Su una disposizione storica della magistratura di Bari
Chiusa sede di CasaPound: “Riorganizzazione del partito fascista”
Indagati 30 neofascisti per l'aggressione a militanti antifascisti
Chiudere tutti i covi neofascisti e neonazisti

"Finalmente, dopo tanti anni e innumerevoli episodi di matrice chiaramente neofascista in Italia si torna a incriminare, oltre che per altre fattispecie di misfatti, per il reato di ricostituzione del partito fascista, che sembrava abbandonato nonostante le norme vigenti". Con queste parole, il presidente dell'Anpi provinciale di Bari, Ferdinando Pappalardo, ha accolto il decreto del Gip di Bari, Marco Galesi, che l'11 dicembre ha indagato 30 neofascisti e disposto la chiusura della sede barese di CasaPound, in merito all'aggressione e ai pestaggi da loro commessi ai danni di alcuni antifascisti che tornavano da una manifestazione contro Salvini.
Quella sera del 21 settembre scorso, nel quartiere Libertà dove si era appena svolta la partecipata e combattiva manifestazione antirazzista "Mai con Salvini", una squadraccia di picchiatori neofascisti armati di cinghie, manganelli telescopici e guantoni borchiati, aggredì proditoriamente un gruppo di antifascisti inermi che transitavano nei pressi di via Eritrea, dove ha sede CasaPound, tra i quali vi erano anche due donne con i loro bambini sui passeggini. Come attesta anche il decreto del Gip, in quell'assalto rimasero feriti, con lesioni dai 7 ai 15 giorni di prognosi, Antonio Perillo, assistente dell'europarlamentare della Lista Tsipras, Eleonora Forenza (anche lei presente tra gli aggrediti), Claudio Riccio, di Sinistra italiana, Giacomo Petrelli, di Alternativa Comunista, ed Enrico Riccio, più almeno un altra persona non identificata.
Per giustificare la loro vigliacca e premeditata aggressione i fascisti sostennero di essere stati "provocati" dagli aggrediti, che a detta loro sarebbero andati a sfidarli proprio davanti alla loro sede, ma le dettagliate motivazioni dell'incriminazione per lesioni a carico di 10 tra i 30 indagati li smascherano smontando completamente ogni possibile ricostruzione di comodo, grazie anche ai filmati delle telecamere e alle inoppugnabili testimonianze di persone non direttamente coinvolte nella vicenda: "Le fasi dell'aggressione - scrive infatti il Gip - sono chiaramente immortalate nei filmati in atti, la cui visione consente di verificare come l'azione violenta sia stata unilaterale e sia stata commessa da parte di un gruppo di uomini provenienti da via Eritrea, i quali hanno raggiunto altro gruppo di persone, composto da uomini e donne, che avevano sostato per alcuni minuti in corrispondenza dell'angolo con via Crisanzio e che stavano andando via".

Un'azione "violenta, unilaterale e premeditata"
Si descrive poi nei dettagli l'aggressione, iniziata con un pugno al volto sferrato da dietro a uno degli aggrediti (con un guanto borchiato), e proseguita con una "brutale aggressione di gruppo", durata alcuni minuti, e che si estendeva anche ai passanti. Mentre, sempre dai filmati, si rileva che da parte degli antifascisti aggrediti non vi fu nessun "comportamento di natura violenta o aggressiva".
E a conferma che l'azione dei fascisti fu "unilaterale" e "premeditata", il documento sottolinea che quella sera, proprio in occasione della manifestazione antirazzista nel quartiere, nella sede di CasaPound "solitamente frequentata da poche persone", erano giunti militanti da tutta la regione, da Foggia, da Lecce e da Brindisi, "pronti a cercare occasioni di scontro e ad aggredire i loro avversari politici (cosa poi effettivamente verificatasi) ricorrendo alla violenza organizzata e di gruppo e senza disdegnare l'impiego di armi, con metodologie evocative dello squadrismo e, quindi, nel più classico dei cliché propri delle ideologie di matrice neofascista, cui sembrano effettivamente ispirarsi".
Ma l'aspetto più interessante e coraggioso del decreto del giudice Galesi, che ha accolto in pieno le richieste del pm Roberto Rossi che ha coordinato l'inchiesta, è quello che riguarda l'incriminazione di 28 dei 30 neofascisti per il reato di cui agli articoli 1 e 5 della legge n. 645/1952 (nota come "legge Scelba"), che puniscono rispettivamente la riorganizzazione del disciolto partito fascista (con carcere da 3 a 10 anni) e chi compie manifestazioni fasciste (arresto fino a 3 mesi e sanzione pecuniaria).
Anche alla luce del ritrovamento di armi improprie e numerose pubblicazioni e insegne nazi-fasciste, altrettanto coraggiosa e senza precedenti è la decisione di chiudere il covo barese di CasaPound, motivata dal magistrato con "l'indole violenta e aggressiva dimostrata nell'occasione dagli indagati", dal loro "estremismo ideologico e politico" e "capacità organizzativa", tutte cose che rendono concreto il pericolo che "possano tornare ad utilizzare l'immobile in questione quale base operativa per sferrare simili aggressioni organizzate".

