Alla conferenza di Marrakech
L’ONU approva un inconcludente Global Compact sulle migrazioni
Nonostante il piano sia approssimativo, insufficiente e non vincolante, l’Italia è l’unico paese non presente dell’area Mediterranea.

 
 
Con la diserzione di 29 Paesi su 193 membri delle Nazioni Unite, il Global Compact sulle migrazioni è stato adottato dal summit di Marrakech.
Polemico il discorso finale del segretario generale Guterres che non ha esitato a chiamare in causa indirettamente i paesi che hanno rifiutato l’adesione a quella che viene definita una “roadmap per evitare sofferenze e caos ”, come a quelli che hanno congelato ogni iniziativa in attesa del voto parlamentare – se mai vi sarà – come ad esempio l’Italia, ricordando che oltre 60.000 migranti sono morti dal Duemila in poi mentre cercavano di lasciare i loro Paesi, definendo questa catastrofe "una fonte di vergogna collettiva ".
Come già riportato su “Il bolscevico” n.44/2018, tra gli assenti di spicco figurano Usa, Australia, Cile, Israele e le europee Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Slovenia, Bulgaria, Svizzera assieme all’Italia, unico paese non aderente che si affaccia sul Mediterraneo, teatro principale quantomeno in Europa dei drammi dei migranti nell’ultimo quinquennio.
Una scelta politica quella del governo Salvini – Di Maio, che nulla vuol concedere o condividere sull’argomento, seppur esso stesso abbia lamentato in continuità con l’ex-ministro PD Minniti, la mancanza di un insieme di regole e provvedimenti comunitari ai quali seguano una divisione di impegni e compiti, ferme restando le sedicenti singole sovranità nazionali.
 

L’ennesimo accordo ONU non vincolante
Di fatto, il patto non è altro che una piattaforma di valori, basata sui principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite, e sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, che il 10 dicembre scorso ha compiuto 70 anni, e nulla più.
Purtroppo, la natura non vincolante del patto fa sì che la sua attuazione si fondi sulla buona volontà degli stati ”, è stato il commento chiaro e schietto di Amnesty International che evidenzia – in piena linea anche le più famose COP sul clima – il primo grande limite di questo genere di accordi.
Pur dovendone trovare motivi di celebrarlo, è lo stesso Re del Marocco Mohammed VI per bocca del primo ministro Saad Eddine El Othmani, che confessa l’esito incerto sostenendo: “Per il momento, il Patto mondiale, porta con sé una promessa che la Storia giudicherà. Non è ancora il momento di celebrarne la riuscita. La sfida di questa conferenza è mostrare che la comunità internazionale ha preso la decisione di agire in maniera solidale e responsabile rispetto al tema della migrazione ”.
Ora, seppur sia vero che i sostenitori del piano possono dargli gambe oppure no, certo è che chi lo respinge o opportunisticamente lo rimanda con lo stesso risultato, mostra al di fuori di ogni ragionevole dubbio di non voler avere niente a che fare con i suoi contenuti e di non considerare tali propositi un comune denominatore quantomeno d’intenti
 

Nessun impegno concreto nell’eliminare le cause delle migrazioni
Pur rimanendo critici su quella che sarà la reale efficacia dell’accordo, è giusto sottolineare come nel Global Compact siano molti i buoni propositi sulla necessità di garantire ai migranti un trattamento dignitoso nei Paesi di arrivo, altrettanti impegni di principio a salvare vite umane e organizzare sforzi internazionali coordinati per i migranti dispersi. E tuttavia mancano serie misure di lotta alle cause che spingono le persone in difficoltà a lasciare il proprio Paese.
L’ampiezza del fenomeno migratorio e le tragiche conseguenze che per molti la scelta di emigrare comporta, dovrebbero indurre ad una riflessione più ampia, soprattutto degli aspetti politici, sociali ed economici ad esse connessi.
Il Global Compact infatti, in tutto il suo testo, considera impossibile frenare i processi migratori, e da questa considerazione giunge la descrizione su come poterli gestire: “La migrazione ha fatto parte dell’esperienza umana nel corso della storia e riconosciamo che è una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo e che questi impatti positivi possono essere ottimizzati migliorando la governance della migrazione ”.
Questa affermazione ci pare solo parzialmente vera e ancor meno utile se davvero si volesse ridurre al minimo l’impatto del fenomeno, quantomeno quando esso si presenta senza via d'uscita.
Sarebbe stato forse il caso di scindere la migrazione da guerre, da situazioni economiche impossibili, dall’impoverimento dei suoli o dalla desertificazione delle terre, da quella migrazione per opportunità proveniente da luoghi dove le condizioni di vita sono migliori, che nel totale rappresentano solo una piccola frazione.
In assenza di questa fondamentale differenziazione e dell’impegno a rimuovere le cause che producono la prima condizione, in sostanza si dà per scontata l'inevitabilità di certi fenomeni che la causano che rimangono il capitalismo predatorio e l’imperialismo con le sue guerre economiche, con lo sfruttamento e la rapina delle risorse dei paesi più poveri, e con la sua indifferenza sui rischi climatici.
 

