Allarme diossina
Va a fuoco l'impianto dei rifiuti a Roma
La giunta Raggi sorda a ogni richiesta di chiudere l'impianto
“Assassini, incapaci, vergognatevi”, urlano i contestatori del sindaco

 
All’alba dello scorso 11 dicembre un grave incendio è scoppiato in un capannone di duemila metri quadrati in un'area dell‘impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti (Tmb) in via Salaria, alla periferia nord-orientale di Roma, con le fiamme che sono divampate fino al tardo pomeriggio e che hanno completamente distrutto il capannone, provocando una nube di fumo nero che si è potuta vedere in tutta la città e odore acre che ha raggiunto tutte le zone limitrofe, a partire dalla borgata Fidene.
Per domare l’incendio, che ha bruciato una ingente quantità di rifiuti, sono state necessarie dodici squadre di vigili del fuoco che solo nei giorni successivi hanno potuto constatare esattamente gli ingenti danni provocati all'impianto gestito dall’Ama che lavorava, quando era a pieno regime, circa 600 tonnellate di spazzatura al giorno, pari a circa il 20% della produzione giornaliera di rifiuti prodotti nella capitale.
Sono ancora in corso le indagini della magistratura per comprendere le cause e l’origine dell’evento, ma la procura della Repubblica ha già aperto un fascicolo con l'ipotesi di disastro colposo.
La centralina dell’Arpa Lazio, posta a meno di cento metri dall’impianto interessato dall’incendio ha certificato l’aumento dei valori di diossina, idrocarburi e policlorobifenili: tra le ore 18 e le 24 del giorno dell'incendio il valore della diossina, ha comunicato l’Arpa, é passato da 0,7 picogrammi per metro cubo a 4,5 picogrammi, mentre il valore del benzopirene è passato nel giro di ventiquattro ore da 2,8 nanogrammi per metro cubo a 35,1 nanogrammi.
Particolarmente preoccupante è il rischio della dispersione della diossina, e a tal proposito la Asl Roma1, a seguito di controlli effettuati in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico, ha fatto sapere, tramite il direttore del dipartimento di prevenzione Daniele Gamberale, che “è in corso un potenziale pericolo di contaminazione che coinvolge la catena alimentare
Oltre ai rischi di inquinamento, il rogo del Tmb ha provocato anche grossi problemi sulla raccolta dei rifiuti in città, aggravando la situazione che già prima dell’incendio era precaria e che l’evento non ha fatto che aggravare, provocando anche la protesta di alcuni presidenti dei municipi romani: "La situazione in cui versa il nostro municipio a causa della mancata raccolta - ha dichiarato Monica Lozzi del M5S, presidente del VII Municipio di Roma - non è più tollerabile. Negli ultimi due mesi il trend è nettamente peggiorato, e il grave incendio del Tmb Salario aggraverà ulteriormente una situazione già problematica ".
Da tempo i residenti nell’area, riuniti nel Comitato di quartiere Nuovo Salario, richiedevano al Comune di Roma di chiudere l’impianto di via Salaria attivo dal 2011, ma anche la giunta Raggi è rimasta sempre sorda a tali richieste: lo scorso ottobre più di mille persone, provenienti da Fidene, Villa Spada, Serpentara, dal quartiere Africano e dai Parioli avevano manifestato davanti all’impianto di via Salaria per chiederne la chiusura, costretti da sette anni costretti a convivere con i miasmi emanati dai rifiuti stoccati lì ogni giorno, che provocano bruciori e arrossamenti di occhi e gola.
Alla fine della conferenza stampa indetta dal sindaco Raggi nella sede del Tmb alcuni cittadini esasperati hanno gridato “Assassini, incapaci, vergognatevi! “.
 

19 dicembre 2018