Una decisione di importanza storica
Nel medesimo decreto, va detto, compare anche l'incriminazione per "violenza e minacce alle forze dell'ordine" di cinque antifascisti del centro sociale "Ex Caserma Liberata", per aver protestato contro i poliziotti schierati a difesa dei fascisti dopo l'aggressione, e per loro occorre chiedere la piena assoluzione. Ma non c'è dubbio tuttavia che per quanto attiene ai neofascisti la decisione dei magistrati baresi è di importanza storica, perché è la prima volta, almeno da decenni a questa parte, che viene applicata la legge contro la ricostituzione del partito fascista e viene chiuso un covo dei neofascisti.
Ed è a maggior ragione coraggiosa e controcorrente perché ciò avviene in un momento in cui i neofascisti sono più ringalluzziti che mai in quanto si sentono le spalle coperte dal governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio. Per questo occorre che gli antifascisti e i democratici appoggino in tutti i modi l'azione della magistratura barese affinché si arrivi al processo e alla piena condanna degli indagati, perché i neofascisti e i loro protettori nel governo e nelle istituzioni faranno di tutto per impedirlo, dato che ciò costituirebbe un precedente per loro assai pericoloso.
Infatti la legge Scelba impugnata dai magistrati, all'art. 2 prevede che insieme agli imputati di riorganizzazione del partito fascista, vengano puniti con la stessa pena anche i dirigenti dell'associazione, e con pena fino a 2 anni anche i partecipanti. Ciò significa che se in una sentenza CasaPound venisse riconosciuta come partito fascista, potrebbero essere perseguiti parimenti tutti i suoi dirigenti e militanti. Se poi l'associazione ha il carattere di "organizzazione armata militare o paramilitare", ovvero "fa uso di mezzi violenti di lotta", promotori, dirigenti e organizzatori potrebbero essere puniti con la reclusione da 5 a 12 anni e i partecipanti da 1 a 3 anni.
Non solo, ma un'eventuale condanna degli imputati comporterebbe anche, ai sensi dell'art. 3, che il ministro dell'Interno è tenuto a ordinare lo scioglimento e la confisca dei beni dell'associazione o organizzazione. Sarebbe uno smacco politico colossale per il fascio-leghista Salvini, protettore e idolo dei "fascisti del terzo millennio". Non a caso non ha profferito verbo alla notizia dell'azione della magistratura barese, lui che è sempre pronto a mettere il suo cappello su tante altre azioni poliziesche e giudiziarie. Non ha voluto rispondere neanche ad alcune precise domande rivoltegli dalla redazione de "Il Fatto Quotidiano"; tra cui, se esprimesse soddisfazione per l'inchiesta, solidarietà agli aggrediti e condanna agli squadristi di CasaPound.

Chiudere tutti i covi neofascisti e neonazisti
Soddisfazione per il sequestro di CasaPound è stata espressa anche dal segretario della Cgil regionale, Pino Gesmundo: “il provvedimento andrebbe assunto come strutturale e non limitarsi a casi eccezionali come questo. Da tempo infatti la Cgil tutta chiede la chiusura dei covi fascisti e la messa fuorilegge di queste organizzazioni che, ultimamente, sono tornate a colpire e in tutto il Paese, Puglia compresa come testimoniano le intimidazioni compiute recentemente nel brindisino che ci hanno visto bersaglio di gesti fascisti, con metodologie premeditate e organizzate, agevolate dal clima culturale e politico che alimenta odio e violenza".
A conferma di ciò, tra l'altro, appena pochi giorni prima, l'8 dicembre, i neofascisti di Forza Nuova avevano inscenato una vigliacca provocazione contro l'Anpi romana piazzando uno striscione fascista e razzista ("Assediare i nemici dell'Italia") e lanciato alcuni fumogeni davanti alla sua sede. Nel comunicato di rivendicazione FN definiva l'Anpi "il simbolo di un potere decennale annidato e velenoso, che con una mano diffonde idee immigrazioniste e anti-nazionali, con l'altra specula sulle spalle degli italiani e li avvelena con l'antifascismo. Quello di questa mattina è solo il primo blitz di una serie di 'obiettivi' che rappresentano i nemici della nazione".
Neanche in questo caso il ducetto Salvini si era degnato di un twitt di condanna, tra le decine che sforna al mese. Ma sfortunatamente per lui questa azione giudiziaria incoraggia tutti gli antifascisti e i democratici a continuare a chiedere con forza la messa al bando di tutti i movimenti e gruppi neonazisti e neofascisti e la chiusura di tutti i loro nauseabondi covi.
 
 
 
 
 
 

19 dicembre 2018