A due anni dal sisma in Centro Italia, gli sfollati costretti spesso a tornare in roulotte
Crollano già le casette dei terremotati
Costruite con materiali scadenti e mal montate

 
A distanza di appena due anni dal sisma che ha duramente colpito numerose località di quattro regioni italiane - Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo – si scopre che molte delle casette promesse dal governo alle popolazioni terremotate non sono mai arrivate a destinazione, mentre molte di quelle consegnate sono state costruite con materiali scadenti, spesso sono state montate male e cadono a pezzi, costringendo i loro abitanti a tornare nelle roulotte o a trovare soluzioni diverse, sommando disagi ai disagi già patiti.
Quando, lo scorso novembre, gli ispettori dell'Autorità nazionale anticorruzione si sono presentati a Valle Castellana (provincia di Teramo) per normali controlli sul cantiere delle casette, i responsabili della ditta incaricata del montaggio hanno fatto loro sapere che non hanno mai potuto montarle perché lì non sono mai arrivate, nonostante le solenni promesse fatte agli abitanti del territorio dai governi Renzi, Gentiloni e Conte, tanto che 47.000 persone colpite dal terremoto si trovano ancora nelle roulotte o negli alberghi sulla costa adriatica e su quella del lago Trasimeno.
Ma in molti casi anche chi la casetta l’ha realmente ricevuta è stato poi costretto ad abbandonarla perchè ha iniziato quasi da subito ad avere grossi problemi, come è accaduto in trenta casette a Muccia, in provincia di Macerata, e come sta accadendo in altre decine di abitazioni provvisorie sparse per tutta l'area colpita dal sisma: alcune superfici delle casette sono marcite a distanza di alcuni mesi dalla consegna, i tetti si sono rotti, le pareti in cartongesso si sono sgretolate, mentre nei pavimenti è spuntata l'umidità e sono comparse muffe e funghi.
Alcune procure stanno già indagando, tra l'altro, sulla gestione dell’emergenza e della ricostruzione, e vogliono far luce anche sulla anomala obsolescenza e deterioramento dei materiali usati: la Direzione distrettuale antimafia di Ancona ha aperto un'indagine per frode in pubbliche forniture nei confronti di ditte vincitrici degli appalti di fornitura delle casette e sospettate di avere legami con le cosche o prive di certificato antimafia, mentre a Macerata la Procura della Repubblica presso il Tribunale ha aperto un’inchiesta per verificare se estono gli estremi del medesimo reato nei confronti del consorzio toscano Arcale, che ha vinto l’appalto Consip.
Finora i tre governi che si sono succeduti hanno giustificato la lentezza della consegna delle abitazioni con la massima cura della loro realizzazione, al fine di dare il massimo conforto alle popolazioni colpite dal sisma, ma sembra che per esse, dopo il danno della lentenza, ora spunta anche la beffa della fatiscenza.
Molti dei problemi sono certamente riconducibili alle pessime condizioni di lavoro nelle quali si sono trovati a operare i lavoratori addetti al montaggio delle casette: infatti nell'ottobre del 2017 fa la Fillea CGIL di Macerata aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare che nei cantieri della ricostruzione c'erano lavoro nero, ponteggi non a norma, carenza di dispositivi di sicurezza, episodi di caporalato e utilizzo di manodopera di stranieri privi del permesso di soggiorno. Gli operai, già costretti a lavorare in queste condizioni critiche, venivano anche pressati dalle ditte, a loro volta sollecitate dai governi regionali e nazionale, a fare in fretta e a consegnare le casette nel minor tempo possibile: il risultato è che le tavole di legno e il cartongesso, che già non erano della migliore qualità, venivano stoccati all'aperto e lasciati per troppo tempo alle intemperie, e anche i lavori di costruzione risultavano poco accurati a causa della fretta imposta agli operai. La maggior parte dei boiler, tutti installati dalla ditta Doge che è risultata non iscritta all'anagrafe antimafia della prefettura, non hanno funzionato e moltissimi assegnatari delle casette hanno dovuto sostituirli con boiler acquistati a loro spese.
La situazione degli sfollati rimane quindi drammatica, anche alla luce del fatto che finora solo lo 0,5% degli edifici lesionati dal sisma è stato riparato.
Purtroppo per l'ennesima volta in Italia un terremoto si è rivelato un terreno fertile per consentire a ditte senza scrupoli di fare ottimi affari con l'inerzia, l'inefficienza o addirittura la complicità delle pubbliche amministrazioni che avrebbero dovuto vigilare, ma che evidentemente non l'hanno fatto.
 

19 dicembre 2018