Il Global Compact e il “diritto a non emigrare”
Alcune associazioni poco considerate dalla stampa dominante, riprendendo le dichiarazioni di Joseph Ratzinger nell’ottobre 2012, che pochi mesi prima di dimettersi, definì l’emigrazione fenomeno che troppo spesso finiva per risolversi in tragedia, per colpa “del traffico di essere umani, della povertà e dell’esclusione sociale di cui sono oggetto i nuovi arrivati, soprattutto se donne e bambini ”, focalizzando l’attenzione sul “diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra ”.
Pur con le ovvie differenze del caso che separano il marxismo-leninismo dal cattolicesimo, per di più dalla lettura radicale e oscurantista dell’ex-papa che nulla ha avuto di progressista, mettiamo l’accento sullo stesso argomento da un punto di vista di classe, definendolo una grossa mancanza del Global Compact.
Troppo poco si fa per prevenire lo stato di indigenza e di difficoltà che causano le migrazioni poiché l’ONU, composta da paesi capitalisti, dà per scontate come già detto le gravi complicità di quel sistema che essa stessa sostiene.
Quale potrebbe essere allora il presupposto necessario per affrontare in maniera decisiva una situazione globale caratterizzata dal più alto numero di migranti della storia umana (240 milioni per ragioni economiche, decine di milioni per il fallimento degli Stati, le persecuzioni o le guerre), che non possono essere diversi solo perché l’uno ha lo status di profugo e l’altro di rifugiato, come continuano ad affermare le destre razziste europee ed italiane, incluse le forze di governo a partire dalla Lega di Salvini.
 

Alcuni punti del Global Compact
Per far chiarezza con quanto sopra esposto, ne riassumiamo alcuni:
Punto 2.” Ridurre al minimo i fattori negativi e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il loro paese d'origine” . La guerra e l’imperialismo non sono ovviamente chiamati in causa ma sono le prime cause della migrazione, alla quale contribuisce anche il clima, diretta conseguenza di politiche energetiche predatorie e saccheggiatrici.
Punto 6. “Agevolare il reclutamento equo ed etico e salvaguardare le condizioni che garantiscono un lavoro dignitoso”. Il richiamo al lavoro dignitoso è solo strumentale poiché alla base c’è un principio non riconosciuto dall’ONU né applicato che è lo stesso diritto al lavoro; in assenza di esso, come vediamo chiaramente ogni giorno, “bisogno è uguale a sfruttamento” sia esso “legale” per le leggi borghesi degli Stati, o criminale.
Punto 13. “Utilizzare la detenzione solo come misura di ultima istanza e lavorare per individuare alternative” . Significa in sostanza confermare le forme detentive già in uso con le più disparate valutazioni dei singoli stati.
Punto 23. “Rafforzare la cooperazione internazionale e la partnership globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare” . Ma di quale sicurezza, di quale ordine e di quali regole si parla se poi ogni Paese è libero di scegliere una sua via legislativa autonoma? Poco possiamo aspettarci dalle “sinistre” borghesi, ma ancora meno dai regimi governati dalle destre razziste, fasciste e xenofobe che si stanno imponendo in America ed ancora di più nell’Europa continentale, Italia compresa.
 

L’alternativa è nel socialismo
Per quanto ci riguarda, il destino dei migranti è nelle mani della popolazione progressista, antifascista ed antirazzista che con la lotta e con la piazza deve tentare in ogni modo di abbattere il governo nero Salvini - Di Maio ed il suo decreto “sicurezza”.
Inoltre come sarà possibile realizzare il fumoso piano dell’ONU senza una sanatoria generalizzata per tutti gli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno, dando loro libero accesso in tutti i territori nazionali in ogni Paese, concedendo diritto di asilo ai perseguitati politici e ai rifugiati senza limitazioni e riconoscendo loro pari diritti sociali, civili e politici per tutti e senza distinzione categoriale.
Non sappiamo se il Global Compact avrà o meno qualche impatto positivo sul tema che tratta; l’esperienza ed il destino di altrettanti impegni conferenziali dell’ONU però ci dice essere ancora una volta di fronte a un proclama altisonante che sfocerà nell’ennesimo nulla di fatto o, volendo essere ottimisti, in qualche marginale aggiustamento. Nessuna causa sarà rimossa.
Ai migranti, così come a tutte le masse popolari di ogni paese serve riconosciuto il diritto al lavoro, alla casa, all'assistenza sanitaria e sociale e all'istruzione come primo passo per l’emancipazione e per l’autonomia; miraggi irraggiungibili nel sistema capitalista che anche l’ONU riconosce come l’unico possibile, mentre l’alternativa socialista esiste e va costruita in ogni Paese del mondo.
 

19 dicembre 2018