La Dosio ha affermato che “Oggi questa grande e vittoriosa manifestazione è anche un riscatto popolare contro il padronato di ieri e quello di oggi che continua ad avere quale unico obiettivo fare soldi spremendo i lavoratori e prosciugando le risorse ambientali”.
Al calare del sole di questa meravigliosa giornata di lotta torinese si è conclusa la manifestazione No Tav ma non prima di lanciare un’imperdibile chiamata a scendere in piazza il prossimo 23 marzo a Roma con una grande manifestazione nazionale No Tav.

12 dicembre 2018