Inchiesta de ”L'Espresso”
Condotte, il crac e le consulenze a parenti e amici di Renzi e Boschi

 
Da un'ampia e assai documentata inchiesta pubblicata nell'edizione dello scorso 16 dicembre del settimanale “L'Espresso” emergono comportamenti assai spregiudicati dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e dell'ex ministro del suo governo Maria Elena Boschi.
La ricostruzione fatta dal settimanale chiama particolarmente in causa Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena, e Alberto Bianchi, l'ex presidente della fondazione Open, organizzatrice delle varie edizioni della Leopolda, amico di vecchia data di Renzi.
Emanuele Boschi e Alberto Bianchi, secondo l'inchiesta, hanno beneficiato tra il 2016 e il 2018 - durante il governo Renzi - di importi di denaro assai rilevanti attribuite loro sotto forma di consulenze in due società controllate da Società Italiana per Condotte d'Acqua spa, che fu privatizzata negli anni Novanta nell'ambito delle dismissioni statali delle società del gruppo IRI fino a diventare il terzo gruppo di costruzioni a livello nazionale, che all'epoca dei fatti era già in crisi e ora si trova in stato di amministrazione straordinaria: Boschi e Bianchi ottennero infatti contratti di consulenza rispettivamente dalle società Inso spa - che ha firmato il contratto di consulenza con Boschi attraverso lo studio legale BL, tra i cui partner c'è tuttora anche il tesoriere del PD Francesco Bonifazi - e Nodavia spa, entrambe impegnate nella realizzazione della nuova tratta ferroviaria dell'alta velocità di Firenze e che, come hanno scritto testualmente in una loro relazione i commissari di Condotte, hanno contribuito "in maniera significativa " al crac della stessa società capogruppo, che ora ha un buco di circa due miliardi di euro.
Il contratto di Bianchi con Nodavia spa venne firmato nel 2016, quando la situazione del gruppo di società facenti capo a Condotte non era buona, mentre il contratto di consulenza a favore del fratello dell'ex ministro Boschi venne stipulato dalla Inso spa il 31 maggio 2018 per un totale di 150.000 euro al netto dell'IVA, con espresse riserve da parte del Collegio sindacale della società e quando ormai la crisi di tutto il gruppo societario era diventata drammatica, poche ore prima che sua sorella Maria Elena lasciasse il suo incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in quanto il giorno successivo sarebbe entrato in carica il nuovo governo presieduto da Giuseppe Conte.
Tutto ciò non poteva non insospettire la procura di Roma, che dallo scorso ottobre ha aperto un fascicolo di indagine proprio al fine far chiarezza sul dissesto del gruppo di società facenti capo a Condotte spa: i magistrati hanno scoperto nell'agenda elettronica di Isabella Bruno Tolomei Frigerio - che è l'amministratore delegato di Ferfina spa, la holding che a sua volta controlla Condotte spa - che la donna ebbe ripetuti incontri con alcuni ministri e sottosegretari del governo Renzi e del governo Gentiloni, tra i quali la stessa Maria Elena Boschi.
Ciò che indubbiamente ha insospettito la procura è il fatto che, mentre gli oltre tremila operai di tutto il gruppo Condotte spa (compresi quelli della Inso) protestavano per i forti ritardi nel pagamento degli stipendi e per il rischio di perdere il loro lavoro, il contratto con Emanuele Boschi non solo prevedeva cifre ragguardevoli per un'azienda in crisi, ma si prevedeva il pagamento immediato alla presentazione della fattura (mentre in genere il pagamento è a 60 giorni dalla presentazione) e una clausola stabiliva testualmente che “Inso si obbliga a non divulgare a terze parti il contenuto del presente conferimento d'incarico, che riveste carattere di riservatezza per espressa pattuizione delle parti” , come se effettivamente Boschi e la società della quale egli si accingeva a diventare consulente avessero qualcosa da nascondere.

9 gennaio 2019